La regolamentazione della comunicazione online ed il caso Trump
1. L’oversight board diventa un’arma a doppio taglio per Facebook. La Corte Suprema, istituita dal noto social per curarne i contenuti, si è ritrovata a poco tempo dalla sua formazione nello scorso novembre a prendere una delicata decisione. Si dovrà discutere se permettere a Trump di riappropriarsi delle sue piattaforme social dove ha maggior seguito. La supergiuria ha quindi chiesto esplicitamente agli utenti di Facebook di aiutarli nella decisone compilando un form che tocca due punti cruciali: nel primo si discute sul fatto se Facebook abbia rispettato le sue politiche aziendali e di libertà di espressione in questo caso specifico, e nel secondo sono stati chiesti pareri su come affrontare tali questioni in futuro.
Link: https://www.giornalettismo.com/oversight-board-facebook-trump-parere-utenti/
2. L’OII contro la disinformazione. L’Oxford Internet Institute ha annunciato nello scorso Gennaio un importante rapporto sulla disinformazione attraverso un comunicato stampa, descrivendolo come un “problema su scala industriale”. In tale rapporto, risultato di studi finanziati da numerosi fondi, tra i quali un premio da 2.2 milioni di dollari della Commissione Europea, vengono esaminate azioni tardive da parte di piattaforme come Facebook e Twitter, oltre alla repressione del discorso da parte delle testate giornalistiche di paesi non liberali.
Link: https://www.wired.com/story/opinion-the-grim-consequences-of-a-misleading-study-on-disinformation/
3. Parler torna sulla piazza. In seguito al licenziamento dell’ex CEO del social network John Matze, inquisito dal suo stesso CdA che gli ha attribuito la colpa dell’oscuramento del social, l’applicazione ha trovato in “Epik” una nuova piattaforma di hosting che potesse supportarla. In precedenza è stata, infatti, cancellata dagli store di Google ed Apple, a causa della sua politica troppo permissiva sull’espressione di opinioni dei suoi utenti, trovando la sua nuova casa nel servizio noto per supportare siti di estrema destra.
4. Trump da record. In seguito alla bufera mediatica che ha investito il presidente uscente degli USA, non soltanto l’industria social si è impegnata ad oscurare i suoi account e gli hashtags riguardanti la vicenda di Capitol Hill. Le restrizioni sono state applicate anche dalla società di e-commerce Shopify, bloccando i suoi store di merchandising e da Stripe, che, elaborando pagamenti online, ha fatto sapere che non accetterà più pagamenti in favore della campagna di Trump.
Link: https://www.ilpost.it/2021/01/12/piattaforme-social-media-blocco-account-donald-trump/
5. Dal GamerGate a Capitol Hill. Il mondo del gaming avrebbe contribuito ad una radicalizzazione direzionata verso la destra estremista, secondo quanto scrive Matteo Lupetti, l’autore dell’articolo. Come punto di partenza viene attribuito il GamerGate, movimento noto per allontanare dall’industria dei videogiochi persone di generi marginalizzati o minoranze, dando così senso all’esistenza di un gruppo così eterogeneo di estremisti formatisi online.