“Non si può parlare di abbandonare le piattaforme di streaming. Sarebbe come chiedere agli ascoltatori di smettere di ascoltare”(2)
Discutiamo con Gianni Sibilla, docente di Mercati e media musicali, i cambiamenti della fruizione musicale via streaming preparandoci ad una possibile immersione nel Web 3.0
La musica è quell’elemento che accompagna ognuno di noi da quando abbiamo memoria. È uno strumento in continua evoluzione, che vive di fenomeni innovativi e allo stesso tempo di ritorni nostalgici a vecchie modalità di fruizione. Oggi, il progresso tecnologico e il ritorno di trend che sembravano ormai dimenticati, stanno cambiando i modi con cui gli utenti ascoltano la musica? Il Professor Gianni Sibilla, giornalista e direttore del Master in Comunicazione Musicale presso l’Università Cattolica di Milano, si è reso disponibile per discutere con noi questo tema.
Se ci addentriamo nel mondo dello streaming online, oltre a servizi come Spotify, Apple Music, YouTube e Amazon Music, quali sono secondo lei le realtà emergenti più interessanti?
Il panorama delle piattaforme è ormai stabile: aggiungerei anche Tidal. Tutte offrono più o meno lo stesso catalogo, con differenze sul marketing e su qualche piccolo contenuto esclusivo. Ci sono realtà più di nicchia, dedicate a modalità specifiche (ad esempio Bandcamp, pensata per l’acquisto diretto e per artisti più legati al mondo dell’indie) o generi verticali (Beatport per l’elettronica e i DJ). Sarà interessante vedere come si evolveranno le piattaforme digitali dedicate al live. In Italia, dopo gli esperimenti durante la pandemia, si è fermato quasi tutto, ma in America ci sono diverse realtà che offrono live a pagamento in streaming contemporaneamente a quelle di persona.
Negli ultimi anni però, oltre all’enorme successo dello streaming, sembra stiano tornando di moda tendenze che sembravano ormai superate come ad esempio l’ascolto via vinile. Secondo lei, realtà come queste possono rappresentare un’opportunità redditizia per il mercato musicale?
Il vinile è una grande nicchia, che è però limitata dalla difficoltà di stampare. Le fabbriche in grado di produrre vinili sono poche e spesso gli artisti devono rimandare le uscite degli album di mesi in attesa di avere i vinili pronti.
Oggi viviamo in un periodo che non possiamo ancora definire stabile, ma potremmo parlare di una graduale presa di coscienza verso il Web 3.0 (NFTs, Metaverso, Intelligenza Artificiale). Lei crede che, in questo nuovo mondo, ci possa essere una fruizione musicale e un coinvolgimento più interattivo per il pubblico?
La fruizione musicale è già coinvolgente e interattiva. Attraverso le piattaforme social abbiamo un accesso agli artisti molto mediato che fino a qualche anno fa era impensabile, ma senza dubbio coinvolgente. Le tre realtà citate sono tra loro molto diverse; anche nelle finalità e negli obiettivi. Sarà interessante se il metaverso si svilupperà davvero, ma anche in questo caso abbiamo già esempi stimolanti come gli show digitali su Fortnite. Mi aspetto maggiori esperimenti su questo fronte.
Per concludere, secondo lei che cosa potrebbe convincere il pubblico ad “abbandonare” le piattaforme streaming per abbracciare questa nuova realtà?
Non si può parlare di abbandonare le piattaforme di streaming. Sarebbe come chiedere agli ascoltatori di smettere di ascoltare. Gli artisti devono avere uno strumento per far sentire la propria musica; un supporto, uno spazio fisico come un concerto o digitale come una piattaforma. Nessuna delle realtà del Web 3.0 garantisce tale fruizione, perché sono eventualmente forme alternative e complementari, ma non vedo come una/un artista possa scegliere di esistere solo sul metaverso o tramite NFTs. Magari arriverà una AI che sarà in grado di produrre musica di buon livello, ma il fattore umano non è sostituibile nella musica.
Qui trovate la prima parte dell’intervista.