Il Tour dei quattro castelli marchigiani

Un percorso tra falesie sul mare e paesaggi rurali

Massimo Colasurdo
ilFausto
Published in
4 min readMay 13, 2022

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Ci sono solo due luoghi nell’Adriatico dove è possibile trovare falesie sul mare con ai piedi piccole spiagge, macchia mediterranea e paesaggi rurali ed entrambi sono nelle Marche: uno nei pressi di Ancona, sul Monte Conero, l’altro a Pesaro, nel Parco Naturale del Monte San Bartolo.

L’itinerario che presentiamo oggi, battezzato “Tour dei 4 castelli”, è un percorso ad anello di 52km che corre lungo il parco del San Bartolo, in particolare sulla famosa strada “Panoramica” che collega Gabicce a Pesaro, passa per borghi che dominano il versante marino più naturale dell’Adriatico e una volta arrivati a Pesaro torna verso il punto di partenza toccando altri due luoghi caratteristici nell’entroterra.

Proprio per questo binomio mare/campagna il punto di partenza scelto è l’Hotel & Residence Continental a Gabicce, gestito dalla famiglia Bartolucci, albergatori dal 1976.

Per le persone del posto, il Parco del San Bartolo rappresenta una via di fuga dalla quotidianità, e per i turisti che si aspettano una riviera adriatica fatta solo di lunghe spiagge sabbiose, una piacevole novità. Qui escursioni, sport e natura sono ingredienti tipici.

Non ci resta dunque che dare il via a questo itinerario tra punti panoramici e campagna marchigiana, alla scoperta dei quattro castelli medievali!

Casteldimezzo

Dall’hotel si imbocca subito via panoramica e si inizia a salire, dopo aver superato la discoteca Baia Imperiale la prima sorpresa è per i ciclisti: un nuovo enorme murales dedicato a Marco Pantani.

Una volta arrivati a Gabicce Monte è d’obbligo una sosta per ammirare il panorama della costa romagnola dall’alto e accorgersi che ogni volta luci e colori sono diversi. Si riprende e si inizia il saliscendi di 20km tipico del San Bartolo.

Qui ce n’è per tutti: chi va in bici, chi a piedi, chi in assetto da gita, chi da gara, chi sull’asfalto, chi nello sterrato, chi in gruppo e chi da solo.

Il Parco regionale è nato nel 1994, nel tempo si sono creati diversi cammini e negli ultimi anni anche diversi percorsi in Mountain Bike. Il percorso CAI principale è il 151 che si ricongiunge al 152 che parte invece da Pesaro con alcune deviazioni verso mare o monte. Il sentiero più famoso porta ad un altopiano denominato “la Montagnola”, conosciuto più comunemente come il “Tetto del Mondo”: una splendida vista panoramica immersa, in primavera, nella fioritura gialla delle ginestre.

Si continua a pedalare e si incontra l’indicazione della Fondazione Oasi creata dall’azienda Oikos: un territorio di 130.000 mq all’interno del parco dove si organizzano iniziative di arte all’aperto. I primi di giugno infatti si terrà l’Ecofest Experience, che vedrà suonare l’orchestra Rossini e tenersi workshop dedicati all’ecologia e alla sostenibilità ambientale.

Sulla destra domina la vallata e tra gli alberi a bordo strada si svela il promontorio con la Rocca di Gradara. In questo territorio, fatto anche di strade bianche, si organizza dal 2021, a settembre, l’Italian Gravel Trophy: un’iniziativa ciclistica che prevede tre percorsi di 50, 80 e 130km nello stile gravel, ovvero una competizione che sa guardare anche all’escursionismo e a chi ama pedalare a testa alta e vuole concedersi pause lungo i punti ristoro.

Eccoci finalmente al primo castello, si tratta di Casteldimezzo. Dalla panoramica una breve e ripida salita porta all’entrata del borgo dove si trova la chiesa e due ristoranti. La strada costeggia gli edifici del borgo e ci si ritrova in una terrazza naturale sulla scogliera: siamo a 200 metri sul livello del mare e la vista, come ci si abitua presto per tutto per il percorso, incanta.

Oltre al castello, qui troviamo la prima leggenda: quella che riguarda il crocifisso della chiesa di Casteldimezzo, detta per l’appunto del santissimo crocifisso. Si racconta che nel ‘500 per via di un naufragio di una nave mercantile fu trovato sulla spiaggia della Vallugola una cassa con dentro un crocifisso e che, dopo una combutta relativa al luogo dove portarlo, fu trasportato proprio qui, dove è ospitato tuttora. Si narra anche che questo crocifisso fu in diverse occasioni salvifico per il borgo.

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