Opinioni

Benvenuti nell’era del Turbopopulismo

Una visione del sogno americano orientata all’egoismo e all’isolamento?

Francesco Nicodemo
3 min readJan 22, 2017

Di Francesco Nicodemo

Stamattina su L’Unità è stato pubblicato un mio contributo per la rubrica Connessioni ed era inevitabile soffermarsi ancora sul discorso tenuto da Donald Trump all’ inaugurazione di venerdì scorso.

Ho cercato di seguire senza farmi prendere dalla nostalgia di Obama o dalle mie opinioni politiche ma con il solo scopo di capire. Il quarantacinquesimo Presidente Usa ha parlato di confini da difendere, di costruzione di strade e infrastrutture e ha detto che due sono le regole da seguire: comprare americano e assumere americano, in una parola protezionismo. Prima l’America dunque e nel modo più severo possibile, difendendo i confini nazionali ma anche le produzioni interne, i posti di lavoro e smettendola di far arricchire gli altri, come è stato evidenziato nell’ articolo del New York Times di David E. Sanger dall’evocativo titolo «Con echi degli anni ’30 Trump fa risorgere una visione dura del ‘prima l’America’».

Intanto Trump diceva che quella cerimonia non rappresentava semplicemente il passaggio da un’amministrazione all’ altra o da un partito a un altro ma da Washington al popolo. Ha poi aggiunto che non importa quale partito controlli il Governo perché ciò che conta è se il Governo stesso venga effettivamente controllato dal popolo, chiarendo che con lui gli uomini e le donne dimenticati non lo saranno più. Ancora il popolo, benvenuti nel “turbo populismo” dunque, per usare una straordinaria espressione adoperata dal prof. Mazzoleni su Twitter. Nel discorso infatti, si è sentita la stessa retorica ascoltata durante la lunga corsa che lo ha portato alla Casa Bianca.

Come sottolineato dal Washington Post nell’articolo di James T. Kloppenberg “Il discorso inaugurale di Trump è stato una rottura radicale con la tradizione americana”, i Presidenti nei propri discorsi hanno offerto di solito una visione per tenere unita la Nazione e la popolazione attorno a dei valori comuni. Il tycoon invece ha offerto un quadro cupo del Paese. La sua visione del sogno americano è davvero orientata all’egoismo e all’isolamento, come ha scritto Kloppenberg?

(foto di Javier Zarracina, Vox)

In effetti ad ascoltarlo venerdì, è sembrato davvero che Trump stesse continuando a comunicare ai suoi sostenitori e non all’intera Nazione. Anche nell’editoriale del Guardian dal titolo “Il punto di vista del Guardian sull’inaugurazione di Donald Trump: una dichiarazione di guerra politica”, si dice che quel discorso sembrava ancora rivolto soltanto a chi ha scelto lui, non a tutto il resto della popolazione. Si legge che esso “era indirizzato a coloro che hanno votato per lui, non a quelli, la maggioranza, che non lo hanno fatto” e che “nel suo discorso ha deriso chi è stato tutte parole e nessuna azione. Ma c’è il rischio che anche egli possa essere una vittima di ciò”. Trump ha promesso un cambiamento. Si è percepito il disprezzo nei confronti della politica ma in effetti non sono ancora chiari i dettagli e in generale non si comprende completamente come intenda muoversi.

Mentre leggiamo dei primi provvedimenti l’unica cosa che possiamo fare è sforzarci di avere sempre più strumenti per comprendere lo scenario politico che si sta delineando nel mondo.

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Francesco Nicodemo

Vedere tutto, sopportare molto, correggere una cosa alla volta (Bernard de Clairvaux)