VI RACCONTO LA STORIA di iPress

Marisandra Lizzi
Spazio delle Relazioni Umane
6 min readAug 8, 2018

--

Dopo una inattesa quanto interessante chiacchierata via Skype di oltre un’ora con Carlo Rivis, ho capito che ero talmente concentrata nello sviluppo di iPress che non ho mai raccontato la sua storia.

Ecco la storia in formato presentazione …

… e in formato racconto:

Photo by Nick Fewings on Unsplash

La prima idea di iPress risale addirittura al 2000. Esiste un business plan dell’epoca nel quale si legge la mission di allora: “Cambiare e migliorare il modo di lavorare di giornalisti, blogger e operatori della comunicazione grazie alla Rete”. Questa missione non è mai stata abbandonata. In verità gli adattamenti negli anni (ndr uno importantissimo in corso proprio in questi giorni) sono dovuti al mutare dei media e della Rete stessa.

Nel 2000 già mi occupavo nel mio lavoro di PR di Internet e mi pareva assurda, già allora, la modalità con la quale i comunicatori inviavano grandi quantità di comunicati stampa a liste più o meno profilate di giornalisti.

Per una persona che aveva abbracciato Internet e le sue potenzialità come missione di comunicazione (in quegli anni stavo lasciando una grande agenzia di PR per seguire il sogno di Internet e lavorare per ANEE — Associazione Nazionale dell’Editoria Elettronica) non poteva aver senso continuare a fare spam verso i giornalisti, quando era possibile profilare le notizie per temi e raggiungere solo le comunità interessate, se si fosse riusciti a farle auto-profilare.

La premessa (oggi direi il sogno utopico) era convincere ogni giornalista a profilare se stesso in piattaforma e i comunicatori avrebbero profilato con uguale modalità le notizie, generando un matching automatico. L’idea era buona e rispondeva alle critiche feroci che erano mosse da giornalisti ai PR in Italia. A partire dal 1998 ho iniziato a raccogliere diversi articoli di giornalisti che si lamentano dello spam dei PR.

Esempi di articoli dalla “collezione degli orrori” 1998–2010

Palma d’oro indiscussa della collezione è l’articolo di Beppe Severgnini pubblicato su Sette nel 2010 dal titolo la “La troglodita telefonica”. Merita rileggerlo.

Anche dall’estero non mancavano gli strali. Gli articoli esteri più aggressivi verso la nostra professione provenivano addirittura da Chris Anderson, fondatore di Wired, che nel suo blog The Long Tail il 29 ottobre del 2007 scriveva “Sorry PR People, you are blocked”

Da Michael Arrington, fondatore di TechCrunch che il 19 febbraio 2010 pubblicava una lista di PR da cui non voleva più ricevere notizie, titolando addirittura “I pissed off a PR spammer today”.

Insomma per una persona appassionata di PR e di Internet questa situazione non poteva continuare, andava risolta. Nel 2000, come ebbe modo di dirmi un venture capitalist (Emanuele Levi, all’epoca in Pino Venture, oggi in 360 Capital Partners), era troppo presto per la tecnologia e troppo tardi per i finanziamenti facili.

La tecnologia è diventata abbordabile e noi, grazie al buon andamento di Mirandola Comunicazione, agenzia di PR fondata nel 2002 e specializzata nelle PR del digitale nel nostro Paese, abbiamo deciso di investire tutti gli utili di Mirandola in questo progetto che non mi ha mai abbandonato da allora semplicemente perché ho continuato a fare la PR e ad occuparmi, in primis, di innovazione. Non avrebbe avuto senso non mettere a fattore comune questi due aspetti e continuare a cercare di trovare le tecnologie più adatte a fare sempre meglio la nostra professione, partendo dal rispondere al nostro principale “cliente” che non sono le aziende per le quali lavoriamo, ma i giornalisti. Senza la loro fiducia, noi non avremmo aziende o realtà che ci affiderebbero la loro comunicazione.

LA SILICON VALLEY

Una tappa fondamentale per iPress è stato il periodo passato in Silicon Valley. Sono andata in Silicon Valley per conoscere il luogo dove molte tecnologie e aziende che stanno cambiando il mondo sono nate. Era andata ad apprendere dai più bravi. E questo è stato. A San Francisco, dove a più riprese siamo andati, io e Stefano Ubaldi, coFounder e CTO di iPress, abbiamo avuto l’opportunità di capire che i giornalisti americani erano già affetti da “social fatigue”, ossia non ne potevano più di dare informazioni su di loro a piattaforme digitali. Lo avevano già fatto con Linkedin, Facebook, Twitter e da qualche mese era nato anche Google+.

A San Francisco abbiamo avuto l’opportunità di conoscere una persona che lavorava proprio nel team social di Google e di intervistare i founder dei principali servizi avanzati per PR e giornalisti americani. Abbiamo imparato tantissimo da tutti loro e ancora oggi, ogni volta che sentiamo la necessità di approfondire, andiamo negli Stati Uniti, in una sorta di viaggio in avanti nel futuro e ritorno.

Dal secondo viaggio a San Francisco è nata la nuova idea di iPress, la trasformazione della sua value proposition da social network a news social platform.

Non ci dovevamo aspettare di andare a chiedere informazioni ai giornalisti, ci sarebbe bastato sincronizzare con i social pubblici e con Amazon le informazioni, facendo leggere alla macchina enormi quantità di rassegne stampa e mappando automaticamente i giornalisti per tema. Insomma realizzando questa nuova idea, siamo passati da 5.000 profili mappati in piattaforma a oltre 20.000 in pochissimo tempo e anche le testate giornalistiche (oltre 4.000 mappate) si presentano come possibili interlocutori tramite i propri feed social, Facebook compreso, in questo caso. Dopo la Silicon Valley abbiamo rifatto completamente la tecnologia del sito, ma l’obiettivo non è mai cambiato, né mai cambierà: fare al meglio il nostro lavoro sfruttando al massimo le potenzialità della Rete. Oggi la tecnologia viene dai social network, domani chissà.

I SOCIAL NETWORK

Photo by michael podger on Unsplash

Certamente rilevante e per certi versi rivoluzionario è stato l’avvento dei social network. Da quando Twitter è nato, abbiamo capito che i nostri clienti per raggiungere un giornalista, non avrebbero avuto più necessariamente bisogno di noi PR. Andava studiato il mezzo per mantenere e migliorare il nostro ruolo di regia della comunicazione. Noi abbiamo fondato tutto il nostro modello di business su questo. Dopo l’incubazione in Silicon Valley abbiamo capito che se avessimo costruito l’ennesimo network per giornalisti, blogger e comunicatori saremmo andati incontro a una morte certa. Allora ci siamo concentrati sui nostri interlocutori e abbiamo capito che dovevamo offrire loro una piattaforma che semplificasse l’accesso non solo facendo fruire notizie rilevanti solo a chi è realmente interessato, ma anche dando loro la possibilità di utilizzare i social network come immenso orecchio puntato sui propri interlocutori. Noi questo facciamo ogni giorno. Partendo dalle rassegne stampa radio, televisive, cartacee e web andiamo a sincronizzare le firme sui principali social network LinkedIN, Twitter, Facebook e Amazon per i libri e in tal modo per ogni testata e per ogni singolo giornalista abbiamo una fotografia dinamica dei suoi temi preferiti e possiamo parlare direttamente con lui tramite i social network e addirittura, con il social reading, anche tramite le pagine dei suoi stessi libri. I social network si sono dimostrati fondamentali nel nostro modello di business, quando a fine 2013 siamo rinati nella veste di NewsSocialPlatform.

Ora, nel 2018, stiamo per pubblicare una nuova importante novità. Il sogno sempre lo stesso. Migliorare la comunicazione grazie alle infinite potenzialità e agli strumenti offerti dalla Rete.

Stay tuned, come dicono gli amici d’oltreoceano.

--

--

Marisandra Lizzi
Spazio delle Relazioni Umane

Scrivere per migliorare il mondo, partendo dal mio e poi allargando il raggio parola dopo parola