Editori Improbabili di Storie di Diaspora

Così si definiscono i fondatori della casa editrice italiana dedicata esclusivamente al racconto: Racconti Edizioni.

Silvia Muletti
Iride Magazine
4 min readJun 19, 2016

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È Leonardo Neri, il redattore del blog connesso alla casa editrice -“Altri animali”, che così definisce il progetto a cui collabora, pensato e realizzato da 2 ragazzi romani. Stefano Friani ed Emanuele Giammarco, dopo le esperienze nel campo dell’editoria dal Saggiatore a Einaudi hanno da poco fondato la casa editrice indipendente, per la prima volta ospitata al Salone del Libro di Torino, il 14 maggio.

Sanno che concentrarsi solo sul racconto — una forma narrativa bistrattata dal panorama editoriale italiano, dal quale è considerata minore –potrebbe sembrare un azzardo.

Tuttavia, Leonardo mi spiega che non è da sottovalutare affatto:

«Siamo editori improbabili e figli della crisi. Sì, l’editoria italiana ha creato un circuito perverso per cui gli editori non valorizzano il racconto e di conseguenza ai lettori arriva poco. L’idea nasce dalla volontà di creare qualcosa di nuovo che squarci il panorama editoriale italiano e che lo possa arricchire. Nonostante questi buchi nella produzione, noi sappiamo che la nicchia letteraria esiste e c’è una domanda di leggere racconti forte: noi siamo partiti da questo presupposto»

Sì, ma perché solo racconti?

«Per due motivi principali. Innanzitutto, perché siamo affascinati dalla forma breve, da quella capacità di condensare in poche righe grandi storie; credo che il racconto sia un testo molto intimo e diverso dal romanzo. Uno scrittore deve avere nelle corde questa capacità di trasmettere emozioni e fare letteratura.

La forma del racconto non permette di utilizzare serie di artifici letterari che sono a disposizione del romanziere, per questo, ci tengo a ripeterlo devi averlo proprio nelle corde, l’ inventare un universo nello spazio di poche pagine. Il racconto deve sottostare a regole a volte più ferree del romanzo: non può permettersi cali di tensione e ogni parola ha un peso e dev'essere quella adatta.

Il secondo motivo è dovuto al riconoscere la necessità, per la società di oggi, di velocità e brevità. Vediamo nel racconto la coniugazione con questi aspetti pratici e vogliamo scardinare il pregiudizio per cui ‘non si ha tempo per leggere’ o ‘bisogna ritagliarsi spazi per la lettura’. Secondo noi la forma breve risponde a questo perché permette un agile fruibilità.

Non ci sono più scuse per non leggere!.»

Silvia Muletti, Presentazione del libro di Philip Ó Ceallaigh e della casa editrice Racconti- Salone del Libro, 14 maggio 2016

Come selezionate i racconti da pubblicare?

«Li selezioniamo secondo quello che vogliamo raccontare.

A noi interessano la voce delle minoranze e tutto ciò che è diaspora:

autori e personaggi che hanno vissute vite complicate, che hanno abbandonato la propria terra per farvi ritorno solo dopo anni di viaggio, o la guardano da Paesi stranieri. Una di queste è quella di rumeno naturalizzato irlandese, Philip Ó Ceallaigh, quello che hai incontrato anche tu alla presentazione di quello che abbiamo scelto come primo libro da noi pubblicato “Appunti da un Bordello Turco” e che abbiamo presentato Salone del Libro.

Per noi, l’uomo che ha lasciato il suo Paese e poi ci ritorna e lo descrive, si approccia alla propria terra con un filtro diverso rispetto a quello che aveva quando ci viveva, tanto da creare un valore aggiunto, un’immagine più raffinata del luogo d’origine.

Per questo, i primi libri pubblicati sono di autori stranieri: dopo Philip, anche Rohinton Mistry, un indiano che scrive dal Canada “Lezioni di Nuoto”; Éric Faye, un francese che ha passato tutta la sua vita in Giappone, autore di “Sono il Guardiano del Faro”.

Ciò non toglie che siamo molto interessati agli italiani ma editorialmente è un lavoro più difficile, così ci siamo riservati del tempo per la lettura e scegliere qualcosa di davvero innovativo. Il tempo dilatato è solo per questo, per cercare quello innovativo.»

Il blog di cui sei responsabile, Altri Animali, ospita già lavori di scrittori emergenti italiani.

«Sì. Proprio per testare alcune idee e alcune penne emergenti è nato il blog “Altri animali”, dove a fianco alle short stories che vengono dal mondo dei ‘fuori diritti’ ci sono piccoli assaggi di quelli che potrebbero diventare libri futuri. Noi stessi scriviamo sul blog, la linea editoriale la facciamo noi insieme a coloro che gravitano attorno alla casa editrice. Ad esempio, Stefano Friani pubblica la rubrica “I racconti del martedì”.

“Altri Animali” ha il compito di costruire qualcosa che ci affianchi nel creare una comunità che riesca a raccogliere persone e presentare loro la casa editrice e dare l’opportunità di lavorare con noi.»

Cartaceo e online si coniugano per svincolare la forma letteraria il 14 maggio al Salone del libro, proponendo questa visione ambivalente delle storie tanto che Il logo della casa editrice disegnato da Franco Matticchio è uno scarafaggio riverso sulla schiena.

«Il logo è nato da vicissitudini personali e perché Kafka ci ha sempre illuminato la via. Quello dello scarafaggio ribaltato è la prospettiva da cui vogliamo guardare le cose:

come lo scrittore guarda al proprio Paese con una prospettiva diversa, dopo particolari vicissitudini, allo stesso modo lo scarafaggio vede il mondo a modo suo.

A pancia in su».

Silvia Muletti

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