JoJolly : la startup che sfida il lavoro nero

La startup ha sviluppato una piattaforma online per favorire in modo rapido, sostenibile e trasparente la fruizione di prestazioni occasionali nel settore della ristorazione

Greta Casarin
Innovation Eye
3 min readMar 22, 2022

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Giovane laureato in economia, Mattia Ferretti De Luca, da sempre a contatto con il mondo della ristorazione, oggi è founder e CEO di JoJolly: un marketplace che vuole agevolare l’incontro tra domanda e offerta di personale nel mondo della ristorazione.

Come funziona JoJolly?

È una piattaforma nata per combattere il caporalato del mercato nero nel mondo della ristorazione. Jojolly sviluppa una soluzione che permette ai ristoratori di trovare personale last-minute tramite pochi click. È una soluzione a burocrazia zero: il ristoratore salda il compenso della prestazione tramite la piattaforma ed essa genera in automatico i documenti necessari.

Il mio scopo era quello di creare uno strumento che desse la possibilità agli utilizzatori di decidere in autonomia quando lavorare, dando allo stesso tempo ai lavoratori l’opportunità di ampliare il pubblico di riferimento.

L’obiettivo è quello di incidere positivamente sul fenomeno delle prestazioni in nero ed inserisce nella piattaforma un sistema di feedback attraverso cui è possibile esprimersi in merito alla professionalità dei ristoratori e dei lavoratori, con lo scopo di migliorare il servizio offerto.

Come avete sviluppato questa idea? E some siete arrivati a

Ho sempre lavorato nel mondo della ristorazione e molte volte, quando non si trovava personale, le soluzioni più veloci erano prestazioni in nero a basso costo. Da qui nasce l’idea di un servizio che rispondesse a questo bisogno.

Il mio obiettivo era capire come sviluppare un’offerta appetibile per il mercato: non troppo dispendiosa per il ristoratore, ma allo stesso tempo con una retribuzione adeguata per il lavoratore.

Prima di interessare sviluppatori e persone che si occupassero dell’operativo, mi sono rivolto a degli avvocati per capire come curare gli aspetti legali del progetto.

Ho cominciato partecipando al bando di Regione Lombardia “Intraprendo”, con il quale sono riuscito a ottenere 50mila euro da investire nella mia idea. Successivamente, dovevo dedicarmi allo sviluppo del programma: ho così contattato due professionisti ai quali descrivo il mio progetto, perché lo sviluppassero in termini informatici. Dopo quasi un anno di progettazione, il mio lavoro inizia ha iniziato a prendere forma.

Mattia confessa di essere partito dal passaparola per creare il suo network, affermando la necessità di creare una community di lavoratori locali per poi rivolgere la sua offerta ai ristoratori.

Possiamo definire la vostra idea unica ed innovativa?

Per quello che è la nostra proposta, a oggi, non ci sono attori che offrono lo stesso servizio. Il motivo del nostro successo è sito alla base della nostra piramide: ho un team solido che ha sposato la mia causa portandola avanti ogni giorno. Dove non arriva la tecnologia, deve arrivare la mano umana e questo fa la differenza nel mio percorso: molte start-up interrompono le loro attività a causa del grande sforzo lavorativo richiesto, noi abbiamo lavorato molto e fatto tante rinunce per ottenere questi risultati.

Come avete reagito alla pandemia?

Anche noi ci siamo fermati insieme a tutto il sistema. In quel momento ci siamo focalizzati sullo stato d’animo di ristoratori e lavoratori, abbiamo ascoltato le loro paure. Ci siamo focalizzati su come rendere ancora più smart la piattaforma.

Il progetto delle JoJolly-class nasce proprio durante la pandemia: corsi di formazione online sul mondo della ristorazione. Questo ha fatto nascere in noi l’idea di creare una vera e propria Accademia di formazione sia a livello teorico che pratico, offrendo le competenze necessarie per lavorare in questo settore.

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