L’Odio

Eugenio Damasio
Iride Magazine
Published in
2 min readDec 31, 2016
“La Haine”, 1995

Parafrasando Maurizio Ferraris “l’odio sembra essere un filo che percorre l’intero tessuto della vita”.

Un sentimento umanissimo che, come ogni produzione antropologica, è viatico di ogni situazione della nostra esistenza. Se la violenza, il conflitto, la guerra, in qualche modo sono eventi sociali tra loro chiaramente distinguibili, l’odio, infatti, li accomuna tutti. In un mondo dilaniato dalle tensioni, l’odio rappresenta un carburante perfetto e onnipresente.

Lo si può osservare sulla tua bacheca di Facebook come in un conflitto dimenticato da tutti, nelle biografie personali come nelle elezioni politiche, in un piccolo paese della provincia italiana come nello scheletro abbandonato di una periferia industriale.

In questa edizione rinnovata di Iride proveremo a viaggiare in lungo e in largo dentro alla dimensione naturale dell’odio, cercando di scovare, passo dopo passo, dove quello si annidi. Soltanto provando a riconoscerlo in tutte le sue declinazioni potremo provare a capirlo.

Per troppo tempo, infatti, siamo stati abituati a credere che bastasse demonizzarlo, ghettizzarlo in una dimensione a noi parallela per arginarlo e tenerlo lontano dalle nostre vite. Ne abbiamo riempito cisterne senza vedere che, poco alla volta, le misure di sicurezza con cui avevamo imparato a gestirlo negli anni venivano meno.

Poi c’è stato l’undici settembre, ci sono state le guerre, le banlieu.
C’è stato il terrorismo e la fame, l’immigrazione e la crisi.

E, tutto d’un tratto, in una maniera che avevamo imparato a credere impossibile, ci risvegliamo in un mondo in cui abbiamo deciso, democraticamente, di dare in mano un lanciafiamme a chi quelle cisterne le ha trovate, le ha riempite fino all’orlo e ci ha guadagnato pure la carica di uomo più potente del globo.

Fino a qui tutto bene.

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