Social media: c’è crisi nell’Est Europa?
Intervista al giornalista russo Alexander Bayanov, costretto a fuggire dal suo Paese
Hnedkov Artem
I social media sono uno dei sistemi informativi più dinamici che si stanno creando oggi. Sono parte integrante del Web 2.0 e il loro ulteriore sviluppo determina in gran parte le prospettive di Internet stesso. Nel corso degli anni, si è registrato un aumento del numero di utenti dei social network nei Paesi dell’Europa orientale. Per questo motivo oggi parliamo di piattaforme social, in particolare dei loro problemi, degli aspetti positivi e cercheremo di rispondere alla domanda principale: c’è una crisi dei social media nell’Europa orientale?
Ne parleremo con Alexander Bayanov, noto giornalista russo, sociologo e fondatore dell’agenzia di stampa Taiga Info. Dopo il 24 febbraio 2022, inizio della guerra della Russia contro l’Ucraina, ha criticato le politiche del governo ed è stato costretto a lasciare il suo Paese.
Qual è la situazione attuale dei social media nell’Europa orientale?
“A causa della guerra tra la Russia e l’Ucraina, la situazione dei social media è cambiata radicalmente. Prima di tutto, è importante considerare che il segmento dell’Europa orientale di Facebook è molto diverso dal segmento dell’Europa occidentale. Nell’Est il pubblico è più politicizzato, quindi è più coinvolto nei processi che stanno avvenendo nel Paese, mentre nell’Europa occidentale Facebook si è sviluppato come un network utilitaristico, più simile a Instagram.
Nel segmento dell’Europa orientale, Facebook si è concentrato sugli ideali di una persona, su chi e cosa la influenza e su vari eventi culturali, scientifici, politici. Questo social si è evoluto in misura minore invece nel segmento utility: chi sono, dove sono, cosa faccio, cosa mangio.
Da marzo 2022 Facebook e Twitter sono stati banditi in Russia ed anche gli strumenti pubblicitari sono stati bloccati e sono accessibili solo tramite VPN. Allo stesso modo, l’atteggiamento dei consumatori è cambiato.
I social network poco conosciuti in Europa sono VKontakte e Odnoklasniki, e il target ha più di 55 anni. Il set di strumenti di Odnoklasniki è abbastanza limitato: si possono soltanto condividere i contenuti, un po’ come su Facebook. Infatti non si tratta di una rete per l’autosviluppo, ma i contenuti sono molto specifici.
Per quanto riguarda VKontakte, prima dell’inizio della guerra, molti utenti, in genere over 35, lo utilizzavano come archivio musicale. Vedo che ora Vkontakte sta nascendo in Russia come alternativa a Facebook: non solo come scambio di contenuti, ma anche per la promozione aziendale.
Se parliamo di Twitter nel segmento dell’Est Europa, si tratta di un social network per le persone che lavorano nei media o nella pubblicità. Negli USA Twitter, invece, è un mezzo di comunicazione di massa per alcuni leader dell’opinione pubblica, star dello spettacolo e leader politici”.
Parlando di problemi dei social media, cosa sottolineerebbe?
“Ci sono molti problemi al momento. In primo luogo, se parliamo di Ucraina e Russia come parti in conflitto, ci sono continui scontri che possono arrivare fino alle molestie. Ad oggi, il bullismo è un fenomeno piuttosto diffuso.
In secondo luogo, possiamo parlare con sicurezza dei social network come mezzo di manipolazione, e non si tratta solo di propaganda. Vale la pena notare una recente inchiesta pubblicata da Der Spiegel: si dice che esista un cosiddetto gruppo di hacker, il “Team Jorge”, che raccoglie informazioni sui rivali politici dei suoi clienti entrando nei loro account sui social media, organizzando l’inserimento di materiali commissionati nei canali mediatici e promuovendoli con l’aiuto di bot. E queste cose succedono davvero.
Ancora una volta, quando si parla di phishing e di violazione degli account, sembra che nessuno sia ancora al sicuro. Naturalmente, la questione della sicurezza dei social network è sempre rilevante, sia dal punto di vista dell’amministrazione del social network che degli utenti. Oggi esiste l’autenticazione in due fasi, il blocco dello spam e dei contenuti aggressivi. Ma anche dieci anni dopo, la questione è sempre attuale. Bisogna capire che i social media sono innanzitutto uno strumento. Il paragone con un martello è azzeccato: un martello può essere uno strumento per piantare chiodi o per uccidere una persona. Pertanto, deve essere visto innanzitutto come uno strumento”.
Esistono oggi nell’Europa dell’Est nuovi social network che secondo lei potrebbero diventare rilevanti nel prossimo futuro?
“Un social network abbastanza popolare, ad esempio, con un’ampia serie di funzionalità è diventato Telegram. Ora non è più percepito solo come applicazione per messaggiare. Possiamo notare che ha già occupato la sua nicchia in Europa orientale e sta diventando sempre più popolare nell’Europa occidentale.
Ancora una volta, la funzionalità e la facilità d’uso di Telegram sono di gran lunga superiori a quelle di WhatsApp”.
Arrivando alla fine della nostra intervista e rispondendo alla domanda principale, secondo lei c’è una crisi dei social media nell’Europa orientale?
“Secondo me c’è una crisi di formati, parlando del social network Odnoklasniki, per esempio, o di Twitter. È chiaro che per le età più avanzate le piattaforme saranno sempre piu difficili. Di conseguenza, la componente politica dello Stato gioca un ruolo importante. Come ho detto prima, al momento una grossa fetta di utenti in Russia ha abbandonato Facebook ed è possibile che in futuro non torni perché il social network Vkontakte lo sta sostituendo egregiamente.
Nonostante ciò, non c’è nessuna crisi dei social media. Penso che Tik Tok, Instagram, Youtube e soprattutto Telegram saranno utilizzati per molto tempo a venire”, conclude Alexander Bayanov.
Leggi anche: Social media: c’è una crisi nell’Europa occidentale?