Social media: è vera crisi?

Lo abbiamo chiesto a Nicoletta Vittadini, docente di sociologia della comunicazione e dei media digitali presso l’Università Cattolica e direttrice del Master DCS

Sara Di Paola
Innovation Eye
3 min readMar 9, 2023

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Nicoletta Vittadini (LinkedIn)

I social media sono morti? Giornalisticamente si sente parlare sempre più spesso della fine dell’era delle piattaforme social, ad oggi votate unicamente alla monetizzazione. Abbiamo chiesto un parere a Nicoletta Vittadini, docente di Sociologia della comunicazione e dei media digitali e Comunicazione e marketing digitale presso l’Università Cattolica e direttrice del Master in Digital Communications Specialist.

Secondo quanto sostiene un articolo apparso sulla Harvard Business Review, oggi sta iniziando l’era anti-sociale dei social media. Lei si trova d’accordo con questa affermazione?

Penso che forse sia un’affermazione un po’ azzardata, nel senso che i social media ormai sono dei miti a tutti gli effetti e come tutti i media, progressivamente evolvono, cambiano e si trasformano. Quindi quello che noi stiamo osservando oggi probabilmente è un passaggio evolutivo importante, un passaggio di crescita di queste piattaforme. Come sono stati passaggi importanti di evoluzione quello della televisione, da pochi canali a molti, e quello del cinema, dal bianco e nero al colore. Certamente vedremo il mondo dei social cambiare, ma annunciarne la scomparsa è un po’ esagerato.

Al posto dei social network “tradizionali” — Instagram e Facebook — oggi stiamo usando molto di più nuove piattaforme come TikTok e Twitch. Cosa hanno queste piattaforme di diverso rispetto alle altre?

Il fatto che stiamo iniziando a utilizzare maggiormente queste altre piattaforme è proprio un segno dell’evoluzione. I social network sono nati come strumenti di connessione tra le persone. Con il tempo si sono trasformati in “social media” e “social utility”. Dunque sono diventate piattaforme attraverso cui siamo in grado anche d’informarci, cercare contenuti, intrattenerci e imparare cose nuove. Questo ha progressivamente portato a un percorso di verticalizzazione delle piattaforme social che ha reso più importante il processo di produzione e distribuzione di contenuti che avviene da parte di professionisti, piuttosto che il networking. Questa verticalizzazione comporta anche una riduzione del numero di utenti che pubblicano effettivamente contenuti e un aumento del numero di utenti che sono semplicemente fruitori di questi contenuti all’interno delle piattaforme.

A questo proposito Charlie Warzel, che scrive da anni di cultura di Internet, ha recentemente affermato: “I social media stanno morendo solo se li definisci come feed pubblici pieni di cose pubblicate dai tuoi amici, perché sono stati soppiantati dai feed curati dagli algoritmi”. Lei cosa ne pensa a riguardo?

Penso che questa evoluzione dei social media verso l’essere dei veri e propri media algoritmici sia già avvenuta da tempo e va certamente di pari passo a quel processo di verticalizzazione che abbiamo descritto prima. Ma dal momento in cui il numero di utenti dei social media è diventato talmente ampio da non consentire di visualizzare tutti i post pubblicati dagli amici o dalle persone che seguiamo, certamente gli algoritmi all’interno di queste piattaforme sono diventati lo strumento di selezione dei contenuti.

Per concludere, cosa ne pensa della “tiktokizzazione” delle principali piattaforme di Meta (Instagram e Facebook)?

Penso che questo tentativo sia tipico di un contesto in competizione. L’abbiamo già visto accadere nel momento in cui il grandissimo successo di Snapchat ha generato la presenza delle Stories all’interno di Instagram. Sia per mantenere la competitività sullo scenario globale delle proprie piattaforme, sia perché inevitabilmente le piattaforme si influenzano le une con le altre e le persone si abituano velocemente a nuovi usi delle stesse, ciascuna azienda cerca di cogliere gli spunti di novità che possono venire anche da altri player del settore, rispondendo alle nuove aspettative e posizionandosi sul mercato.

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