Il colloquio di lavoro

Consigli pratici per uscirne vivi

Simona Raimondo
Iride Magazine
6 min readMay 15, 2017

--

Non prendiamoci in giro: per quanto ci sforziamo di essere il più preparati possibile a un colloquio di lavoro importante, non potremo mai esserlo davvero al 100%.

No, la mia non è negatività. Ho fatto abbastanza colloqui da sapere che c’è sempre un piccolo dettaglio che finisce per tradire le nostre aspettative di perfezione sul più bello, fosse anche solo un minuscolo movimento del viso un secondo prima di salutare il possibile datore di lavoro. Potrei dirvi che è statistica, ma i calcoli non fanno per me, dunque mi limiterò a darvi qualche suggerimento appreso con l’esperienza per aiutarvi ad evitare gli errori più comuni.

Cominciamo dalle basi: l’abbigliamento.

Lo so cosa state pensando: so vestirmi da solo.

Ne sono sicura (?), ma non scommetterei sul fatto che tutti avete ben chiaro quanto sia importante la prima impressione che si farà di voi chi avrete di fronte una volta superata la sala d’attesa. Per questo cercate di scegliere una tenuta quanto più possibile conforme al luogo in cui dovrete sostenere il colloquio: se vi siete candidati per uno stage alla redazione di Vanity Fair, per esempio, evitate di presentarvi con un look trasandato. Niente infradito pure se siamo in estate, per intenderci, e, che siate uomini o donne poco importa, non presentatevi in shorts e canottiera. Naturalmente eviterei anche di esagerare all’opposto, ovvero cercando di apparire all’ultima moda a ogni costo, finireste solo per sembrare ridicoli. Cosa sto cercando di dirvi? Cercate il giusto equilibrio tra il vostro stile personale e quello dell’azienda a cui volete proporvi.

Parlando di stile dell’azienda, passiamo al secondo consiglio: prima del colloquio, informatevi.

Che si tratti del lavoro dei vostri sogni o di un posto che vorreste occupare per motivi di sopravvivenza, conoscere a fondo l’azienda, la compagnia, la casa editrice, la testata giornalistica con cui farete il colloquio è fondamentale.

Dovete sapere che a tutte le aziende piace essere adulate un po’ e che ognuna ha la propria filosofia, i propri valori e punti di forza su cui, puntualmente, verrete interrogati a metà colloquio. Documentarvi su queste cose vi eviterà di fare la figura degli stupidi e, soprattutto, vi aiuterà a capire se davvero vorreste lavorare per un posto con quelle idee lì. Se la risposta è sì, continuate pure con le vostre ricerche, prendete appunti e tirate giù una scaletta delle cose che pensate sia utile mostrare di conoscere durante il colloquio. Se la risposta è no, perché avete mandato il curriculum?

Un’altra cosa parecchio importante che dovete ricordare è: non mentire.

Già, lasciate perdere chi vi dice che la sincerità non sempre paga. Essere sinceri durante un colloquio di lavoro è importante più per voi che per chi vi esamina. Primo, perché tanto lui o lei se ne accorgerà con uno sguardo, secondo perché vi dareste da soli la famosa zappa sui piedi.

Pensateci: a che pro dire di essere dei maghi di Photoshop se non avete nemmeno idea di che forma abbia l’icona sul desktop quando sapete benissimo che, in caso di assunzione, dovrete usarlo ogni giorno? Piuttosto cercate di mettere in luce altri punti forti del vostro carattere, come ad esempio la determinazione e la volontà. Basta dire una cosa come “Non conosco benissimo il programma, ma sono una persona sveglia che impara in fretta”. So che può sembrarvi una frase fatta con poca presa, ma vi assicuro che alle orecchie di chi vi ascolta suonerà meglio di qualsiasi bugia.

Dalla sincerità possiamo passare direttamente alla motivazione personale.

Anche in questo caso, è una questione di equilibrio: mostratevi determinati, non disperati.

Spiegare che la posizione per cui vi siete candidati è quella che sperate di ricoprire da sempre e che l’azienda rappresenta il posto di lavoro dei vostri sogni perché siete perfettamente in linea con i suoi valori, con il tipo di lavoro che svolge e col modo in cui lo gestisce, va benissimo. Confessare che vi andrebbe bene qualsiasi tipo di lavoro purché vi diano un ottimo stipendio? Vietato. Dirvi disposti a ricoprire qualsiasi ruolo pur di entrare a far parte del loro team? Vietatissimo. Non dovete svendere voi stessi, il vostro valore e le vostre aspettative purché vi assumano, e poi nessuno lo farebbe se foste troppo accondiscendenti. Dimostrereste di non avere carattere né di essere davvero interessati all’azienda e al tipo di lavoro che offre, ma solo ad un lavoro qualsiasi.

Continuando a parlare dei comportamenti più e meno corretti da tenere, direi che, ancora una volta, l’equilibrio è essenziale. Non mostrarvi troppo accondiscendenti, come dicevo, è importante, ma, se fossi in voi, eviterei di risultare arrogante mostrando un’ambizione fin troppo smodata. In quel caso finireste per indispettire l’esaminatore e, quasi certamente, la vostra voglia di primeggiare verrebbe vista come un limite per aziende che contano molto sul lavoro in team e hanno a cuore l’armonia sul luogo di lavoro.

Per concludere, ricordate sempre che le parole sono importanti, e i gesti pure.

Cosa voglio dire? Che l’italiano non è un’opinione, ma un insieme di regole che vanno rispettate.

Evitate di esprimervi in modo troppo colloquiale, come se foste al bar con un amico, ma anche di sembrare troppo ricercati usando termini scomparsi dalla lingua parlata ai tempi di Dante e, se posso permettermi, pure paroloni inglesi di cui il significato non vi è chiaro ma, avete sentito dire, sono molto catchy (capito cosa intendo?).

Insieme alle giuste parole, cercate di avere la giusta postura: non sdraiatevi sulla scrivania, ma non state nemmeno lì seduti in bilico tra la sedia e la voglia di fuggire, mettereste ansia a chi vi sta parlando e dimostrereste pure di non essere poi così interessati a “perdere tempo” per quel colloquio. Già che ci siete, tenete le mani a posto, evitando di gesticolare troppo, mangiarvi le pellicine, fare scattare la penna come se aveste un tic. Cercate di occupare lo spazio con grazia, insomma, un briciolo di eleganza e quel tanto di educazione che non guasta mai.

Ah, ricordatevi, se ci riuscite, di non bisbigliare: volete che l’esaminatore capisca perfettamente quello che dite (il che non vuol dire che avete il permesso di gridargli nelle orecchie, sia chiaro). Guardare negli occhi chi vi parla, poi, sarebbe davvero un ottimo modo per mostrarvi ragionevolmente sicuri di voi e dei vostri mezzi.

Bene, direi che questo è tutto. Se vi aspettavate una formula magica per sostenere il colloquio di lavoro perfetto, beh, non esiste. Seguendo i consigli racchiusi in questo articolo ci andrete vicino, anche se la cosa più importante rimane sempre la risposta alla domanda: quanto ci tenete a questo lavoro?

Tantissimo? Non vi resta che dimostrarlo.

Simona Raimondo

--

--