e fu così che una #photo-editor mi bannò
Succedono cose strane nel web e persone che hanno un’immagine pubblica e che dovrebbero essere abituate a confrontarsi su argomenti di cui si definiscono esperte, finisce che sbagliano proprio la comunicazione online.
Racconto questo caso come esempio di interazione professionale scambiata per personale e come richiesta di confronto liquidata rimuovendo la mia connessione in facebook (dico “connessione” perché non trattasi di “amicizia”).
Succede che una photo-editor di un giornale mensile continua a postare sul proprio account di instagram e facebook le foto di fotografi professionisti.
Succede che io sto studiando proprio questi temi da più di un anno e con così tanta passione e interesse che mi è stato chiesto di tenere un workshop. (Questo il link alle slide del corso)
Succede che molto umilmente e senza aggressività chiedo specifiche su come si stanno regolamentando i giornali in merito all’utilizzo delle immagini nei social network.
Succede che vengo cancellata e bannata dai contatti di questa persona.
Segue la cronistoria:
Questo è quello che mi appare nelle “Notizie” o “News Feed”
decido di commentare:
ma invece di trovare una persona che coglie l’occasione per iniziare un confronto e un dialogo che interessa a tutti noi del settore, mi ritrovo invischiata in una forma di comunicazione personale:
N.B. Io e la presente photo-editor non ci conosciamo né online né offline.
Succede che poi, un altro photo-editor, prende al volo l’occasione e porta la sua esperienza:
Non posso non ri-postare anche lo screenshot delle due immagini per intero. Pensateci: non vi sembra esattamente come aprire un magazine qualsiasi dove nella pagina di sinistra avete un reportage e nella pagina di destra una pubblicità?
Nel mio modo, a volte un po’ naive, cerco di consapevolizzare la persona con cui sto dialogando. Ma questo è quello che accade (sotto la finestra pop up, riuscite ancora a leggere quello che stavo scrivendo)
(purtroppo ho perso lo screenshot dove mi si dava della “passiva aggressiva”)
Sono incredula. Faccio refresh, ma niente:
Un altro refresh e sparisce tutta la pagina:
Chiamo un contatto in comune e chiedo di controllare se è sparito l’intero profilo o se è solo il mio account che è stato bannato.
E scopro che su quella bacheca si sta andando avanti a dialogare, taggandomi per continuare il confronto. Mentre io non solo non ho più accesso a quel profilo ma non mi appare neanche più nelle notifiche.
Quello che ho imparato da questo scambio è che:
- c’è ancora molta confusione su quello che è personale e professionale online,
- alcune persone non si rendono conto che su facebook stiamo parlando in pubblico e che tutto resta registrato,
- che mostrare chiusura al dialogo è più negativo per sé stessi che per gli altri.
Quello che mi viene spontaneo consigliare è:
- quando scrivete su facebook o su altri social pensatevi sempre in mezzo alla piazza della vostra città nell’ora dello “struscio”
- se volete essere visti come professionisti dagli altri, comportatevi voi stessi, in primis, da professionisti
- se avete una passione o, in generale, un argomento che vi sta a cuore, non abbiate paura nel cercare un confronto.
Perché quando si dice che nel web non ci sono gerarchie significa che partiamo tutti da zero, dal “crea un account”.
Siamo noi a decidere che uso farne.
Siamo noi a decidere come apparire nel mondo online.
Per concludere, condivido il mio mantra, di quando scrivo online (mantra che mi permette di evitare molte brutte figure):
noi siamo quello che comunichiamo.
➤➤ Segui Medium Italia anche su Twitter | Facebook | RSS