Il paradosso di Easterlin — I soldi fanno la felicità?

Francesca Rossi
InBreveBiz
Published in
5 min readOct 1, 2019
Foto di Kevin Schneider da Pixabay

Il paradosso di Easterlin è la conseguenza di uno degli studi più influenti sulla dinamica tra felicità e tenore di vita.

Il paradosso di Easterlin deriva dell’osservazione compiuta in svariati studi che sebbene la generazione successiva sia più ricca economicamente della precedente non è però più felice.

A metà degli anni ’70 Richard Easterlin, professore di economia alla University of Southern California, pubblicò uno studio (che puoi leggere in originale qui) che dimostrava come, utilizzando un campione di 37 nazioni, l’aumento della felicità non era correlata con l’aumento della ricchezza, se non sul breve periodo.

Nelle parole di Easterlin: “in ogni momento, all’interno e tra le nazioni, la felicità e il reddito sono correlati positivamente. Ma, nel tempo, la felicità non aumenta all’aumentare del reddito di una nazione”.

Vale a dire:

1) All’interno di una società, i ricchi tendono ad essere più felici dei poveri.

2) Ma le società ricche tendono a non essere più felici delle società povere (o non di molto).

3) Quando i paesi diventano più ricchi, non diventano più felici.

Le ramificazioni del Paradosso di Esterlin

Mentre gli studi a breve termine trovano un legame tra felicità e reddito, Easterlin scoprì che questo non era il caso quando la misurazione viene fatta su un periodo di tempo più esteso.

In Cina, Corea del Sud e Cile, tutti paesi che hanno visto raddoppiare il reddito pro capite in meno di 20 anni, non ci sono stati aumenti significativi della felicità. In Corea del Sud la “soddisfazione di vita” è persino diminuita leggermente.

Easterlin sostiene che la soddisfazione aumenta con i redditi medi, ma solo fino a un certo punto, al di là del quale il guadagno marginale in felicità diminuisce rispetto all’aumento del reddito. Una delle conclusioni a cui si arriva a partire dal paradosso di Easterlin è che ciò che pesa maggiormente sulle persone non è il reddito in sé, ma il reddito relativo.

Per esempio, di fronte a questa scelta, cosa preferiresti?

Tu guadagni 5000 euro e il tuo vicino 3000.

Tu guadagni 10000 euro e il tuo vicino 15000.

Critiche al paradosso di Easterlin

Il paradosso di Esterlin è stato fortemente criticato, e su più fronti.

Uno dei dibattiti più vivaci è su quale sia la reale possibilità di ottenere misure accurate e ragionevolmente oggettive della nostra felicità. Chiaramente, il reddito è solo uno dei tanti fattori che influenzano quanto siamo soddisfatti della nostra vita, dunque altri fattori possono entrare in gioco a vanificare conclusioni tratte dalla correlazione tra felicità e reddito.

Un altro studio del 2010 di Daniel Kahneman e Angus Deaton sostiene invece che felicità e benessere siano due metri di misura diversi e benché un maggiore reddito aumenta la felicità solo fino a un certo punto, l’aumento del benessere rimane sempre correlato all’aumento del reddito.

La semplice scelta del metodo per misurare la felicità può cambiare il risultato di uno studio. Ad esempio, paesi diversi possono avere questionari differenti per questo tipo di valutazioni e potrebbe essere attribuito un peso maggiore all’iniziale aumento della felicità con l’aumento del reddito semplicemente a causa di problemi di scala. Queste e altre osservazioni sono state fatte in “Measuring Happiness” di Joachim Weimann, Andreas Knabe e Ronnie Schöb.

La felicità come metro di misura

Un interessante conseguenza di questo fiorire di studi è l’attenzione sempre più grande che anche politici e amministrazioni stanno dando alle felicità piuttosto che alla mera crescita economica.

Se felicità e ricchezza sono correlate solo fino a un certo livello di reddito (piuttosto basso per altro, di fatto ciò che basta per vivere senza preoccuparsi continuamente di arrivare a fine mese), non ha senso perseguire la crescita economica fine a sé stessa, ma è meglio puntare su politiche che aumentino la soddisfazione e il benessere dei cittadini.

“Con un aumento così rapido dei redditi in alcuni paesi, sembra straordinario che nessuna indagine registri quel netto miglioramento del benessere soggettivo che gli economisti e i responsabili politici di tutto il mondo si aspettavano di trovare.”

-Richard Easterlin

Le conclusioni di Easterlin giungono in un momento in cui sempre più governi si preoccupano della “felicità nazionale lorda” piuttosto che del “prodotto interno lordo”.

La soluzione al paradosso di Easterlin

Ma perché il paradosso di Eastelin esiste? Il denaro fa la felicità, oppure no? Perché un dato sembra contraddire l’altro?

L’errore che si commette nell’analisi di questi dati è interpretare il reddito come un numero assoluto, quando la psicologia umana è influenzata maggiormente dai cambiamenti, non dagli assoluti. L’aumento del reddito rende le persone più felici, il calo del reddito le rende meno felici, un reddito stabile è neutro solo se il reddito di tutti rimane stabile. Se il nostro reddito aumenta, ma più lentamente di quello degli altri… saremo meno felici di come eravamo prima.

Adam Smith in “La ricchezza delle nazioni” dice:

Merita forse di essere notato che è nello stato progressivo, mentre la società avanza verso ulteriori ricchezze, che la condizione dei lavoratori poveri, cioè della gran parte del popolo, diviene la più felice e la più dolce, piuttosto che quando lo stato ha già acquisito le sue ricchezze. La condizione del popolo è dura nello stato stazionario e miserabile nello stato di decadenza. Il tempo felice per tutti gli ordini della società è quello in cui lo stato è progressivo. Lo stato stazionario è noioso, quello in declino pieno di malinconia. (libro I parte VIII)

Adam Smith ci era arrivato un paio di secoli prima di Easterlin. È il cambiamento del reddito a produrre felicità, non il livello.

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Francesca Rossi
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Scrivo per chi vuole migliorarsi nella professione e nella vita, ma va sempre di fretta. Gestisco InBreve: www.inbreve.biz