Modellare la pelle con piercing, impianti e scarificazioni:

pratiche estreme di sconosciute tradizioni millenarie o moderne espressioni di personalità individuali?

Marta Perroni
Iride Magazine
4 min readMar 31, 2016

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Henry Miles Photography©

Ciò che viene definita “body modification” è una pratica che racchiude in sé numerose tecniche e significati, tutti accomunati dal fatto di essere atti indelebili compiuti sul proprio corpo per valorizzarlo o potenziarlo. Dal “piercing” alla “scarificazione” fino all’installazione di “impianti” sottocutanei, la body modification è oggi un fenomeno che accende l’interesse di una vasta sottocultura giovanile ma che richiama, spesso senza averne l’intenzione, antichi riti di passaggio e usanze tribali.

Il body piercing è una forma ormai popolare di modificazione del corpo che ha avuto però origine migliaia di anni fa: forme di anelli al naso sono stati registrate intorno al 2000 a.C. in Medio Oriente e sono menzionate nella Bibbia in Genesi 24:22

«Quando i cammelli ebbero finito di bere, l’uomo prese un anello d’oro per il naso del peso di mezzo siclo e due braccialetti del peso di dieci sicli»

Questa usanza, durante il XVI secolo d.C., dal Medio Oriente si è poi trasmessa in India ed è comparsa in Occidente solo a partire dagli anni ’60 del Novecento, quando alcune comunità hippy di ritorno dall’India la portarono negli Stati Uniti.

© 2016 Sebastianvila — NoMadPhoto

Oltre che dalla tradizione Indù, i piercing alla lingua, risalgono anche ad un rito azteco durante il quale gli sciamani si trafiggevano la lingua per prelevare il sangue da sacrificare agli dei ed immergersi in uno stato di coscienza alterata in contatto con la divinità. Origine simile avevano anche i piercing sui lobi: tribù primitive credevano che i demoni e gli spiriti entrassero in un corpo passando dalle orecchie e potevano essere respinti solo attraverso il metallo.

Jean-Michel Clajot Photography©

Anche l’atto della scarificazione (‘scar’ — cicatrice) si rifà a pratiche di natura religiosa, sociale ed estetica ben radicate all'interno di specifici gruppi etnici: si divide in cutting ovvero un’incisione ripetuta nello stesso punto con l’inserimento di polveri o cenere che rendono la cicatrice profonda e visibile, e in branding dal verbo “to brand”- marchiare; ogni tipo di scarificazione racchiude in sé un significato specifico.

Esiste una pratica etiope in cui gli Abissini portano sulla fronte tante croci marchiate a fuoco quante il numero di messe a cui hanno assistito, o in base al clan e allo stato sociale di appartenenza, oppure, nell’alta Etiopia, era usanza scarificare sul busto le pene inflitte ai colpevoli di reato. Gli Shilluk dell’Alto Nilo, invece, si procurano, sulle arcate sopracciliari, caratteristiche scarificazioni dette “a grani di rosario” che vengono eseguite sia sugli uomini sia sulle donne e dipinte con terra bianca per evidenziarle; diverse erano invece le tecniche delle scarificazioni dedicate agli animali in cui ci si identificava o di cui si voleva attingere le capacità: i Boscimani, gruppo etnico dell’Africa australe, praticavano una serie di incisioni sulla fronte, dentro a cui cucivano microscopici frammenti di carne di antilope.

I piercing e le scarificazioni sono, ai nostri giorni, sempre più tollerate e comuni, e ormai ben lontane dall'essere segni identificativi di particolari gruppi sociali, stanno diventando le forti espressioni di tante personalità individuali.

Le nuove tecniche e le procedure di body modification hanno raggiunto livelli sempre più specializzati ed estremi e non si limitano più solo a piercing ed incisioni: i piercers hanno la possibilità di inserire impianti chirurgici sotto la pelle (placche di metallo o silicone di diverse forme e dimensioni da inserire sottopelle in zone ben definite — corna o ciambelle sulla fronte, corazze sugli avambracci o sulla spina dorsale fino al più recente impianto posizionato in una sacca nella sclera oculare), possono eseguire microdermal (inserimento di una piastrina attraverso un piccolo foro praticato sul derma), split tongue (la lingua viene gradualmente divisa a metà fino a creare una vera e propria biforcazione) o ear cropping (rimuovere, sezionare e ricucire la zona di cartilagine della parte superiore delle orecchie fino a ottenere una forma “ad elfo”).

Chi sceglie di fare body modification compie un processo, su diversi livelli, di radicale cambiamento finendo spesso per stravolgere completamente anche la propria fisionomia. Queste pratiche estreme, da una parte possono senza dubbio rappresentare

un’intensa ricerca di un rapporto armonico tra l’io e il proprio corpo e tra il proprio corpo e il resto del mondo.

Ma spesso la body modification pur acquisendo antichi elementi tribali per difendere e proiettare la propria individualità in una società priva di precisi elementi culurali, finisce invece per esprimere un profondo disagio. E in questi casi, rischia di diventarne, purtroppo, solo la vetrina.

Marta Perroni

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