Venezia non respira

Nonostante non ci siano automobili, l’aria di Venezia non è pulita come sembra. Come rendere consapevoli i passanti di Venezia sulla qualità dell’aria che stanno respirando in quel momento?

Giovanni Capra
Iperoggetti vicini e lontani
4 min readJul 1, 2021

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Un iperoggetto di: Caterina Bernacchia, Giovanni Capra, Matthew Mahoney, Mario Sibau.

L’aria che respiriamo contiene particelle nocive in sospensione che ogni anno causano centinaia di migliaia di morti.

Venezia non respira è un progetto che vuole evidenziare la quantità di polveri sottili presenti nell’aria di Venezia, in particolare il PM 2.5 e il PM 10, al fine di aumentare la consapevolezza sia di chi ci vive sia di chi ci passa anche solo per un giorno. Il PM è l’insieme di particelle solide e liquide disperse in atmosfera. Le sorgenti possono essere di tipo naturale (incendi, polline, etc.) o antropogenico (industrie, riscaldamento e combustione). Il PM 2.5, detto anche “particolato fine”, identifica le particelle di diametro aerodinamico inferiore o uguale ai 2,5 μm; sorgenti del particolato fine sono tutti i tipi di combustione. Il PM 10 individua il particolato atmosferico di diametro aerodinamico compreso tra i 10μ e i 2,5μ.

L’OMS stabilisce la soglia di sicurezza oltre la quale il particolato risulta dannoso per la salute:
– Una media giornaliera di 25 μm/m3 per i PM 2.5
– Una media giornaliera di 50 μm/m3 per i PM 10

Nel 2020 sono stati 35 i capoluoghi di provincia in Italia che hanno superato i limiti delle polveri sottili PM 10. Venezia ha superato il limite per 88 giorni.

Secondo i dati più recenti, solo in Europa, i decessi legati all’inquinamento da polveri sottili causa annualmente circa 400.000 morti. Ogni aumento di 1 μg/m3 di PM 2.5 è stato associato a 2.050 ricoveri extra ospedalieri e a 12.216 giorni ospedalieri.

Un iperoggetto sulla qualità dell’aria di Venezia

Nel quartiere di Cannaregio, la centralina per il monitoraggio della qualità dell’aria “VENEZIA-Algarotti” misura ogni secondo la quantità di particolato presente nell’aria, attraverso una tecnologia di laser a rifrazione. I dati raccolti sono direttamente collegati a un pallone che reagisce proporzionalmente alla quantità di particolato nell’aria. All’aumento dei PM corrisponde infatti una maggior quantità di aria nel pallone che, una volta superato il limite giornaliero di PM, si gonfia fino a esplodere. Al suo interno sono contenuti una serie di foglietti informativi che vengono rilasciati nell’aria, e nello spazio circostante in seguito all’esplosione. Oltre a riportare la fonte dei dati, così che i passanti possano documentarsi ulteriormente, i foglietti riportano anche alcuni dati legati al fenomeno dell’inquinamento atmosferico, come i decessi, i casi di malattie croniche derivate dall’esposizione al fenomeno.

Il pubblico a cui si rivolge sono sia i residenti di Venezia, che potrebbero non essere consapevoli della qualità dell’aria che respirano, sia i turisti, per dare un’idea di cosa comporti anche la loro presenza nella città, lungo i canali, e nei luoghi più trafficati dalle barche e dalle persone.

Adesivi del progetto sull’attracco dei vaporetti, scansionabili tramite l’app Artivive e codice QR per scoprire ulteriori informazioni

Non avendo né strade né macchine, Venezia potrebbe dare l’impressione di avere un’aria più pulita rispetto a una normale città. I dati dimostrano invece come qui le particelle dannose siano presenti nell’aria in quantità comunque estremamente elevate a causa di barche, navi e vaporetti che affollano i canali.

Referenze visive

Puff Up Club è un progetto di studio Moniker nato per far parte della mostra dedicata all’artista americano Alexander Calder e agli artisti svizzeri Peter Fischli e David Weiss. Lo scopo era concentrare l’attenzione sul fugace, precario e esilarante momento di fragile equilibrio prima che esploda il palloncino

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