NERO: 10 anni di sperimentazione

Manuela Pacella
13 min readFeb 8, 2015

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Cos’è

NERO è una rivista trimestrale di cultura contemporanea — distribuita in Europa e negli Stati Uniti — e una casa editrice specializzata in libri d’artista, edizioni e cataloghi per conto di musei, fondazioni e collezioni private. NERO si occupa anche della cura, direzione artistica e consulenza di progetti culturali e artistici. (Dal sito di NERO magazine)

Chi sono (da sempre, ossia dal 2004)

Francesco de Figuereido (1979) — Luca Lo Pinto (1981) — Valerio Mannucci (1979) — Lorenzo Micheli Gigotti (1979)

Ragioni di quest’articolo

Principalmente perché la citazione sopra riportata — per quanto esempio sublime di sintesi — non restituisce alcun ritratto di una storia che quest’anno giunge al suo decimo anniversario e nella quale ho deciso di tuffarmi, ripercorrendo antefatti e fasi, individuandone i punti di forza e i talloni d’Achille, cercando di capire io stessa il perché di un’attrazione che da qualche anno nutro per questi quattro ragazzi, da quando ho avuto il piacere di lavorare con loro per un catalogo realizzato in occasione di una mostra presso il Project Space della Golden Thread Gallery di Belfast, nel 2012.

Ecco il motivo per cui ho scelto di partecipare alla neonata rivista online COLLECTED con questo contributo: Belfast e NERO sono strettamente legati per me.

Sono territori in cui trovo rifugio ogni qual volta l’asfittica afa romana mi soffoca e ne esco sempre rinfrescata. I rapporti umani e professionali, in entrambi i luoghi, sono profondamente stimolanti e causano un prolifico stato di incertezza, quell’interrogazione sul proprio ruolo di cui ciascuno di noi dovrebbe continuamente nutrirsi.

Ne consegue il primo merito: un’autocritica costante che fa sì che quella prima frase citata in apertura — rivista trimestrale di CULTURA contemporanea — sia particolarmente appropriata.

NERO magazine, in questi dieci anni, ha certamente caratterizzato la scena contemporanea romana e non solo, anticipando umori, cavalcando lo spirito del tempo in una modalità che continuo ad invidiargli. I primi numeri della rivista li trovo spesso in case di miei coetanei che non appartengono al mondo dell’arte contemporanea come mi è capitato assai di frequente di cogliere qualche mio ospite — anch’esso completamente fuori dal sistema dell’arte — a leggere con avidità alcuni articoli.

Questo non è da tutti e scorrere i numeri, dal primo all’ultimo (presenti in formato PDF sul sito), dà un’idea non solo dell’interdisciplinarità della rivista sin dalle sue origini ma di come questa si sia evoluta poi in vera sperimentazione sulla carta che la rende non tanto “un medium quanto un oggetto”, ancora per citare le loro stesse parole (nota editoriale al numero 30, inaugurale dell’ultima fase del periodico).

Prima di ripercorrere le tappe di questo viaggio vorrei inoltre puntualizzare come sia assai significativo — per me come per NERO — che questo articolo non esca per una rivista d’arte ben rodata e distribuita, ma per una piattaforma culturale in nascita, dietro la quale ci sono giovani pieni di energia e idee ai quali auguro con tutto il cuore una prolifica e duratura attività.

Fatta questa premessa eccovi, quindi, la storia di NERO magazine, divisa in 4 fasi.

Prima fase: Le origini

Il gruppo editoriale della rivista si compone nei primi anni 2000, durante il periodo universitario. Per quanto possa sembrare quasi naturale che un gruppo di giovani studenti di storia dell’arte e di scienze della comunicazione decida di fondare una rivista, non lo è nel contesto italiano, in modo particolare in quello romano. Mi sono sempre domandata che tipo di forti sinergie ci fossero all’interno del gruppo e quale livello di ottimismo e, certamente, di spensieratezza avessero guidato questi ragazzi, prima di finire gli studi, a tuffarsi a capofitto in un’impresa quasi folle. È stato quindi fondamentale apprendere come la rivista non sia nata da un giorno all’altro ma ha alle sue spalle un’origine che, per quanto ai loro occhi probabilmente ingenua e di poco valore, restituisce un ritratto più naturale perché delinea un percorso, nato qualche anno prima.

I quattro ragazzi, infatti, avevano sperimentato la collaborazione scrivendo su un giornale di quartiere, dove, oltre a delinearsi i vari interessi, già si determina un’attitudine comune.

La rivista, non capendo bene le loro attitudini e forse neanche le loro argomentazioni, sceglie — invece di ampliarsi — di chiudere. Loro, di contro, decidono di farne una propria.

All’epoca in Italia vi erano poche riviste d’arte, molto specializzate e un po’ tradizionali. Oggi il panorama è completamente diverso e si può dire che il grande contributo italiano all’arte contemporanea negli ultimi 10 anni sia quello dell’editoria indipendente, rappresentato in modo particolare da NERO (2004) e CURA (2009) a Roma e da Mousse (2006) e Kaleidoscope (2009) a Milano.

Seconda fase: Dal N. 0 al N. 0.2 (2004–2007)

Issue 1. September-October 2004. Cover by Carola Bonfili.

Gli stimoli e le idee che costituiscono le radici di NERO si rintracciano non solo all’Università ma anche in contesti esterni. Ai quattro fondatori si aggiungono una serie di collaboratori, tra artisti, scrittori e critici d’arte: Carola Bonfili, Ilaria Gianni, Emiliano Maggi, Michele Manfellotto, Francesco Ventrella, Nicola Pecoraro, Daniele De Santis (detto il Danz, che diviene il grafico per tutta questa prima fase) sono tra i principali collaboratori e animatori della rivista, molti dei quali sono ancora oggi legati in forme diverse al progetto NERO.

Nel 2004 esce il Numero 0, mai distribuito, grazie al supporto dall’artista Cesare Pietroiusti, affascinato dall’aspetto multidisciplinare della rivista. Pietroiusti, inoltre, caratterizza il primo numero con un intervento artistico per le quattro pagine centrali, colando del colore rosso ad olio in fori realizzati nelle pile di pagine prima che fossero allestite.

In questa prima fase il magazine è pubblicato in lingua italiana ed è stampato in bianco e nero, con cadenza bimestrale e distribuito in forma gratuita (lo è ancor oggi). Gli articoli riguardano tutte le arti, dalla musica al teatro e alla danza, e si chiude sempre con una sezione di recensioni, non di mostre ma di uscite musicali, filmiche ed editoriali (scorrendole si intuisce subito l’interesse a largo spettro e la qualità quasi da scouting nell’individuare ciò che di più interessante accadeva a livello nazionale). Il tono degli articoli è prevalentemente informale. Di facile lettura anche se di alto contenuto.

Nonostante l’aspetto sia quello di una fanzine, i quattro direttori vogliono che venga subito riconosciuta come vera rivista per cui commissionano ad artisti progetti specifici e la distribuiscono ovunque (musei, gallerie, locali, negozi di musica, centri sociali e occupati, caffè, bar e pub, negozi vari; prima solo a Roma, poi anche Milano, Napoli e Torino) andando molto spesso di persona.

Inizialmente la loro impresa venne guardata con distacco e non sempre incoraggiata, poiché la qualità si vede, giustamente, nella durata, come disse lo stesso Stefano Isidoro Bianchi, direttore della rivista musicale di culto in Italia “Blow Up” a Valerio Mannucci nel corso di una conversazione in occasione di un’intervista pubblicata sul N. 3.

Dopo qualche numero, però, cresce l’attenzione nei confronti della loro attività e arrivano i primi riconoscimenti.

Domenico Scudero su “LuxFlux” nel 2004 scrive un articolo in cui sostiene che una delle maggiori qualità nel progetto NERO risiede proprio nella impossibilità di individuare in esso un regime di sistema.

Al 2006 risale la prima pubblicazione: un’edizione limitata in 100 copie su Terre Thaemlitz, dal titolo The Crisis of Post-Spectacle “Live” Contemporary Ambient Performance (Or…. Why I Can’t Get Paid to DJ A-structural Audio).

Il primo periodo di NERO si conclude con un numero speciale, il N. 14, che per la prima volta viene distribuito a livello internazionale. È in inglese e raccoglie il meglio dal 2004 al 2007.

È questo, quindi, certamente il numero da guardare e leggere per comprendere pienamente questo primo periodo (Special Issue).

A chiusura vi è la sezione Special Projects / Tapes dove sono ripubblicati tutti gli interventi artistici per le quattro pagine centrali della rivista. In aggiunta hanno chiesto agli artisti una top ten musicale e filmica.

Di questi primi anni si segnalano:

Terza fase: Luci ed ombre (2008–2012)

Issue 16. April-May 2008. Cover by Bruce La Bruce.

Nel 2008, come era accaduto nel 2004, NERO esce con un numero non in distribuzione, lo 0.2.

Si inaugura una nuova stagione, a colori, con più pagine e una più larga distribuzione e con una nuova veste grafica a cura di Nicola Pecoraro che entra nel gruppo di base e diventa l’Art Director della rivista.

In questi anni avvengono moltissimi cambiamenti. Il principale è quello di voler far convergere tutto nel mondo delle arti visive, come disciplina in cui — come d’altronde stava avvenendo ovunque — potevano confluire le altre arti.

Questa decisione, se da una parte ha incoraggiato alcuni progetti più sperimentali già presenti in precedenza, ha di contro determinato l’allontanamento di alcuni collaboratori e sostenitori.

Vengono create delle rubriche, alcune costanti, altre più mobili.

Pian piano scompaiono del tutto le recensioni e viene inserita la traduzione in inglese di tutti gli articoli (dal N. 20).

In quegli stessi anni un grande contributo, all’intero progetto, viene offerto da Ilaria Leoni grazie alla sua collaborazione nell’ambito del marketing e delle relazioni istituzionali.

La peculiarità di NERO, ossia la sua flessibilità, fa in modo che venga coinvolta nella cura di sezioni musicali in eventi artistici e viceversa. NERO struttura una rete di relazioni ampia e fortificata attraverso la quale sviluppa progetti all’interno di alcuni tra i più interessanti eventi di arte e musica in istituzioni e musei.

Cory Arcangel at Dissonanze Festival, Rome.

Alla Fiera di Torino, Artissima, sotto il rilancio con la direzione di Andrea Bellini, curano Artissima Volume per due edizioni (2007–2008) mentre per il festival romano Dissonanze si occupano della sezione legata alle arti visive e alle performance.

Terence Koh at Dissonanze Festival, Rome.

A partire dalla collaborazione con alcune nuove istituzioni private, come, per esempio, Depart Foundation, Fondazione Giuliani e Nomas Foundation, e musei italiani, NERO consolida la sua attività editoriale combinando la pubblicazione di cataloghi e libri d’artista. La sezione editoriale di NERO si distingue per qualità e carattere mostrando una propensione a forzare i formati tradizionali e a costruire, di volta in volta e in collaborazione con gli artisti, progetti editoriali ad hoc e ad ampia diffusione.

Tra le oltre 50 pubblicazioni si segnalano:

  • Documenta 1955–2012. The Endless Story of Two Lovers, un libro fotografico realizzato con il supporto dell’archivio di dOCUMENTA a Kassel, dedicato al rapporto tra opera d’arte e spettatore. Un viaggio visivo che ripercorre più di 50 anni della storia di Documenta.
  • Il libro d’artista The Dry Salvages di Elisabetta Benassi, in edizione limitata (50 copie): una scatola in legno contenente il libro d’artista e uno dei 10,000 mattoni costituenti il suo intervento all’interno della mostra vice versa — a cura di Bartolomeo Pietromarchi, Padiglione Italia, 55ma Esposizione Internazionale d’Arte-Biennale di Venezia;
  • Fishing With John: il libro sperimentale di Honza Zamojski, derivante dall’unione di due tipologie, quella del ‘libro d’artista’ e quella di studio accademico.

All’attività puramente editoriale NERO affianca la creazione di eventi e progetti culturali di vario tipo. Depart Foundation, per esempio, coinvolge NERO nella cura e produzione di due grandi mostre: New York Minute al Macro Testaccio nel 2009 e When in Rome all’Istituto Italiano di Cultura e all’Hammer Museum di Los Angeles nel 2011.

Si definisce nel frattempo, in maniera quasi naturale, una divisione di ruoli all’interno di NERO: Luca Lo Pinto e Valerio Mannucci al magazine, con Nicola Pecoraro come Art Director della rivista; Francesco de Figuereido, Art Director di tutte le pubblicazioni e di tutti gli output di NERO e Lorenzo Micheli Gigotti, editor e responsabile della sezione publishing.

Il 2007–2010 è probabilmente il periodo in cui NERO raggiunge l’apice del successo. Di questo, in fondo, si tratta. Commissioni da importanti musei e fondazioni come da eventi fieristici, biennali e festival li rende, almeno in Italia, talmente noti da suscitare, ovviamente, anche invidie e maldicenze. Anche se superficiali e dettate prevalentemente da gelosie tipiche da sistema, le accuse che gli vengono fatte sono, in fondo, le medesime che loro rivolgono a se stessi circa quegli anni.

In questi ultimi anni gli unici progetti che accompagnano l’attività editoriale sono MAXXIMALISM al museo MAXXI di Roma (2010) e la cura degli eventi musicali durante la fiera Roma. The Road to Contemporary Art (2011–2012).

Omar Souleyman. Maxximalism. MAXXI, Rome. Photo: Alexei Popov.

Detto questo la rivista conosce momenti di sperimentazione pura tra cui, un esempio tra tutti, il Sommarione, presente in tre numeri (18, 19 e 20). L’idea di base non è di un semplice sommario ma di un luogo in cui, una volta completati gli articoli, NERO stesso potesse autogiudicarsi. Purtroppo dal N. 21 diviene un semplice sommario dove ci si limita ad una descrizione dei contenuti per poi scomparire del tutto dal N. 24.

Vi sono poi le rubriche in cui artisti e musicisti si intervistano o dei tentativi diversi di utilizzo di immagine e testo. Tra le rubriche più interessanti vi sono certamente quelle di Michele Manfellotto (artista e scrittore) e delle artiste Rä di Martino e Caterina Nelli.

Da segnalare è Composites (dal N. 23), una vera e propria mostra su carta in cui vengono ripubblicati una serie di interventi artistici realizzati in passato su giornali, riviste e periodici (Composites, pp. 101–112).

Quarta fase: Dal n. 30 (autunno 2012) ad oggi

Nell’autunno del 2012 NERO cambia ancora. L’editoriale dice:

Eight years after its founding, NERO presents a new editorial structure. Conceived as a compendium of autonomous sections, NERO is a publication that collects other serial publications within it; a story composed of various chapters that share no narrative links, but that do belong to the same imaginery. This is an editorial model in which each section corresponds to a project intended to activate interpretive processes or to rethink the modalities of presentation and fruition of the contents. New sections will be added and others will disappear: Commissioned projects, authorual journeys and personal experiments. A way of thinking the magazine not as a medium but as object.

Issue 29. Spring-Summer 2012. Cover by Jochen Lempert.

Si tratta, quindi, di sezioni quasi autonome che potrebbero essere un giorno collezionate insieme. Si potrebbe quasi dire di piccole pubblicazioni a capitoli, la cui uscita è con ciascun numero della rivista.

Vediamone alcune:

  • Adaptation, una mostra lanciata in anticipo sul magazine con il suo comunicato stampa, poi però visibile online nella data stabilita (la prima, ad esempio, è Liking Animals di Ruba Katrib, con una serie di link da esplorare);
  • Ruins of Exhibitions, una ripresentazione di mostre significative del passato, con la pubblicazione di immagini e materiale vario d’archivio quali comunicati stampa o rassegne stampa;
  • Words for Images, sezione in cui si chiede agli scrittori di reagire a parole ad immagini loro date di cui non conoscono l’autore o l’origine;
  • Offlines, progetti nati online e riproposti come fossili sulla carta.

Ad un’osservazione più attenta, con una certa conoscenza della rivista, si può probabilmente osservare che questa nuova versione a sezioni non è altro che un adattamento della precedente divisione a rubriche. Molte di quelle idee sono qui riportate e in alcuni casi anche spinte più avanti. Trovo, però, che l’ambizione di creare delle unità separate in un eventuale futuro si sia già vanificata nel cambiamento o scomparsa troppo repentina di alcune sezioni, a dimostrazione, forse, che sia una gabbia troppo rigida.

Come purtroppo credo che, per quanto so quanta autoanalisi si faccia all’interno del gruppo direttivo, non si tenga presente che qualcuno potrebbe non capire affatto alcune sezioni, essendosi perse nel tempo le tracce della loro origine come forse accade per quelle di Julia Frommel e Rä di Martino.

La rubrica Adaptation prima citata, inoltre, apre un altro problema, l’online. L’idea di lanciare sul cartaceo una mostra online è quasi geniale ma come poi questa sia effettivamente diffusa, non altrettanto. Purtroppo occorrerebbe tener conto dello sguardo sempre più superficiale dei fruitori e per alimentare la loro curiosità bisognerebbe essere più presenti; altrimenti forse sarebbe quasi meglio tacere.

Il sito della rivista è certamente il luogo dove poter sperimentare e in qualche modo lo stanno facendo ma, a mio avviso, manca l’aspetto più importante: la storia che fin qui si è raccontata, fatta di rapporti umani, idee, collaborazioni trasversali e, appunto, sperimentazione. Un modo in cui questo è reso possibile è attraverso la collaborazione con le generazioni più giovani, cosa che avviene già da qualche anno con il coinvolgimento di Federico Proietti e Francesca Coluzzi. Il primo è un artista e graphic designer; dona alla rivista uno sguardo fresco su nuove forme di espressione e comunicazione artistica. Francesca Coluzzi, invece, esperta di digital publishing, sta studiando nuove soluzioni nel campo della produzione e diffusione editoriale.

Per molti anni NERO è riuscito a ridefinire il già dato, lo scontato, i codici non detti di molte modalità percettive ed esperienziali. Poiché questa è la loro ossessione, sono convinta possano riuscirci ancora, inaugurando un’altra fase, completamente diversa.

Articolo pubblicato in inglese su COLLECTED (Belfast) nella primavera-estate del 2014.

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