Ventuno anni di Mirandola Comunicazione: un contributo alla nuova mission

Iacopo Mancini
Spazio delle Relazioni Umane
3 min readApr 4, 2023

Da poco più di un mese sono in Mirandola Comunicazione, ma sono felice di essere arrivato in tempo per assistere a questo cambio di passo, che racconta Marisandra Lizzi nel suo ultimo post.

Da parte mia, un po’ come omaggio e ringraziamento all’agenzia per questo suo compleanno, vorrei condividere le mie impressioni sulla necessaria evoluzione della comunicazione verso cui tutti dovrebbero dirigersi.

Lo farò partendo da un passo de La Ginestra di Leopardi che mi è caro, uno dei pochi che fa anche sorridere (umoristicamente parlando):

“[L’uomo degno di rispetto ndr] alle offese | dell’uomo armar la destra, e laccio porre | al vicino ed inciampo, | stolto crede così, qual fora in campo | cinto d’oste contraria, in sul più vivo | incalzar degli assalti, | gl’inimici obbliando, acerbe gare | imprender con gli amici, | e sparger fuga e fulminar col brando | infra i propri guerrieri.”

Leopardi qui tratteggia il perfetto esempio di stupidità umana, da cui il sorriso di cui parlavo: immaginiamo dei soldati che, di fronte al nemico che li accerchia, sul più vivo della battaglia cominciano a farsi guerra tra loro, a “imprender gare” e a “sparger fuga e fulminar col brando infra i propri guerrieri”. Il nemico cui fa riferimento Leopardi è la Natura stessa, ma lasciamolo per un secondo da parte.

Il tema è l’incapacità umana di anteporre il benessere comune alle rivalità individuali: di fronte a problemi che toccano da vicino intere popolazioni, la nostra compresa, costituiti da guerre, crisi alimentari, crisi climatica e ogni altra crisi a queste connessa, l’uomo si chiude in sé stesso. Aumenta la diffidenza, sintomo e conseguenza della stessa crisi e foriera di autoritarismi, come ben ci ricorda Thomas Hobbes nel Leviatano, aumenta la rivalità tra Stati, il Nazionalismo (insieme a tutti gli altri più terribili -ismi) e l’umanità continua così ad apparire come quei soldati, in tutta la loro limitatezza di vedute.

In questo panorama credo sia essenziale per tutti, singoli individui e realtà di impresa come la nostra, alzare la testa e tentare di aprire gli occhi a questa masnada di stolti, spendere il proprio contributo per coordinare una vera riscoperta dell’unione come forza. Tutto ciò passa soprattutto attraverso la comunicazione, unico mezzo che abbiamo per entrare in relazione e per diffondere dei messaggi: per questo la nostra agenzia in particolare ha sentito il dovere di assumere un ruolo di frontiera. Una volta presa consapevolezza della nostra cecità di fronte al comune nemico, della necessità di riscuotere gli animi e della richiesta tempestività, la palla passa proprio alla comunicazione, che può e deve fare la differenza.

In questo i giornalisti avranno un ruolo di primo piano, ma le nostre scelte saranno determinanti: selezionare gli argomenti da trattare, le realtà da seguire, i messaggi da amplificare, sono responsabilità a carico di ogni comunicatore. Con la nuova mission Mirandola va proprio in questa direzione, forte di un’esperienza ventennale che le permetterà di sfruttare al meglio ogni strumento, sia per la fase di selezione in ingresso, sia per quella di produzione di contenuti in uscita: un po’ come la retorica, l’innovazione è infatti uno strumento che può essere asservito al più nobile degli scopi come al più meschino, chi se ne appropria ha quindi un potenziale immenso che porta con sé enormi responsabilità; sono felice di essere dalla parte di quelli che lo sfrutteranno per un contributo concreto al progresso, dalla parte di chi “a sollevar s’ardisce | gli occhi mortali incontra | al comun fato, e che con franca lingua, | nulla al ver detraendo, | confessa il mal che ci fu dato in sorte”, ne indaga le cause con la stessa franchezza e si spende con giusto ottimismo per uno sguardo propositivo.

Leopardi perdonerà la libertà che mi sono preso nel ricontestualizzare i suoi versi, certamente più vivi nel contesto in cui stanno, ma assai potenti oggi se spesi per una giusta causa.

Photo by Jeet Dhanoa on Unsplash

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