Il mio paese è l’Italia, il mio futuro è qui.

Gli afroitaliani che decostruiscono gli stereotipi con l’arte

Espérance Hakuzwimana
Iride Magazine
5 min readJan 3, 2017

--

“Non Sono Straniera Sono Solo StraNera” Mancamelanina Records per Afroitalian Souls

Ribka si recò all’ASL per compilare le schede di iscrizione al servizio sanitario. L’impiegata le chiese nome e cognome per trascriverli. Ma giunta alla voce “professione” scrisse spontaneamente da sé: “badante”
“Perché ha scritto badante?”
“Perché, che lavoro fai?”
“Sono una scrittrice”

tratto da “Nuovi imbarazzismi” di Kossi Komla-Ebri

Le loro origini sono egiziane, camerunensi, congolesi, senegalesi. Ma la maggior parte di loro è nata a Milano, in provincia di Verona, a San Lorenzo a Roma o in Puglia; ha frequentato le scuole e l’università, ha come lingua madre l’italiano e spesso insieme a quella del Paese d’origine ha imparato anche il dialetto delle città in cui sono diventati adulti. Quando chiedi loro se vogliono tornare nel loro Paese ti rispondono di no, senza esitare. No perché il loro Paese è l’Italia e no, perché il loro futuro è lì. “Siamo nati qui, rimaniamo qui e vogliamo costruire qualcosa qui: nel nostro Paese” dichiara in un’intervista Grazia Subuko co-fondatrice insieme a Bellamy di Afroitalian Souls; originariamente pagina YouTube (sbarcata poi anche sugli altri social). Pagina nata

per far “emergere le eccellenze della diaspora africana in Italia su tutti i fronti e far comprendere il concetto di afroitaliano”.

Non è sempre facile però mantenere le proprie radici e poterle coniugare con uno stile di vita completamente italiano, in un Paese non sempre aperto all’accoglienza delle diversità altrui. I protagonisti di questa nuova generazione cosmopolita e completamente mescolata per tradizioni e provenienze spesso si ritrovano sin da piccoli a dover affrontare episodi di quotidiana e ignorata discriminazione.
Quella che in Francia già dall’inizio del ventesimo secolo veniva chiamata deuxième genération, seconda generazione, in Italia ha iniziato ad esistere o a venir presa concretamente in considerazione solo in questi ultimi anni. A seguito delle ondate migratorie che tanto hanno occupato e occupano le televisioni delle nostre case quanto le aule, le strade e i settori di un Paese impreparato al radicale e conseguente stravolgimento di numerosi aspetti della sua società.

Gli afroitaliani nel mondo dello spettacolo italiano

I Soul System

Tra le tante incapacità di affrontare la questione migratoria e le sue conseguenze, l’aspetto culturale e artistico ha nell’ultimo periodo portato a piccoli barlumi di cambiamento.
Nel mondo dello spettacolo italiano, negli ultimi 10 anni la presenza di attori, ballerini, cantanti di origine africana è aumentata sensibilmente. Ma la strada da fare resta ancora molta. Pur essendo diventata una società multietnica in generale i media italiani persistono ad evitare di riportare nei palinsesti e nei programmi questa realtà.
Daniel Adomako (Ghana, 1991), per esempio, è stato concorrente ai principali show artistici televisivi come XFactor e Italia’s Got Talent (vincitore nell’edizione 2013) uscito quest’estate col singolo Alive del genere musicale afrobeat; un genere che — ha dichiarato lo stesso Adomako — “ha sempre fatto parte di me, essendo io dopotutto di origini africane”.
Carlos Kamizele Kahunga (Repubblica Democratica del Congo, 1988) ballerino di fama mondiale che grazie alla sua partecipazione a vari Show come Amici di Maria De Filippi è ora concorrente nella quinta edizione del Reality Show Pechino Express ed è riuscito a contribuire in piccola parte all’integrazione degli stranieri in Italia, suo grande e sentito interesse.
Oltre a ballerini e cantanti, ci sono anche scrittori come Antonio Dikele Di Stefano (Busto Arsizio, 1994) di origini angolane, autore di “Fuori piove, dentro pure. Passo a prenderti?” (Mondadori, 2014) diventato famoso sui social e grazie al tam tam dei suoi seguaci, o Marilena Umuhoza Delli (Ruanda, 1981 ) scrittrice, fotografa, documentarista italo-ruandese autrice di “Razzismo all’italiana! Cronache di una spia mezzosangue” (2016, Aracne) e del blog www.afroitalian.it.
E come non citare gli Soul System!? Un gruppo di quattro ragazzi ghanesi e un ragazzo di origine italiana che quest anno sono riusciti a vincere la decima edizione di X Factor incantando il pubblico italiano
Leslie, Samuel (Don Jiggy), Alberto (Pizy), David (El Chorri) e Joel (AJ) durante tutta la loro esperienza non hanno mai smesso di ringraziare Brescia e Verona, le loro città di provenienza, e sopratutto tutti gli italiani che li hanno votati.

«Molti pensano che se sei nero in Italia non puoi fare niente. E invece noi le cose migliori le abbiamo fatte in Italia e l’Italia è pronta a fare un passo in più: se ci hanno televotato in tanti e se una città come Verona ci ha sostenuto moltissimo, qualcosa è già cambiato».

United Artists for Italy

Locandina realizzata in occasione della manifestazione del 14/10/2016

Tra gli artisti afroitliani più attivi nel panorama italiano c’è anche Fred Kuwornu (Bologna). Regista italo-ghanese attualmente residente a Brooklyn, con l’obiettivo di cambiare il modo in cui i media italiani rappresentano la società multiculturale.
Per questo è l’autore del documentario Blaxploitan; racconto sugli attori di colore che hanno fatto la storia del cinema italiano. Blaxploitalian fusione tra le parole “black” (nero) “exploitation” (sfruttamento) e “italian” (italiano) ispirato dal Blaxploitation, un genere cinematrografico nato negli Stati Uniti negli anni ’70 caratterizzato da film di basso costo pieni di stereotipi con protagonisti attori afroamericani di spicco in quel periodo. E sono proprio gli stereotipi che anche il mondo dello spettacolo italiano attuale propina al suo pubblico che Kuwornu vorrebbe distruggere col suo progetto e grazie a United Artists for Italy.
Lo scorso 14 ottobre 2016, presso la Casa del Cinema a Roma mille e più artisti rappresentati del mondo afroitaliano (e non solo) sono stati protagonisti di una manifestazione che chiedeva ai mezzi di informazione di rappresentare la società italiana nella sua interezza. Una vera e propria campagna contro la discriminazione di genere che in questo caso vede gli attori neri sempre relegati solo in ruoli di “immigrato” o “straniero” e mai impegnati a recitare avvocati, medici o insegnanti.

ph. Giuliana Bottino

Gli United Artists for Italy non sono gli unici che nel panorama italiano stanno tentando di far emergere una generazione viva come quella con discendenze straniere e apparentemente lontane dal Paese.
Cinemafrodiscendente.com è un progetto che vede protagoniste le voci di altri attori afroitaliani che si vedono relegati nei soliti ruoli stereotipati e limitanti. Dal giugno scorso hanno messo on line sul portale Change.org una campagna che nasce da un’iniziativa di nove fra critici e filmmaker. L’obiettivo è provare ad inserire il principio della diversità nella legge su cinema, audiovisivo e spettacolo in discussione al Senato; per diversificare la narrazione dominante e garantire che tutti i soggetti — di genere, orientamento sessuale, età, origine, dis/abilità, credo, provenienza sociale, status giuridico — possano avere un reale accesso a ruoli di responsabilità e mestieri nelle industrie creative.

Esperance H. Ripanti

--

--