“Siamo di fronte a una ‘tiktokizzazione’ di tutti i social: i video brevi stanno rivoluzionando il modo di fare comunicazione”

Facebook, Instagram, Youtube, si stanno tutti adattando al formato proposto da TikTok. A cosa sta portando tutto questo? E Twitter, invece, come si inserisce in questo scenario? — Intervista a Fabio Liggeri, Content creator e docente presso l’università IULM di Milano

Martina Galbiati
Innovation Eye
4 min readMar 9, 2023

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Martina Galbiati Valentina Zuliani

Fabio Liggeri, travel blogger e docente presso l’università IULM di Milano.

Come stanno cambiando i social, in particolare Twitter e Facebook? Ce lo racconta Fabio Liggeri, content creator e docente del corso di Travel Blogging presso l’università IULM di Milano. Viaggiatore esperto e Travel Blogger di professione, con la sua approfondita conoscenza dei social network ci ha aiutato a comprendere i nuovi fenomeni che stanno travolgendo questi social.

Ci può offrire una panoramica complessiva di come stanno cambiando le piattaforme di Twitter e Facebook?

Entrambe le piattaforme stanno vivendo un momento di forte innovazione, ovviamente in modo molto diverso. L’universo Meta si è dovuto adeguare al successo di TikTok, che ha stravolto la comunicazione digitale sui social creando un nuovo modo di comunicare. Possiamo dire che ci sia una “tiktokizzazione” di Internet, dove tutti i social, compreso Youtube, cercano di adattarsi e copiare il formato dei video brevi di TikTok.
Facebook si è attrezzata inserendo i reel e ha mutato completamente il suo obiettivo originario: se inizialmente era stato pensato per una sfera privata, con il fine di rimanere in contatto con una cerchia di amicizie, adesso si va oltre, spostando lo scopo della piattaforma sull’intrattenimento. A tale proposito, anche gli algoritmi si sono evoluti e sono diventati sempre più efficienti e in grado di fornirci contenuti plasmati in base alla profilazione dei consumatori.
Per quanto riguarda Twitter, invece, la situazione non è ancora chiara. Dall’acquisizione di Elon Musk c’è stato un vero e proprio stravolgimento della piattaforma. Sembra che ci voglia essere una sorta di “anarchia dei contenuti”, una libertà massima per gli utenti che sta spaventando molto gli inserzionisti. È una situazione tutta in divenire che si evolverà nei prossimi mesi.

A proposito dell’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk, quali cambiamenti ci sono stati per gli inserzionisti all’interno della piattaforma a partire da questo cambio di proprietà?

Prima della recente acquisizione di Twitter, le aziende investivano su questo social perché era differente da tutti gli altri. Ha sempre avuto, infatti, una funzione diversa, più focalizzata sull’informazione. Per tutte quelle aziende il cui target non era interessato soltanto all’intrattenimento, Twitter risultava essere quindi la piattaforma giusta.
L’unico vero grosso cambiamento, non in positivo per Twitter, è che da quando Elon Musk ha acquisito il social, Twitter ha perso più della metà dei più grossi inserzionisti che investivano sulla piattaforma. Si parla di oltre seicento inserzionisti, tra cui marchi come Coca Cola e Jeep, che hanno sospeso le inserzioni a causa della preoccupazione per questioni relative alla sicurezza della piattaforma e a un minor controllo sui contenuti pubblicati dagli utenti. Musk, per rimediare, si sta concentrando su nuove strategie per recuperare le entrate pubblicitarie, ad esempio offrendo la possibilità agli utenti di avere più caratteri per creare un post in cambio di un abbonamento. Ripeto, non è ancora chiaro però cosa voglia diventare Twitter.

Il tempo trascorso ogni mese su Twitter è di quasi 5h e 30 contro le 20h circa di Facebook. Quanto è fondamentale il tempo trascorso dagli utenti sulla piattaforma per realizzare una campagna pubblicitaria efficace?

Il dato del tempo trascorso sui social è troppo relativo, bisogna sempre considerare l’uso che si fa di ogni piattaforma. Twitter è nato con uno scopo ben diverso da quello degli altri social: fare informazione. È normale quindi che il tempo trascorso su questa piattaforma sia ben inferiore rispetto ai social dedicati all’intrattenimento, perchè il video tiene l’utente attaccato allo schermo molto più tempo rispetto a un contenuto puramente testuale. L’inserzionista deve valutare dove si trova il suo pubblico di riferimento e scegliere il social più adatto per raggiungerlo, indipendentemente dal tempo di permanenza sulla piattaforma.

Facebook rimane il social più usato al mondo ma la reach in quasi tutti i Paesi è calata. Ha senso quindi per un’azienda essere presente, investire su questo social e fare adv?

Dipende dall’azienda e dal suo target. Se, ad esempio, il target è molto giovane, forse investire su Facebook non è la strategia migliore.
In ogni caso, però, per qualunque inserzionista non deve essere sottovalutato il sistema Meta.
La sfida di oggi, per chi investe in pubblicità su Meta in generale e su Facebook nello specifico, è cercare di intercettare il proprio pubblico di riferimento. Da quando Apple ha introdotto nelle impostazioni dei suoi dispositivi la possibilità di disattivare il tracciamento, individuare il target specifico è però sempre più difficile.
Strumenti come il retargeting, ovvero inserzioni mirate a utenti che sono già clienti del brand, e il pixel di tracciamento, vari tipi di tecniche che consentono all’azienda di monitorare il comportamento del consumatore tramite un “pixel invisibile” inserito all’interno di una newsletter, ad esempio, risultano di conseguenza essere molto utili al fine di rivolgersi ad un pubblico già interessato al brand.
Se consideriamo in modo specifico la reach su Facebook invece, il fatto che sia calata è normale: ormai tutti i social sono saturi di contenuti. Nonostante questo, però, per le aziende è fondamentale avere una strategia che includa anche Facebook Meta nel proprio piano marketing.

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