Fur: Un ritratto immaginario di Diane Arbus (2006)

E fu così che la fotografia divenne donna

Linda Ferrari
3 min readJun 1, 2015

--

Recentemente sull’autorevole blog dedicato alla fotografia del New York Times, James Estrin, editor da quasi 30 anni nella medesima testata, ha ripercorso in un articolo la presenza femminile nel fotogiornalismo.

Partendo dalla Seconda Guerra Mondiale scrive che solo dall’inizio degli anni ’70 le fotografe donne hanno iniziato a lasciare il proprio segno.

“it wasn’t until the early 1970s that many female photographers started making their marks.”

Prosegue dicendo che negli ultimi anni la generazione di fotografe donne è diventata più numerosa ed ha anche cresciuto figli mentre continuava a viaggiare per lavoro.

“in the last few years a generation of female photographers has emerged, raising children while continuing to take overseas assignments.”

Riprendendo anche l’approfondito articolo Women in Photography: a Story Still Being Written scopriamo che nel 1983, circa il 20% dei fotografi erano donne. Ad oggi, circa il 20% dei fotogiornalisti sono donne e le differenze di genere si stanno attenuando.

“In 1983, about 20% of photographers were women. Today, about 20% of photojournalists are women and the gender balance across photographic professions in general is pretty well even.”

Potremmo quindi dire che:

Fur: Un ritratto immaginario di Diane Arbus (2006)

la fotografia sta diventando donna

I sintomi di questa trasformazione sono chiari:

  • la presenza di numerosi siti dedicati: fra questi Firecracker, una piattaforma dedicata a sostenere le donne fotografe europee;
  • la nascita di collettivi al femminile: fra questi, il primo collettivo tutto al femminile del Medio Oriente: Rawiya. Una delle fondatrici, Laura Boushnak, racconterà la propria esperienza nell’estate 2015 durante il workshop Photo-Berlin;
  • di premi dedicati: The Inge Morath Award che è sostenuto dalla Magnum Foundation e l’importante Canon Female Photojournalist Award che viene consegnato durante il più famoso festival di fotogiornalismo, il Visa pour l’Image.
  • Seguono numerose mostre e persino sezioni dedicate all’interno di Biennali della Fotografia come “Women in War” alla Daegu Photography Biennale in Corea del Sud.

Per concludere, riprendendo ancora Dawn Oosterhoff nell’articolo Women in Photography:

La storia delle donne nella fotografia non ha ancora raggiungo un lieto fine ma la trama sta progredendo su una nota di ottimismo (…) Le donne fotogiornaliste sono rare e si è appena iniziato a pensare alla prospettiva futura delle donne in fotografia.

Fur: Un ritratto immaginario di Diane Arbus (2006)

“The story of women in photography has not yet reached its happy ending, but the plot is progressing on an optimistic note. Women photographers are still dramatically under-represented in the art world.

Women photojournalists are rare and we’ve only begun to think about the portrayal of women and women’s perspectives in photography.”

Nonostante nelle più importanti agenzie fotografiche la presenza femminile vari ancora tra il 5 e il 25%, ci sono premi come la sezione Portraits del WPP che ci testimoniano come la percentuale di genere dei vincitori sia già arrivata a un 50/50. Da notare inoltre che l’ultima edizione dell’ambitissimo premio Carmignac Photojournalism Award è stato vinto per la prima volta da una fotografa donna: Newsha Tavakolian.

Se prendiamo i premi come sintomi della trasformazione, possiamo dire che anche se il mercato è lento ad adattarsi, il cambiamento in atto è significativo ed evidente.

Testo di Linda Ferrari

English version by Chiara Luxardo

    ➤➤ Segui Medium Italia anche su Twitter | Facebook | RSS

--

--