Intervista a Daniel Cuello

Matteo Scandolin
inutile
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6 min readApr 3, 2018

Quest’intervista è una bestia strana. Posso ben dire che Daniel Cuello e io siamo amici: ci siamo visti saltuariamente dal 2009 fino a pochi anni dopo, quando ci siamo conosciuti dal vivo. All’inizio ci mandò un’illustrazione per un numero di inutile, di quelli che ancora piegavi e potevi infilare nel taschino della camicia. Era un bravo illustratore, e questo lo capivi al volo. Che fosse una persona splendida si intuiva dalle email, e poi di persona ne avevi la certezza. Lui argentino udinese, io veneziano provinciale, ci sentiamo poco ma ci sentiamo bene. L’ho consigliato quando ha dovuto comprarsi un Mac (non sono sicuro che abbia seguito i miei consigli, perch’è un testone e nel caso suo non è un difetto).

La nostra storia passa per un’amicizia nata dal rispetto e stima di quello che fa l’altro, e più di così che vuoi chiedere dalla vita? Niente, e infatti a un certo momento esce per Bao Residenza Arcadia, la sua prima graphic novel. (Se mai gli amici di Fumettologica leggeranno questo pezzo: w la graphic novel! Abbasso il graphic novel!) L’ho comprata a Torino, al Salone del ‘17, facendomi anche una ventina di minuti di coda per farmela autografare, che è una scusa bellissima se devi salutare un amico: sei in coda con gente che non conosci e che tendenzialmente non conosce lui, ma che rispetta il suo lavoro e vuole ringraziarlo per questo. Fantastico.

Quest’intervista è una bestia strana perché è nata subito dopo la lettura del suo libro, e la pubblichiamo un anno dopo, grossomodo. A pensarci mi vien molto da ridere, anche perché nel frattempo sta per uscire un nuovo libro!

Grossomodo era così, a Torino.

Be’. Ci siamo. Che stessi lavorando a una graphic novel lo sapevo. Che uscisse nel 2017, quello no. Raccontami.

Eh sì. In mezzo ci sono stati altri lavori e progetti, ma alla fine Residenza Arcadia è stato il mio chiodo fisso per due anni. Poi ho volutamente lasciato “riposare” la storia prima di passare alle tavole definitive. Volevo essere sicuro di ogni battuta e inquadratura. Non che lo sia ancora al 100%, ma ho raggiunto il fatidico momento “ormai qualunque cosa modifichi me ne accorgo solo io, direi che mi accontento”.

Riesci a descrivere Residenza Arcadia in un tweet?

«Un flipper claustrofobico in cui ho buttato 6 palline contemporaneamente: un casino assurdo, ma controllato fino alla fine»: troppo vago?

Nono, va benissimo.
A questo punto mi sa che è d’obbligo la domanda: come ci sei arrivato, a una graphic novel? Qual è il tuo percorso?

L’idea l’ho avuta un paio di anni fa. Per via della situazione internazionale si stavano delineando nuovi spauracchi ora consolidati, la gente si riversava sui social a vomitare la propria frustrazione. Così mi sono fatto delle domande, chi sono queste persone? Che vita fanno dall’altra parte dello schermo? Sono così incazzati tutto il giorno? Residenza Arcadia è un po’ una risposta anche se nel libro i social hanno un ruolo marginale.

Ok, facciamo un attimo di ripasso della storia del libro. In un condominio abitano diversi personaggi, tutti o quasi anziani. Fuori dal condominio c’è una realtà distopica che entra pochissimo nella storia se non come influenza — e invece quando entra è devastante. La cosa che mi ha lasciato di stucco è la capacità con cui sei riuscito a rendere normale la vita in un paese dominato da un partito onnipresente e all’apparenza onnipotente.

Perché spesso i regimi sopravvivono proprio grazie all’apparente normalità che concedono alle persone, e che grazie a questo continuano a vivere dentro la propria piccola routine fatta di restrizioni ed illusioni. Tutto quello che si vede in Residenza Arcadia è capitato almeno una volta nel corso dell’ultimo secolo, da qualche parte nel mondo. E la cosa ancora più interessante (e inquietante) è che in certi paesi è ancora così, nonostante i social, la tv e le proteste.

La copertina del primo libro di Daniel, Residenza Arcadia.

Forse addirittura: in certi posti è così grazie anche i social, la tv, le proteste. Ma quante cose sono rimaste fuori dal libro? Hai dovuto tagliar tanto?

Si, ho tagliato davvero tanto. Pensa che tutti i personaggi, nella mia testa, hanno un background ben definito, di cui ho deciso di mostrare solo alcune piccole parti. Potrei fare un libro per ogni singolo personaggio, volendo. Anzi, proprio il personaggio di cui sappiamo meno, leggendo il libro, è quello di cui di mio so di più. Ma non è una cosa che riguarda solo i personaggi, ma anche la nazione in cui vivono, la situazione socio-economica e persino le sue sorti.

Dal momento che ci conosciamo da quasi dieci anni, in Residenza Arcadia ti ho ritrovato parecchio, e in parecchi punti. Com’è stata, invece, la reazione del pubblico? Al di là dei numeri di vendita (che sono comunque significativi di un apprezzamento), chi ti conosceva già come ha reagito? E chi non ti conosceva?

Per chi già mi conosceva (per le strip e le illustrazioni) è stato un colpo di scena, non si aspettavano una storia così articolata e “profonda”, le virgolette sono d’obbligo. Con le vignette puoi arrivare fino ad un certo punto oltre il quale ti serve uno spazio narrativo molto più ampio, se vuoi affrontare argomenti articolati e sviluppare caratterialmente i personaggi. Il colpo di scena riguarda anche chi ancora non mi conosceva: non si aspettavano un libro così tagliente da un esordiente arrivato da chissà dove, senza altre grosse pubblicazioni alle spalle. È stata una bella soddisfazione, non lo nego.

E siccome il tempo passa per tutti, sia per i giganti che i nani (e scusami la citazione gucciniana), stiamo scrivendo mentre sta andando in stampa un nuovo libro, o mi sbaglio?

Esatto, da quanto ne so è andato in stampa proprio ieri, quindi ora sono in quella magica fase tra la lavorazione incalzante e la promozione serrata. Un po’ come l’occhio del ciclone. Ora che ci penso, il nuovo libro rispecchia esattamente quanto dicevo sulla differenza tra strip e racconto più articolato: in Guardati dal Beluga Magico ci sono sia le strip autoconclusive, ironiche e veloci, sia un racconto molto più articolato, che nonostante abbia le stesse ambientazioni e personaggi delle strip mi ha permesso di approfondire gli aspetti psicologici e caratteriali, di cui sono ghiotto.

Nelle tue strisce, e poi nel libro, io c’ho sempre visto la tua personale poetica (che rispecchia molto anche la mia, mica per niente siamo amici), ma che impressione fa avere un botto di gente che legge quello che fai e in un certo senso riesce a conoscerti? Come si comportano poi? Ti arrivano commenti di persone che la pensano come te e persone che invece vorrebbero vederti in galera? Essere autore è un bel casino, ti esponi tantissimo.

Ci si sente nudi! Davvero. All’inizio pensavo “ma chi me lo fa fare di raccontare gli affaracci miei, perché espormi?”, poi mi sono risposto da solo, nel modo più razionale possibile (cerco sempre di esserlo, come Spock) “quando sarò morto, me ne fregherà qualcosa di aver raccontato di me? No, sarò polvere. Non potrà fregarmene proprio niente, tanto vale dire tutto quello che mi passa per la testa”. In questo anno di “esposizione” sono state davvero tante le persone che mi hanno scritto per parlarmi di loro, di come si sono sentiti leggendo Residenza Arcadia o le mie strip e devo confermare una cosa: le emozioni si ripetono uguali, che tu viva da solo o in condominio, che tu sia uomo o donna o ricco o povero. Amore, paura, felicità… le proviamo tutti allo stesso modo (mi sento molto Fabio Volo mentre scrivo questa cosa).

Il Fabio Volo di Udine, ecco la tua nuova bio su Twitter. Adesso che hai chiuso un nuovo libro: a cosa stai lavorando?

Alle 16:00 ho chiuso il nuovo libro. Alle 16:01 ho preso in mano le scartoffie del prossimo. L’estate scorsa ho avuto un’idea per una storia inedita e con personaggi nuovi. Più come Residenza Arcadia, diciamo, autonomo. Un soggetto potente che non vedevo l’ora di poter sviluppare. Sto scaldando la matita (metaforicamente eh, che se scaldo troppo la penna della tavoletta grafica poi non funziona più).

Ma quella storia di cui mi avevi fatto leggere le prime tavole anni fa, invece? La vedremo mai?

Me la sono dimenticata persino io quella storia. Dove l’ho messa, fammi cercare…

E questo è il nuovo libro di Daniel!

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Matteo Scandolin
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Fondatore di @inutileIT, co-fondatore di Querty. Riviste & podcast.