Hatria Tour

In Abruzzo tra mare, borghi e calanchi

Massimo Colasurdo
ilFausto
Published in
5 min readJun 28, 2022

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Mutignano

Oggi ti portiamo in Abruzzo all’origine della parola Adriatico, tra mare, borghi e architetture naturali. Lo facciamo con un percorso ad anello di 52 km e un dislivello di 1200 metri che passa dalla costa nei dintorni del fiume Cerrano fino a raggiungere alcuni borghi a 400 metri di altezza affacciati davanti al Gran Sasso e alla Maiella. L’itinerario prevede alcune strade bianche e sterrate quindi il consiglio è di percorrerlo con una bici gravel, una MTB o una e-MTB.

La partenza è fissata a Pineto dove ci aspetta Eliseo dell’Hotel Mare Blu, dal 1978 albergatore e ristoratore, prima con una locanda e ora con l’Hotel e un ristorante in centro.

https://www.komoot.it/tour/824079765?ref=wtd

Dal mare al borgo di Mutignano

Si esce dall’hotel e si entra subito nel centro di Pineto, la strada principale è dedicata a D’annunzio. Percorrendo il viale si incontrano ancora le bandiere adibite per il passaggio della decima tappa del Giro d’Italia, la Pescara-Jesi del 14 maggio e poi all’altezza del Parco della Pace, il punto di partenza della manifestazione Ruote Libere, la prima cicloturistica di Pineto con 3 percorsi da 35, 27 e 10km per appassionati e famiglie. Insomma un ottimo inizio, tutto all’insegna della bici.

Lungo il viale si trova anche un edificio liberty: una delle prime costruzioni alberghiere di Pineto, progettata negli anni ’20 come abitazione privata del chirurgo Francesco Padula, per questo detta anche “Villa Padula”. Negli anni ’40 la villa fu trasformata in albergo e fu una delle strutture ricettive principali del luogo, fino alla chiusura nel 1999, quando poi venne realizzato l’Hotel Garden.

Dopo poche pedalate si incontra un altro edificio di pregio, Villa Filiani, costruita in stile neo-rinascimentale nel 1844 dal proprietario terriero Giacinto Filiani. Una delle prime costruzioni che hanno fatto sorgere il centro della città.

Villa FIliani

Dalla villa si oltrepassa la statale e ci si immette nella rotonda che porta all’entroterra teramano. I primi curvoni mettono in circolo l’ebbrezza della salita. La vegetazione è folta e rigogliosa e crea una barriera naturale ai lati della strada. Si sale; il vento e l’odore di pino marittimo si fanno sentire, farfalle di diverse taglie e colori passano davanti alla bici, ogni tanto ci si volta per vedere il blu del mare da lontano: una certezza.

Ci si accorge subito di un particolare non indifferente su queste strade, la quasi totale assenza di auto. Come disse uno scrittore che ebbe molto a cuore questa regione: “l’Abruzzo è un grande produttore di silenzio”.

Dopo 6 km di salita si entra a Mutignano, borgo antico, come recita l’insegna. Prima di attraversare tutto il paese, si sosta davanti alla Chiesa San Silvestro dove alcune persone stanno preparando banchetti con prodotti tipici locali.

Sulle pareti delle case basse sono disegnati alcuni murales che raffigurano attività della vita quotidiana e rurale: chi inforna il pane, chi cuce a macchina, chi gioca a carte, chi porta ceste sulla testa.

Prima di immettersi nella strada provinciale e proseguire per la tappa successiva, si sale leggermente verso il Parco Castellaro, un piccolo giardino al termine del paese che ospita un bar ristorante su una terrazza. Da qui si scorge il Gran Sasso striato di bianco e in basso i primi calanchi.

Atri e i calanchi

Da Mutignano ad Atri si può arrivare agevolmente dalla provinciale ma questo percorso prevede alcune vie sterrate e deviazioni dalle strade principali. La prima è subito a sinistra e passa dietro al Palazzetto di Atri, poi ci si reimmette per poco sulla provinciale per svoltare subito a destra con una curva a U e iniziare a salire sulla strada asfaltata del colle. Dopo 1,5 km si entra nel borgo all’altezza della piazza principale alle spalle del Duomo.

Atri è una città antica e in età romana era un luogo strategico tanto da essere raggiungibile dalla via Salaria, strada che portava da Roma a Porto d’Ascoli sull’Adriatico, con una deviazione attraverso la via Cecilia, da prendere all’altezza di Rieti. Lo storico longobardo Paolo Diacono riporta che il nome del mare Adriatico derivi proprio da Atri (anticamente Hadria e poi Hatria).

In piazza Duomo non ci sono molto persone ma dopo il silenzio sembra ci sia movimento: un buffet in un primo locale, alcune persone ai tavolini, la parete verticale del duomo imponente e i versi delle cornacchie che si nascondono nei cunicoli aperti della facciata.

Atri

Dopo i primi 20 km è ora di pranzare e questo è senz’altro il luogo ideale per una sosta e per mangiare qualcosa di tipico, come le pallotte cacio e ovo da +Tosto dello chef Gianni Dezio.

+Tosto

Il Duomo di Atri è uno dei più importanti esempi del Romanico abruzzese. Per descriverlo fuori e dentro non ci sono parole più suggestive di quelle dello scrittore Giorgio Manganelli:

La cattedrale è una mole di indimenticabile potenza geometrica… Tutta la struttura è un solido, un puro pensiero geometrico, cui si appoggia l’ingegnoso solido del campanile… Quanto l’esterno è astratto, è mentale, tanto l’interno è affollato di immagini pittoriche…una policroma folla di immagini di pietà di Andrea de Litio, gigantesco ciclo pittorico, sacra occupazione dello spazio.

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