“La blockchain servirà sempre più per la gestione dei diritti e delle royalties”(1)

Il docente di Mercati e media musicali, Gianni Sibilla spiega come lo streaming e il Web 3.0 stiano cambiando il mondo della musica

Andrea Bonini
Innovation Eye
2 min readMar 9, 2023

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Concerti virtuali, fidelizzazione della fanbase, gestione più efficiente dei diritti d’autore: sono solo alcune delle possibilità verso cui il business della musica sta compiendo enormi passi.

Per comprendere meglio come questa evoluzione digitale stia ridefinendo il ruolo di artisti e case discografiche, abbiamo intervistato Gianni Sibilla, giornalista e direttore del Master in Comunicazione Musicale presso l’Università Cattolica di Milano. Delineando prima i vantaggi delle piattaforme streaming attuali, ci siamo soffermati a discutere di opportunità future sempre più concrete grazie all’avvento del Web 3.0.

Gianni Sibilla, direttore del Master in Comunicazione Musicale dell’Università Cattolica di Milano — Unicatt

Al momento ci troviamo nell’era dello streaming musicale con piattaforme come Spotify, Apple Music e via dicendo. Quali sono i vantaggi e le problematiche principali legate a questo modello per un artista?
Sicuramente una maggiore accessibilità della musica per i consumatori, che ha segnato una ripartenza del settore discografico, tornato in attivo nel 2015 dopo 15 anni di crisi. Ma anche una maggiore difficoltà per gli artisti medio piccoli a essere remunerati. Si tratta di un sistema che, per essere sostenibile per le piattaforme, paga cifre infinitesimali per ogni stream e che di fatto premia solo gli artisti che fanno grandi numeri e le case discografiche che gestiscono grandi cataloghi.

In quale direzione si sta evolvendo il mondo dello streaming?
Il mondo dello streaming è in crescita costante da qualche anno. È ormai il metodo principale di ascolto della musica. Questo tipo di fruizione ha portato ad un’attenzione sempre maggiore alle singole canzoni e alle playlist, anche se gli album rimangono importanti e cruciali per la dimensione artistica e il posizionamento. Al momento alcune piattaforme stanno anche recuperando una maggiore attenzione alla qualità sonora, integrando Dolby Atmos e streaming lossless.

Si stanno diffondendo sempre più realtà come Blockchain e NFT anche in ambito musicale. Quanto ci vorrà affinché gli artisti e i discografici abbiano maggiore consapevolezza di queste innovative opportunità?Bisogna dire che questa consapevolezza c’è già: attualmente diversi artisti e case discografiche hanno sperimentato progetti in questo senso. Per esempio, la Federazione Industria Musicale Italiana ha introdotto NFT per le certificazioni di vendita, così da ampliare le attività di ricavo dalle royalties. Ma c’è anche scetticismo sull’effettiva utilità e profittabilità di questi sistemi. La blockchain, più che per gli NFT, servirà sempre più per la gestione dei diritti e delle royalties, questo si.

Secondo lei cosa potrebbe invogliare un artista a percorrere questa nuova strada?
Tra le ragioni principali che possono spingere un artista in questa direzione troviamo sicuramente l’opportunità di creare esperienze collaterali musicali per i fan (coerenti con la propria proposta artistica) ma anche, come accennavo poco fa, la possibilità di monetizzazione. Entrambe sono però condizioni non semplici da realizzare.

Qui trovate la seconda parte dell’intervista.

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