Talent House in Italia: dentro le mura del talento

Ne parliamo con Filippo Pennisi, ex junior project manager di “Defhouse”, con cui abbiamo approfondito il tema delle Talent House in Italia.

Costanza Rembado
Innovation Eye
4 min readMar 6, 2024

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di Edoardo Magrassi e Costanza Rembado

Filippo Pennisi (LinkedIn)

Il Covid-19 ha innescato numerosi cambiamenti, uno di questi è stato un aumento significativo nell’uso dei social media, tra cui TikTok. Questa piattaforma ha catalizzato la creatività di molti utenti, consentendo loro di guadagnare rapidamente notorietà. Nel 2020, Giuseppe Greco (ex youtuber dei “Mates”) e Luca Casadei (Fondatore di “Web Stars Channel”) hanno colto al volo l’opportunità per fondare la prima Talent House italiana, nota come “Defhouse”. L’obiettivo era quello di riunire una selezione di creator diventati celebri su TikTok in un ambiente esteticamente curato, offrendo loro spazi e strumenti per creare contenuti e interagire con una varietà di elementi di intrattenimento. Da qui inizia a svilupparsi in Italia il fenomeno delle Talent House. Approfondiamo il tema con Flippo Pennisi, 27 anni, fondatore e CEO di “Vertically.it”, una neo Talent Agency, che ci racconta della sua esperienza in “Defhouse” come ex junior project manager.

Cosa è una Talent House?

È una casa dove vivono e lavorano un gruppo di giovani creator e influencer che condividono le stesse passioni e gli stessi obbiettivi utilizzando come piattaforma principale TikTok. La casa in cui vivono i ragazzi è anche un luogo interattivo, ricco di spunti estetici che può essere stimolante per produrre contenuti. È infine un’attività imprenditoriale poiché il settore degli influencer sui social media sta guadagnando sempre più terreno sul mercato.

Quali sono i principali obiettivi e funzioni di una Talent House?

Lo scopo è quello di stimolare continuamente i ragazzi a coltivare il proprio talento e farli crescere tramite le interazioni con gli altri creator che vivono all’interno della casa, si cerca sempre infatti di creare una sinergia di contenuti tra di loro e anche con talent e creator esterni alla casa: i ragazzi, infatti, possono invitare chiunque. L’obiettivo è anche quello di formare i creator su molte tematiche. Le attività sono diverse, come corsi di cultura generale, di cucina, di ballo, di canto, di sport, di insegnamento dell’inglese…

Chi vive all’interno di una Talent House? Sulla base di quale criterio viene selezionato?

Ragazzi che esprimono la loro creatività attraverso i social media, principalmente TikTok. È importante l’aspetto creativo, artistico e di empatia con la telecamera e che si esprimano con naturalezza, autenticità e in sinergia tra loro. Ogni ragazzo che viene scelto deve dare un messaggio al pubblico, al brand e alla talent house in sé.

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi per i giovani creator di fare parte di una realtà come una talent house?

I benefici sono molti. Oltre a vantaggi tangibili come vitto, alloggio e trasporti coperti, vi è la preziosa opportunità di collaborare con altri creator che condividono lo stesso spazio, permettendo la creazione di contenuti sinergici. L’ambiente della casa stesso può fungere da fonte di ispirazione per i ragazzi. Tuttavia, a lungo termine, potrebbe emergere come svantaggio il rischio di identificare il creator più con la “Talent House” che con il proprio nome individuale.

Gli accordi commerciali sono alla base del funzionamento delle Talent House, come vengono gestite le relazioni e le collaborazioni tra clienti o partner esterni e i creator?

Le Talent House sono aziende, quindi, hanno bisogno per vivere, sia per i ragazzi che per il mantenimento del progetto, di accordi commerciali. Molto spesso arrivano delle richieste, vengono scremate dai project leader con call per capire i budget, le attività e la coerenza con la Talent House. Gli accordi commerciali possono coinvolgere sia la Talent House come collettivo ma anche i singoli talent, non è obbligatorio prenderli tutti. Le richieste vengono passate agli altri project manager che capiscono la disponibilità dei talent, gestiscono la ricerca di fotografi e videomaker, leggono il brief e infine danno una direzione creativa.

Che ruolo hanno le persone che lavorano nel backstage delle Talent House?

Ci sono diverse persone che lavorano nel backstage: i project manager già citati che si occupano degli accordi commerciali e dei rapporti con i brand, c’è poi una figura che si occupa dell’organizzazione e del coordinamento delle esperienze dei ragazzi, come i corsi di formazione in cui sono coinvolti e le attività di mantenimento della casa come pulizie, cucina, spesa… C’è la direzione creativa che fornisce spunti ai ragazzi per i contenuti e infine tutta la parte amministrativa di supporto.

Si ricorda di qualche progetto creativo, realizzato con la Talent House in cui ha lavorato, significativo per la sua carriera?

Un progetto molto impegnativo e lungo è stata la collaborazione con “Yoox”, azienda di moda. L’attività prevedeva che all’interno della casa di “Defhouse” venisse costruito un armadio in cui i ragazzi sarebbero entrati vestiti in un certo modo e usciti in un modo differente. Quindi la gestione dell’ abbigliamento dei ragazzi e la creazione di contenuti con storie e reel non è stata semplice poiché non sempre i contenuti venivano come dovevano e come voleva il brand e i ragazzi spesso non erano contenti delle loro performance. Un esempio invece di progetto del singolo è stata la campagna di “Boss” a Roma con uno dei ragazzi della casa, un’esperienza molto interessante con il brand che ha mostrato monumenti romani collegati al lancio del profumo, in quel caso siamo andati a capire la funzione del talent come messaggio del brand che può essere molto forte.

Secondo la sua opinione quale sarà il futuro delle Talent House?

A mio parere il futuro delle Talent House può proseguire a patto che si vari. Le Talent House sono una forma di intrattenimento per la Gen Z, quando i ragazzi crescono e si allontanano dall’età del target la funzione della Talent House cade; quindi, è necessario che ci sia un cambio di talent, inserendo sempre nuove figure e facendone uscire altre.

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