Il Porno sul grande schermo

L’inevitabile (?) crisi dei cinema a luci rosse

Marta Perroni
Iride Magazine
3 min readApr 11, 2016

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Poster originale del film “Deep Throat” — UK, 1972

In Europa i cinema che proiettano ancora film porno sono sempre meno. Negli ultimi vent’anni, le sale a luci rosse non garantiscono più gli alti profitti di una volta e anche in Italia non riescono a stare al passo con i tempi (oggi, in tutto il paese, ne restano meno di 40).

Proprio in Italia, il momento di massimo splendore per i film hard, e, rispettivamente, quello delle sale cinematografiche in cui proiettarli, durò appena cinque anni: tra il 1979 e il 1984. In quel periodo una vera e propria industria sorse sulle ceneri del cinema di genere messo in crisi dalle tv private e offrì a quel che ne restava una possibilità di salvezza. Ma negli anni a venire, in Italia come all’estero, l’avvento della crescente tecnologia favorì la decisamente più comoda “fruizione domestica”, e le sale pubbliche si svuotarono, diventando man mano sempre più circoscritte e malmesse.

Ora, a nuovo millennio inoltrato, siti come Youporn, Pornhub, Brazzers hanno dato il colpo di grazia al settore, sgretolando quella che era la possibilità di provare un’intensa esperienza in un’atmosfera insostituibile. Mentre sullo schermo si consumavano amplessi su amplessi, qualcosa succedeva anche nell’apparente silenzio della platea.

Si parla di strani movimenti, di gente che cambia posto, di incontri furtivi e di uomini che entrano, si travestono in corridoio e, tra le poltrone consumate, si offrono a sconosciuti.

Altri, semplicemente “ci capitano” per ritagliarsi un momento di intimità e “rilassarsi” lontano dagli sguardi di mogli e compagne. Così, al posto dei popcorn, alle casse si vendono fazzoletti di carta: «I nostri spettatori si commuovono facilmente», ammicca Maurice Laroche, che da trent’anni gestisce quello che oggi rimane lultimo cinema erotico di tutta Parigi, il Beverley.

«Ho nostalgia all’idea che tutta una generazione non conoscerà mai questi film e si avvicinerà al porno solo attraverso il telefono cellulare o il computer. Alla mia epoca il porno era vietato fino a 18 anni, oggi tutti possono vederne uno. E’ qualcosa che contamina l’immaginario».

Monsieur Laroche ha settanta anni passati, una grande passione per la pellicola di genere e una discreta collezione di 35 mm che continua a proiettare nella sua sala. Dodici euro per dodici ore di proiezione, e gli spettatori, ormai decimati, possono entrare e uscire a piacimento.

Una delle copertine della rivista Penthouse©

Ma la crisi dell’industria pornografica sta coinvolgendo anche la carta: la società che gestisce Penthouse nel 2013 ha dichiarato fallimento. E voci annunciavano che la storica rivista di softcore, fondata da Bob Guccione nel 1965, è possibile che continuerà ad esistere ma solo in formato digitale, arrendendosi anch’essa alla concorrenza del porno online.

Sembra quindi un futuro già scritto quello delle produzioni pornografiche analogiche, ma ci sono delle eccezioni: dalla fine degli anni ’90, si sta facendo strada un crescente gusto giovanile attratto dall’erotismo vintage e dal mondo burlesque, un genere di performance a metà tra seduzione, raffinato esibizionismo e arte. Che sia proprio quest’ondata, nostalgica da una parte e incuriosita dall’altra, a portare di nuovo alla ribalta questo vecchio settore altrimenti destinato a scomparire..

Marta Perroni

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