La musica sta cambiando

Spotify in testa, ma il mondo dello streaming è in continua evoluzione

Canto Jaramillo
Innovation Eye
3 min readMar 20, 2020

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La storia dello streaming musicale inizia nel 2008, con la creazione della start-up svedese Spotify. Possiamo dire che con l’arrivo della piattaforma e la successiva crescita e competenza di altre piattaforme si è inaugurato un nuovo capitolo nella industria musicale: la musica dematerializzata.

Analizzando Spotify come primo servizio streaming, i dati ci dicono che ad oggi conta con 217 milioni di utenti nel mondo di cui più di 113 usano la modalità a pagamento (€9,99/mese) per poter usufruire di tutti i suoi servizi.

Apple Music, uno dei concorrenti della piattaforma leader conta con 60 milioni di utenti ed una delle caratteristiche principali di questo servizio è l’assenza di una versione gratuita, esiste solo l’abbonamento standard (€9,99/mese). Dobbiamo anche considerare che Apple Music può essere utilizzato solo dagli utenti che possiedono già un dispositivo della celebre azienda californiana.

Amazon Music, nasce nel 2014 e la sua crescita nell’ultimo anno, è stata molto più veloce rispetto alla concorrenza. A luglio 2019 gli ascoltatori di questa piattaforma non arrivavano a 32 milioni, a confronto con i 55 che invece oggi hanno deciso di appartenere alla piattaforma di Amazon. Esiste un servizio gratuito per i clienti che hanno già Amazon Prime il quale permette di ascoltare 2 milioni di band senza nessun costo aggiuntivo, se si decide di attivare l’abbonamento il costo è simile alle altre piattaforme streaming.

La piattaforma Deezer offre gli stessi servizi della concorrenza, ma presenta una modalità “flow” che permette di cancellare le canzoni che non ci piacciono, così l’app memorizza la nostra scelta e non ci propone più quel brano. Anche se nel 2017 ha avuto una grande crescita, nel 2019 sono 7 milioni gli ascoltatori che usufruiscono dell’abbonamento premium (€9,99/mese).

Invece se parliamo di catalogo musicale e qualità audio troviamo Tidal acquistata da Jay-Z nel 2015 e con 3 milioni di abbonamenti attivi, cerca di offrire un servizio particolare, offrendo la possibilità di ascoltare musica con qualità simile a quella dei CD Audio per gli utenti premium (€19,99/mese), offre anche un piano più economico (€9,99/mese) dove la qualità dell’audio e simile alle altre piattaforme.

Come ultimo, troviamo Youtube Premium, la piattaforma che sostituisce Google Play Music come annunciato da Google stesso. Sono già 20 milioni le persone che hanno scelto questo servizio. Sono due le opzioni offerte: Youtube Music Premium (€9,99/mese) dove si può ascoltare e scaricare musica senza pubblicità e Youtube Premium (€11,99/mese) che permette di guardare e scaricare anche i video.

Dal Global Music Report 2019 si evince che lo streaming continua a crescere e rimane la prima fonte di entrate nell’industria musicale. Nell’ultimo anno, in Italia, gli abbonamenti a pagamento sono cresciuti e rappresentano la fonte di ricavi principale generando più di 54 milioni di euro. Sono i supporti fisici a soffrire le maggiori perdite, occupando solo il 27% del ricavato totale. Soltanto il vinile, mostra una leggera crescita apportando un guadagno del 4,8%.

L’ascolto dello streaming musicale piace a tutti in Italia, ma si evidenzia un incremento degli utenti meno giovani. L’ascolto tra le persone 45/64 anni è aumentato dell’8% nell’ultimo anno. Così il report della IFPI (International Federation of the Phonographic Industry) mostra che il 51% degli utenti tra 45–54 anni ascolta musica tramite una piattaforma streaming e il 40% sono persone tra i 55–64 anni.

Qualsiasi momento della giornata è usato dagli italiani per l’ascolto della musica streaming, lasciando come dato significativo 16,3 ore di ascolto settimanale medio.

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