È tempo di farsi qualche domanda sugli home assistant

Il 2018 ha segnato l’avvento degli smart assistant, il 2019 sarà quello del loro definitivo boom?

Alessandro Saraceno
Innovation Eye
3 min readFeb 4, 2019

--

Credits: www.amazon.co.jp

Gli home assistant stanno prepotentemente “invadendo” le nostre case, tant’è che, secondo una recente analisi di Forbes, essi sono risultati l’articolo più regalato lo scorso Natale.
Proprio a seguito di questa crescita esponenziale nelle vendite, gli studiosi hanno iniziato a porsi domande in merito e, la prima e più scontata, è stata relativa alla privacy. Infatti questi smart speaker sfruttano l’intelligenza artificiale per poter intrattenere dei veri e propri discorsi con noi, come se fossero degli esseri umani, ma resta il sospetto che registrino tutte le nostre conversazioni, non solo quando li attiviamo tramite il comando vocale.

Secondo uno studio condotto dall’Università del Michigan, la verità è che al consumatore non interessa più di tanto questo aspetto poiché è ormai consapevole che il diritto alla riservatezza sta morendo e gli home assistant sono solo uno step in questo processo. Perciò, consci di questo declino inesorabile, gli utenti si lascerebbero attrarre dall’indubbia comodità offerta dall’uso di questi servizi. Ufficialmente le grandi case produttrici hanno sempre confermato che gli smart speaker registrano solo quando vengono azionati, ovvero quando si pronuncia la parola o frase “magica” (Alexa, ad esempio), però la certezza assoluta non si può avere; credere totalmente a queste rassicurazioni è un grosso atto di fiducia nei loro confronti.
L’unico dato certo è che noi siamo consapevoli di avere dei microfoni, collegati ad internet, presenti in tutti i momenti della nostra vita casalinga, anche in quelli intimi.

Per quanto riguarda gli home assistant attualmente sul mercato, i principali venditori sono Amazon e Google, con i relativi Alexa e Google Home. Entrambi hanno diversi modelli, che variano in base alla dimensione dell’altoparlante e, di conseguenza, hanno anche prezzi differenti: si va dalle poche decine di euro a circa 150€. Amazon ha persino un modello con un display, il quale richiama fortemente una sveglia vecchio stampo, di quelle che si mettono sul comodino vicino al letto, sfruttando così la pratica del retro-marketing.
Gli altri colossi della tecnologia stanno cercando di raggiungere i due leader, anche se, ad oggi, sono molti passi indietro.
Apple ha già lanciato il proprio smart speaker, l’HomePod, disponibile solo in lingua inglese ed esclusivamente in alcuni Paesi del mondo, tra i quali non figura il nostro. Oltre a questo problema linguistico, ce n’è un altro significativo: il prezzo. Infatti il prodotto della Apple costa circa 300€, cioè almeno il doppio rispetto a quello dei rivali.
Tra gli altri big del settore dobbiamo citare Samsung, che ha rilasciato il suo Galaxy Home, presente solamente in Sud Corea, Cina e USA. Anche Spotify, che come servizio è già usufruibile su tutti i dispositivi presenti sul mercato, sta lavorando a un proprio hardware .

Credits: industrie.de

Gli home assistant sono però solo all’inizio del loro percorso: se nel 2000 ci avessero detto che i cellulari avrebbero fatto tutto quello che fanno oggi, avremmo dato del pazzo al nostro interlocutore.
Ora più o meno la situazione è la stessa: gli smart speaker hanno funzionalità molto limitate, ma le potenzialità sono infinite e forse ancora impensabili. Per esempio potranno essere importanti per le persone anziane poiché, con un semplice comando vocale, si potranno mettere telefonicamente in contatto con un famigliare, oppure direttamente con l’ospedale, senza la necessità di usare un telefono, cosa molto utile nei momenti di grave difficoltà. Una ricerca di eMarketer sostiene che sono già 4 i milioni di anziani negli USA che posseggono uno smart speaker.

--

--