Emozione, Energia, Empatia, Entusiasmo

Marisandra Lizzi
Spazio delle Relazioni Umane
6 min readDec 22, 2020

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La mia introduzione al libro Comunicare Human to Human di Santina Giannone scritta in pieno lockdown ad aprile 2020

Copertina del libro Comunicare Human to Human di Santina Giannone, Dario Flaccovio Editore

Mi sono presa un giorno intero per leggere il libro di Santina Giannone, ma anche per rileggere con la dovuta lentezza i suoi post di Medium e il blog della sua agenzia, la Reputation Lab. Al condensato di competenza e alla preziosa cassetta attrezzi che può trovare il lettore in queste pagine, dense di riflessioni e di casi concreti sulla comunicazione, devono necessariamente associarsi queste quattro parole: emozione, energia, empatia, entusiasmo.

Un’emozione profonda: un amore vero e incondizionato per la Sicilia, per la terra in cui Santina ha deciso di spendere le sue competenze.

Tra le pagine di questo libro, sentirete il profumo delle arance, della ginestra e del finocchio selvatico. L’amore per questa terra alimenta il ritmo delle parole e arriva dritto al cuore dei lettori.

Non è da tutti, anzi direi che è una vera rarità per un libro che parla di comunicazione.

Ricordo bene Santina. Ci siamo conosciute nel 2005 quando insegnavo il mio amatissimo mestiere di PR in un’aula del Master di Media Relation della Business School del Sole 24 ORE di Milano (oggi 24ORE Business School). Lei era attenta, tra i banchi. Sembrava voler assorbire ogni parola. Si percepiva il suo fine, i suoi occhi brillavano di passione. Nell’intervallo mi venne a parlare, mi disse che aveva il sogno di portare tutto quel che stava imparando nella sua terra, la Sicilia.

Ricordo che pensai che una passione così forte, unita alla tecnica che stava imparando, l’avrebbe portata molto lontano. Comunicare per uno scopo. Avere uno scopo nella vita. Fare della propria vita la più bella tavolozza di colori con cui dipingere il mondo. Questo è quello che serve sempre. E questo ricordo di lei.

Leggere le parole di Santina su quella lezione mi fa scoppiare nel cuore un’emozione di gratitudine immensa. Sapere che la mia passione possa aver contagiato un’altra persona mi rende eternamente grata, perché mi fa capire l’importanza che la formazione può avere nella vita di una persona. Nella nostra come in quella delle persone che incontriamo in tutte le aule (reali o virtuali che siano) della nostra esistenza.

Un’energia spumeggiante, come quella del mare di Siracusa, emerge dai capitoli. Una forza che nasce dai paragrafi, da ogni singola frase, da ogni parola. Il ritmo lento e regolare lascia spazio alle accelerazioni e alla foga delle onde. Le parole ti investono e ti trascinano in una riflessione interiore, e ti ritrovi a pensare quello che hai fatto in un’occasione o in un’altra, a comparare quello che sai con quello che leggi, a cercare nuove strade e a sperimentare. Una penna così energizzante è una bella fortuna perché, ammettiamolo, solitamente i manuali e i libri tecnici sono di una noia mortale. Qui no, qui le parole avanzano con eleganza e la felicità dell’autrice si riconosce dietro ogni scelta, ogni vocabolo. Scrittura e riscrittura mostrano, anche nel ritmo, quello che il libro vuole comunicare.

Non è facile leggere tutto d’un fiato questo volume e non vi consiglio di farlo. Al contrario, vi auguro di prendervi tutto il tempo per godervelo, per leggerne un capitolo o un paragrafo alla volta e provare a ragionare su come applicarlo al vostro lavoro quotidiano. E non occorre per forza essere dei professionisti della comunicazione per amare questo libro. Certo, i consigli per chi comunica di professione sono la maggior parte, ma credo che queste pagine possano aiutare anche ognuno di noi, come lettori, a interpretare il modo in cui le aziende comunicano o dovrebbero comunicare. Pagine che ci possono aiutare a diventare cittadini migliori, in grado di interpretare il mondo attraverso le parole in cui viviamo immersi ogni giorno.

Una considerazione che mi spinge a riflettere: stiamo costruendo giornali e comunicazioni capaci di dialogare con i lettori? Stiamo costruendo davvero una relazione di valore?

“Siamo tutti nodi della rete, fruiamo dei contenuti, ma allo stesso tempo come prosumer li modifichiamo, commentiamo, rilanciamo, ne produciamo di nuovi. Non c’è un limite chiaro […]: l’azienda non ha clienti da persuadere o un pubblico a cui comunicare le sue notizie, ma ha interlocutori con cui interagire e sviluppare una relazione, nella consapevolezza che il piano orizzontale prevede capacità di ascolto, interesse, empatia”.

E proprio empatia è una parola che amo molto e che ho riscoperto con maggiore attenzione in questi giorni di quarantena forzata e di distanziamento sociale che stiamo vivendo. Una parola che non è mai mancata nei post di Santina, una parola che soprattutto oggi merita il giusto spazio in un libro sulla comunicazione. Riuscire a mettersi nei panni del lettore, ma anche in quelli del giornalista, dei clienti, dei propri figli e dei propri amici, insomma riuscire a mettersi nei panni dell’altro, chiunque esso sia, è alla base di una buona comunicazione.

Se non esercitiamo la capacità di spogliarci dei nostri panni e vestire quelli dell’altro, non possiamo comunicare, non possiamo “mettere in comune” proprio un bel niente. E attraverso questa parola, l’empatia, si può interpretare ogni esempio riportato in questo volume, perché è una parola che fa rima con rispetto, con compassione e con gratitudine. Una parola che non frena la critica, ma che la rende sempre costruttiva. Una parola che ci aiuta a guarire dalla rabbia e dalla paura di essere soli in questo mondo. Una parola che va tatuata nel DNA di ogni comunicatore e di cui questo libro è fervente portavoce. Torna nuovamente questa dimensione umana, così necessaria, così naturale, eppure a volte smarrita. Il messaggio vale per tutti: è necessario costruire una comunicazione che sia anzitutto “spazio di dialogo e non strumento di persuasione”.

E, infine, entusiasmo. Perché è quello che serve per affrontare le sfide difficili. Senza gioia nel cuore e senza entusiasmo per quello che facciamo ogni giorno non avremmo la possibilità di aiutare i nostri clienti a comunicare. Dobbiamo lavorare per missione e aiutare, con il nostro esempio, il mondo a fare lo stesso. La comunicazione non è un lavoro per persone apatiche. Questo non significa che si debba sempre essere sorridenti ma, credetemi, anche quando il sorriso provano a spergnervelo, sarete più efficaci se saprete scendere a fondo dentro di voi, dentro la vostra mente, dentro il vostro essere più profondo alla ricerca di pace e di serenità. Perché una mente ingombra, una mente oscurata e sofferente, fa molta fatica a trascinare le folle.

La sofferenza non si elimina facilmente, certo, ma le parole devono essere liberate dal peso del dolore e da quello dei preconcetti, perché solo così voleranno libere. Proprio come accade alle parole di questo libro: volano libere perché sono luminose e aiutano a rischiarare il percorso della nostra comunicazione.

Infine, vi invito a leggere con attenzione soprattutto il decalogo finale. Sarebbe bello che potesse essere studiato in tutte le scuole perché non aiuta solo noi professionisti e amanti della comunicazione, ma anche ogni persona che voglia comunicare e capire meglio il mondo in cui viviamo. “Ogni interlocutore è un altro mondo da incontrare”, scrive Santina. Un incontro che deve avvenire “sul campo dei valori, delle esperienze, della visione di mondo che come comunicatori possiamo contribuire a costruire”.

Insomma, la comunicazione narrata in questo libro è curiosa e stimola, a sua volta, la curiosità di chi lo legge. Questo è il messaggio che arriva direttamente dalla prima pagina del libro, in cui si narra la storia di Hero Tzebus, pioniere della distribuzione automatica vissuto nel 219 a.C. ad Alessandria d’Egitto. Lascio a Santina i dettagli, ma quel che ci insegna Hero è che non esiste giornalismo (e più in generale comunicazione) senza emozione, senza energia, senza entusiasmo e, soprattutto, senza empatia.

Vi invito a leggere e a commentare questo volume e quando lo fate non dimenticatevi delle sue #4E: quattro parole amiche che fanno bene al cuore e che faciliteranno la vostra capacità di cambiare il mondo attraverso le missioni che deciderete di comunicare.

Buona lettura!

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Marisandra Lizzi
Spazio delle Relazioni Umane

Scrivere per migliorare il mondo, partendo dal mio e poi allargando il raggio parola dopo parola