In attesa di un mucchio di giorni così

Matteo Scandolin
inutile
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3 min readSep 22, 2016

Proprio ieri abbiamo pubblicato sul sito di inutile un bel racconto di Angelo Calvisi. Ci è sembrata l’occasione giusta per riproporre qui la recensione di Un mucchio di giorni così, scritta qualche anno fa.

(Attenzione: questa sarà una di quelle recensioni che parlano molto di chi recensisce, e un po’ anche dell’oggetto recensito: non me ne vogliano gli amici che non sopportano queste cose.)

Immagina di svegliarti ogni mattina con un bussare sordo nel fondo del cervello. Ciondoli per casa, ti guardi le unghie, pulisci un po’, metti in ordine. Fai il lavoro che devi fare. E vai a letto a sera con la consapevolezza di aver infranto una promessa, di non aver fatto una cosa molto importante. Ecco, questi per me sono stati gli ultimi dodici mesi — boh, forse dieci, chissà. La cosa che non ho mai fatto, fino a questa sera che mi sono seduto finalmente ad adempiere a quella promessa, è la recensione a Un mucchio di giorni così di Angelo Calvisi.

Qualche tempo prima dell’estate del 2012 mi arriva una telefonata da Federico Di Vita. Quel giorno lì mi propone in lettura un libro che di lì a poco sarebbe stato pubblicato da un editore che non avevo mai sentito nominare, Quarup. Io cerco di nicchiare, un po’ che è da parecchio che non leggo seriamente, un po’ perché degli editori piccoli che non conosco di persona dubito sempre: ma Federico mi fa «Oh, mica è merda, fidati». E mi fido.

Lo ricevo, lo sfoglio e penso: be’, dai, gli editori piccoli che non conosco ogni tanto sanno anche fare i libri, dai, bene. Passeranno ancora delle settimane prima che lo legga, perché indaffarato a fare non so cosa, e il libro scivola nella zona bassa delle priorità: ma quando lo leggo, lo commento con Federico in maniera sobria e delicata («Porca merda, un libro della madonna»: o qualcosa così).
Con l’autore ci siamo sentiti per email, ha spedito qualcosa anche da pubblicare su inutile, e con Federico pure, ché più di una volta mi ha pungolato e mi ha detto «Ahò, ‘sta recensione la scrivi?» «Sìsì, la scrivo» facevo io. «Ahò, siamo da capo a dodici.»

Ecco, allora, cari lettori di inutile, se volete un consiglio: leggete Un mucchio di giorni così di Angelo Calvisi. Non ve ne pentirete. Ma leggetelo subito, appena lo avrete tra le mani: non lasciate passare dei giorni inutili, come ho fatto io, prima di capire di cosa parla e che storie ha dentro. E soprattutto, non fate come me, che ho aspettato dei mesi prima di parlarne con altri (con voi).
Angelo ha una scrittura piana e trasparente: ti porta in punta di piedi dentro le scene che sta costruendo, dentro quei personaggi, dentro le loro scene. Non giudica, non sentenzia, non si sbilancia, anche se la storia è narrata in prima persona. È la storia di un unico personaggio e di un’unica città, che è Genova, anche se è una storia montata a salti, quelle cose che prima perdi la persona della tua vita e poi la trovi, è tutta a salti e incrociata con tanti altri pezzi di storie e persone. È un libro di centoventi pagine denso come se fossero il doppio, e leggero come se pesasse la metà: è un editore bravo, quello che ha pubblicato Un mucchio di giorni così, e il buon Angelo, il paziente Angelo, ha una bellissima scrittura.

Un mucchio di giorni così, Angelo Calvisi, Quarup, 2012, 122 pagine, €12,00.

(Pubblicato originariamente su inutile il 16 settembre 2013.)

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Matteo Scandolin
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Fondatore di @inutileIT, co-fondatore di Querty. Riviste & podcast.