Le ultime lettere

Un’inchiesta toccante sulle ultime email di chi non c’è più

Monica Cainarca
18 min readMar 29, 2016

di Leandro Demori
traduzione di
Monica Cainarca

Le email sono diventate ormai una parte così abituale della nostra vita da poter essere considerate veri e propri capitoli scritti della nostra storia personale. Si scrivono email anche genitori e figli. Amici, conoscenti virtuali, parenti lontani, colleghi di lavoro: tutti usano le email, in tutto il mondo. E spesso, quando muore una persona cara, o un amico, o qualcuno che conoscevamo, le ultime parole che ci restano da conservare come ricordo sono proprio lì, nella nostra casella di posta elettronica.

Ho chiesto ai lettori di condividere i ricordi di queste ultime lettere di chi non c’è più. Che cosa ha scritto ai suoi amici e parenti prima di morire? Qual è stato il suo ultimo messaggio, o il più significativo, quello che vive ancora nella casella di posta di chi resta? Che ricordo virtuale ha lasciato?

Dal Brasile, l’assistente di volo Rod Sánchez mi ha raccontato la storia di Sandra Martins, una sua collega in una compagnia aerea brasiliana.

“Avevamo fatto 13 voli insieme, come parte dello stesso equipaggio, tra il 18 e il 20 marzo 2006, quasi tutti sulla tratta Rio-San Paolo. Avevamo scattato alcune foto insieme e deciso di mandarle a Sandra per email.”

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Data: 21 marzo 2006
Oggetto: le nostre foto
Ciao Sandra!Ecco le foto che abbiamo fatto durante il volo! Mi ha fatto molto piacere volare con te! Quando si lavora con brave persone che mandano buone vibrazioni, si sbarca dall’aereo con una nuova energia. Grazie!Aggiungimi su Orkut!Un bacio,
Rodrigo.

Sandra ha risposto alla richiesta di amicizia su Orkut.

“Quando siamo entrati più in confidenza, ha iniziato a chiamarmi ‘amico’. Mesi dopo, all’aeroporto, sbarcando da un volo che avevo preso non per lavoro ma come passeggero, mi sono imbattuto in Sandra. Me la ricordo tutta sorridente e gentile che mi dice: ‘Ehi, amico, come te la passi?’ Se non erro, stava per partire per Porto Alegre, per andare a trovare i suoi genitori.

Il 29 settembre 2006, il giorno dell’incidente, stavo passando per la lobby dell’hotel e ho visto una collega in lacrime. Mi sono avvicinato e le ho chiesto cosa stava succedendo. Mi ha detto che uno dei nostri aerei si era schiantato. Ore dopo, sempre nella lobby dell’hotel, in silenzio, i membri dell’equipaggio si passavano di mano in mano un foglio di carta. C’erano scritti tutti i nomi dei nostri colleghi coinvolti nell’incidente. Ognuno leggeva e poi passava il foglio al collega di fianco, piangendo. Quando mi è arrivato in mano e ho letto il nome di Sandra, è stato come un pugno nello stomaco.”

Tati Zapata ha perso sua zia, morta un anno fa di cancro ovarico. Nell’ultima email, la zia le spiegava cosa le stava succedendo e chiedeva di non dire nulla alla figlia, che studiava all’estero. È passato un mese tra l’invio di quella email e il giorno della sua morte, “un periodo durante il quale speravo di vederla in ospedale e parlare con lei”, racconta Tati (che ha chiesto anche di cambiare i nomi dei suoi parenti citati nell’email).

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Data: 23 dicembre 2014
Oggetto: questa volta sono solo brutte notizie
Carissimi,
spero stiate tutti bene!
Io no.
La settimana scorsa ho fatto un’ecografia di controllo e l’esito è stato un brutto colpo. Ho un tumore alle ovaie ed è probabile sia maligno. Ci sono altre anomalie nell’addome, ho i linfonodi ingrossati, il fegato non è a posto e cose così. È una merda totale.
L’anno scorso non avevo niente.Sto facendo un sacco di esami radiologici (ne ho altri domani) e ieri ho avuto un consulto con un chirurgo oncologo che mi ha detto che non possono fare altro finché non hanno più dati dagli esiti degli esami, che saranno pronti nei prossimi giorni.C’è una minima possibilità che non sia maligno, ma... a quanto pare le mie condizioni non sono buone, perché ci sono serie anomalie anche negli esami del sangue.Non so. Devo aspettare. È un limbo orribile; avrei voluto che il chirurgo mi aprisse la pancia e tirasse fuori la bestia che mi sta mangiando da dentro, ma ha detto che non si può fare perché un’operazione del genere sarebbe troppo rischiosa ora.È una situazione orrenda e Marina e Rafaela sanno bene di cosa sto parlando! Non so cosa succederà e continuo a pensare che l‘anno che viene ho così tante cose belle da fare e che forse non ce la farò.Ma prevale la mia forza: non intendo morire di questa merda! Suzana sta negli USA e non sa ancora nulla di tutto questo e non voglio ASSOLUTAMENTE che lo venga a sapere, perché non potrebbe fare niente per ora. Quando la terapia sarà definita e mi dovrò operare per stabilire se il tumore è maligno, allora lo dirò a Suzana, così potrà decidere di tornare, se vuole. Ma non adesso, quindi vi chiedo se la sentite di non farle sapere assolutamente niente.Non avrei voluto dirlo nemmeno a voi, proprio adesso alla vigilia di Natale. Avrei voluto avere notizie più confortanti, ma, credo, se i miei cari mi mandano buone energie, mi aiuterà a stare meglio!Non ho ancora annullato il mio viaggio a Brasilia. Se non succede niente settimana prossima, parto lo stesso! Preferisco essere lì con voi a dare baci ai vostri bellissimi bambini che stare qui a pensare a cose brutte. Forse mi toccherà partire il 30 o il 31 per andare prima al consulto il 29, che era la data in cui sarei dovuta partire, ma non lo so ancora, ve lo farò sapere.Un bacione!!!
Maria

La risposta di Tati:

Zia cara,
non ti preoccupare, Suzana non ne saprà nulla!
Le buone energie di Natale e del Nuovo Anno quest’anno saranno tutte per te!!
Un bacio enorme

La zia non è più riuscita ad andare a Brasilia. È stata ricoverata in ospedale e non ne è più uscita. “Si pensa sempre di avere più tempo. È successo tutto così in fretta”, dice Tati.

“Sì, potete pubblicare l’email, sono sicuro che Sofia la apprezzerà quando imparerà a leggere”, ha scritto Alexsander Rosa.

“È l’ultima email che ho ricevuto da Fabi, tre giorni prima dell’ictus che l’ha uccisa. Niente testo, solo allegati: 3 foto di Sofia, nata la settimana prima”.

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Data: 5 luglio 2013
Oggetto: Buongiorno papà!!!

“Il giorno dopo abbiamo avuto la nostra ultima conversazione, in chat su GTalk. Ho scritto: ‘Hanno annunciato le squadre di Impedcopa [un campionato di calcio], LAS MANDARINAS DE BRANDSEN. Sono nella squadra del Volkart’. Lei mi ha risposto con una domanda: ‘È una cosa buona?’

Fabi ha avuto l’ictus l’8 dello stesso mese. È stata 15 giorni in coma ed è morta il 23.

Vini Stein era un artista di talento. I suoi disegni sono pubblicati anche su Medium, come questo, un autoritratto mentre prepara i biscotti.

Luiz Augusto de Barros era un suo amico di lunga data. Cercando nella casella di posta, ha recuperato l’ultima email che si sono scambiati. “Con mia grande sorpresa, l’oggetto del messaggio era: L’ultimo saluto di Vini”, racconta. Era un normale invito a una festa di addio prima di trasferirsi, ma ora quell’ultimo saluto ha ben altro significato.

“Mi ricordo che avevamo grandi progetti. Aveva in mente di realizzare vari dipinti e poi di fingere la propria morte, per vedere se ‘le opere finali di un giovane pittore’ sarebbero state messe all’asta da Sotheby’s a cifre esorbitanti! Magari. Non siamo arrivati fino a Sotheby’s (non ancora, almeno), ma non importa. Non si può assegnare un prezzo al tempo che ha passato con noi. Quella è la vera opera d’arte, unica e non trasferibile”.

Anche Leandro Pereira ha salvato l’ultima email dal padre prima che morisse. Era un messaggio ordinario con un errore, quasi un presagio, che si sarebbe rivelato utile alla sua famiglia solo pochi giorni dopo.

“Mi ha mandato un foglio Excel con tutti gli investimenti finanziari che ho ancora in Brasile (ora vivo in Australia). Solo che non si era reso conto che nelle altre schede dello stesso file c’erano anche tutti i suoi investimenti”. Leandro ha fatto notare l’errore al padre, che ha risposto: “Oh merda!”

“Gli ho detto che non avevo nemmeno guardato, e la sua risposta finale è stata: ‘Eh eh, ma non è quello il punto. Non ho segreti per voi. Baci’. Questo scambio di email è stato meno di un mese prima della sua morte accidentale. Quando è arrivato il momento di sistemare i suoi affari, quell’errore si è rivelato utile per sbrigare le pratiche burocratiche”.

Fernando Cesarotti mi ha scritto lo scorso febbraio. “La persona che mi manca di più al mondo è mio padre, morto il giorno di Natale del 2010. Se la cavava bene con la tecnologia, anche se aveva più di 60 anni, ma usavamo poco le email per comunicare, da quello che ricordo. Erano messaggi su cose più formali, come bonifici in banca e cose del genere. Degli ultimi cinque messaggi di posta elettronica che ho trovato, quattro hanno il suo numero di conto a cui avevo fatto versamenti per rimborsarlo di un prestito. L’ultima è molto sbrigativa: chiedeva solo che gli mandassi quanto ancora gli dovevo. Quella precedente è diversa: fa riferimento a un pranzo insieme e a quanto gli era piaciuto. L’ultima volta che abbiamo parlato era il 23 dicembre. Mi ha telefonato per sapere a che ora andare da mia suocera vestito da Babbo Natale e per organizzarci per andare a Messa. Era un telefonata, non un’email, quindi non ho un registro fisico, solo il ricordo. Quella mattina, ha avuto un infarto.”

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Data: 29 novembre 2010
Oggetto: Fernando
Il pranzo ieri era ottimo. Dovremmo rifarlo un’altra volta.

“Il sogno di mio padre era di scrivere una canzone,” mi ha raccontato Ana Becker. “Ne parlava da sempre. L’ultima email che mi ha mandato è stato il testo che ha scritto (e poi ha mandato un sms per dirmi di non leggerla, perché si sentiva in imbarazzo). L’ultima mail che ho inviato io non c’entra niente, era un link a un video in portoghese sulla religione che guarda caso era l’unica pagina aperta sul suo computer. Mi ucciderebbe se sapesse che ho pubblicato il testo della canzone, ma muoio di orgoglio del mio vecchio.”

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Data: 14 febbraio 2015
Oggetto: La mia canzone
Niente di meglio di una serata da solo ad ascoltare musica e bere. Ho scritto la mia canzone! Di sicuro non si può mettere in musica, ma è quello che vorrei dire, se si potesse. Ho tirato fuori il Bob Dylan che c’è in me!!! Baci* * *SVEGLIATI Ti piace solo un colore
E ammiri un solo fiore?
Svegliati, amico!
Le novità ti spaventano
E preferisci isolarti nel tuo angolino?
Svegliati, amico, svegliati.
Ti danno fastidio i mendicanti e i poveri
E condanni ogni forma di protesta?
Svegliati, amico, svegliati.
Storci il naso a chi ha la pelle di un altro colore
E predichi la superiorità della tua gente?
Svegliati, amico, svegliati.
Le offese che spari fuori sono meritate
E non perdoni quelli che prendi di mira?
Svegliati, amico, svegliati.
L‘amore omosessuale, per te, è un affronto
E le differenze culturali sono un danno?
Svegliati, amico, svegliati.
La tua religione è al di sopra del bene e del male
E il tuo partito politico è l‘unico legittimo?
Svegliati, amico, svegliati.
Ti credi detentore di ogni verità
E la giustizia sociale ti sembra beneficenza?
Svegliati, amico, svegliati.
Difendi le tue idee sopra ogni altra cosa
E pensi davvero che dovrei tacere?
Svegliati, amico, svegliati.
Svegliati, amico!
Il cervello umano è più grande di quel che credi
E ha la capacità di accogliere le differenze.

I messaggi elettronici hanno anche il potere di svelare storie represse nella vita reale. Anna Silveira mi ha raccontato di come ha avuto modo di conoscere un fratello con cui non aveva mai avuto contatti.

“I miei genitori si sono conosciuti all’università. Mio padre aveva 12 anni più di mia madre, era sposato e aveva una figlia. Si sono frequentati per otto anni. Il sesto anno, sono nato io. In tutti quegli anni lui era rimasto sposato e ha anche avuto un altro figlio, mio fratello Márcio.”

Non ho mai avuto a che fare con la prima famiglia di mio padre, non ci ho mai nemmeno parlato. Anche con lui ho avuto pochi contatti, soprattutto dopo che ci siamo trasferiti con mia mamma in un’altra città, quando avevo dieci anni.

Quando ho compiuto 23 anni, è nata mia figlia Giulia. E mio padre si è rifatto vivo, per conoscere la nipotina. Era a Porto Alegre, perché mio fratello Márcio aveva avuto un trapianto di midollo osseo. Márcio aveva circa 27 anni. Non ci eravamo mai incontrati.

Un paio di mesi e due incontri dopo, mio ​​padre è morto. Era il 2006.

Due anni dopo, mia mamma ha trovato i profili dei miei fratelli su Orkut. Mia sorella si era sempre rifiutata di ammettere la mia esistenza. Sapevo poco di Márcio, ma ho deciso di correre il rischio e gli ho mandato una richiesta di amicizia.

Mi ha risposto con una lunga email, spiegando perché non poteva accettare la richiesta in quel momento, ma dicendo anche che stava seguendo la mia vita su Orkut e aveva sempre voluto incontrarmi, solo non ne aveva ancora avuto il coraggio.

Ci siamo scambiati email per un po’. Abbiamo iniziato a comunicare in chat su MSN. E finalmente ci siamo incontrati. Siamo diventati amici. Alla fine ho cominciato ad avere un fratello.

Nel mese di agosto 2008, non rispondeva più alle email o ai messaggi in chat su MSN. Mi sembrava strana la cosa. Alla fine ha risposto, spiegando che aveva passato un brutto periodo per via di complicazioni polmonari (conseguenze della radioterapia dopo il trapianto). E ha detto che ci serviva un piano per avvisarmi in caso gli fosse successo qualcosa. La nostra amicizia era ancora un segreto per il resto della sua famiglia.

Alcuni giorni dopo, il piano che aveva preparato senza consultarmi è stato messo in pratica. Ho ricevuto una telefonata da sua madre, la prima moglie di mio padre, che mi informava che Márcio era stato ricoverato di nuovo in ospedale e aveva scarse probabilità di sopravvivere.

Per un po’ mi sono chiesto perché il mondo mi avesse dato mio fratello per sei mesi, dopo che eravamo stati lontani per 26 anni. Non so rispondere a questa domanda. Ho smesso di cercare una LEZIONE in tutto questo.

Quando ho letto del tuo progetto sulle ultime lettere, ho pensato che avrei potuto contribuire con un’ultima email piena di significato, ma non ce l’ho. Ho sei mesi dei primi messaggi di email, che sono stati gli ultimi con una persona con cui avrei dovuto condividere parte della mia vita.

È stato importante per me raccontare questa storia dopo otto anni.

Grazie.
Un bacio,
Anna”

Ho anche chiesto ai miei colleghi di Medium in altre parti del mondo di sollecitare gli utenti a condividere storie simili. L’editor di Medium Italia, Martino Galliolo, ha segnalato la storia inviata da Francesco Nguyen.

“Non so se questa mail può rientrare in L’ultima mail: è uno scambio con la mia ragazza dell'epoca (avevo 18 anni e non mandavo ancora le mail ai miei), e in sostanza è l’unica volta in cui è spuntata mia madre via mail, avremmo scoperto da lì a qualche giorno che era malata di cancro. Adesso fa un po' ridere e un po' no rileggerla [nda]”, dice Francesco.

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Data: 14 ottobre 2008
Oggetto: seppia
un misto di coca cola e tachifludec sta eliminando ogni tipo di
malattia in me,e anche tutti gli organi che funzionavano ancora..sto aspettando una pizza, premio per aver passato un intero pomeriggio a guardarmi la vita in diretta con mia madre,oppure l’isola dei famosi.

Dalla Spagna, l’editor di Medium en español, Fernando Valverde, ha inviato due storie di ultime lettere. La prima è questa, l’ultima email scritta dal padre di uno degli amici di Jesús Díaz Da Rin:

“Quando pensiamo che sia già tardi, qualcuno ci sorprende e il sole sorge di nuovo. Quando pensiamo che stiamo vivendo nel tramonto e ammiriamo il cielo a ovest, riscopriamo l’est e ritroviamo noi stessi. È sempre così: quando crediamo fermamente in qualcosa, scopriamo che tutto sta per iniziare”.

“Non è mai stato un grande papà. Credo che mi abbia scritto quel messaggio perché lo passassi a suo figlio”, racconta Jesús. “Al funerale, ho letto queste parole per il mio amico, ma non gli ho mai detto che erano di suo padre.”

La seconda storia dalla Spagna è quella di Ana Rosas (Annisaki) che racconta: “Ho cercato tra le email nella mia casella di posta e ne ho trovate un po’ che mi hanno fatto piangere. Perché un giorno ho trovato l’amore della mia vita e poi all’improvviso non c’era più. Ho perso tutto. Ed è un bene poter dire che si può superare una cosa del genere. La mia ultima lettera? Contrariamente a quello che si potrebbe pensare in questo mondo super tecnologico, l’ultimo messaggio che ho tenuto era su un foglio rosa di carta, scritto a mano con una pessima calligrafia perché stavo piangendo mentre lo scrivevo”.

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Lettera inviata il 25 settembre 2012
Ciao angioletto paffuto,prima di iniziare con queste parole dolci e carine dovrei lamentarmi e rimproverarti perché i termini del nostro accordo prematrimoniale dicono molto chiaramente che ti è espressamente vietato farmi piangere così tanto. Mi hai fatto tanto preoccupare e non sapevo con chi parlare e piangere per mio marito perché eri tu il mio migliore amico ed eri chiuso in un ospedale. Non sapevo dove prendere la forza per non iniziare a piangere, per far vedere che ero tranquilla, per non far venire il panico alle tue zie e a tuo padre.Sono a letto e non hai idea del vuoto che sento. Mi manca tantissimo averti al mio fianco. Voglio incollarmi a te e riempirci di carezze e baci, ma sei ancora in ospedale. E vorrei tanto tirarti fuori di lì e portarti a casa. Ma so che i medici ti tengono lì per poterti mandare a casa quando starai bene.Ringrazio Dio e tutti i nostri angioletti perché stai già un po’ meglio. Be’, con la pancia tutta ricucita, ma meglio. Stupidamente mi metto a pensare che cosa farei senza di te al mio fianco e l’idea fa crollare il mio mondo. Non immagino un altro modo di passare la vita se non insieme a te. Sei la mia ragione di esistere, la mia forza, la cosa migliore che ho. Grazie per avermi dato tanta fiducia. Grazie per aver deciso di vivere con me. Sei il mio miglior marito, il mio migliore amico, la persona migliore che conosco. Lasciati viziare per bene, è il tuo momento di farti portare la colazione a letto. :)Con tutto il mio amore, tua moglie Ana.

“A volte, quando rileggo questa lettera, sento ancora quel senso di sollievo che è durato solo pochi giorni, prima che all’ospedale mi dicessero che l’amore della mia vita non c’era più”.

A volte si continuano a inviare email anche dopo gli ultimi addii: vari lettori mi hanno raccontato che scrivono ancora ai propri cari, anche se non ci sono più.

Amanda Buonafortuna (il nome è stato cambiato) ha perso il marito, 47 anni, nel settembre dello scorso anno. “Non conosco la causa della morte. Non sono stata invitata al funerale, non ho mai visto il corpo, sono stata informata solo da sua sorella per SMS, dopo che era stato cremato. È una storia lunga e tragica che ha a che fare con la sua famiglia. Mi fa ancora terrore il pensiero che lui non è più in vita. È qualcosa che ancora mi sembra incredibile”, racconta.

Amanda continua a mandargli email, per lei è un modo di alleviare il dolore e il lutto.

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Data: 4 ottobre 2015
Oggetto:
Tra tre giorni sarà passato un mese da quando sei morto.Mi hai lasciato, la tua dolce metà, un amore immenso, in un dolore così grande che non so che cosa fare. E ora, dopo aver fatto il backup e dopo una notte in più in questo strano letto, dove dormivamo da solo tre mesi, penso solo che mi manchi. Mi manca il tuo abbraccio prima di andare a dormire. Il tuo odore di latte.La tua voce dolce, che mi dice cara, tesoro, ti amo così tanto!
Mi mancano i tuoi occhi verdi, pieni d’amore e affetto e tante cose immense.
Mi manca il calore del tuo corpo, la tua schiena calda accanto a me.Persino il tuo russare, i tuoi borbottii nel sonno, le tue richieste incoerenti, i tuoi peti sonori seguiti da un oh, scusa.Mi mancano le tue mani belle e delicate, che tenevano le mie quando avevo paura o mi preoccupavo del futuro, o quando mi svegliavo da un incubo, le tue mani erano lì e la tua voce diceva, calma, calma, tesoro, è tutto passato.Vorrei averti dato un bacio di addio, anche se odio gli addii, e tu hai sempre sdrammatizzato con battute quando ci salutavamo. Non ho avuto l‘occasione di darti la mia mano nel momento in cui eri più solo, di fronte alla morte. Non dimenticherò mai la tua assenza.Avrei dovuto lottare di più e avrei dovuto concentrarmi di meno sulla mia paura di perderti e avere il coraggio di farti ricoverare, rapinare una banca, uccidere un medico e tua madre e tua sorella, così crudeli. Avrei dovuto denunciare il tuo psichiatra per negligenza e rapirti e portati via lontano, a Berlino, a Rostock, in qualsiasi altro posto lontano da quello dove saresti morto. Avrei dovuto essere più invadente; forse se avessi lottato con te, ne saresti rimasto offeso per sempre, mi avresti odiato, ma saresti vivo. Era tutto quello che importava, averti ancora vivo. Senza di te io sopravvivo ma è come se avessi perso metà del mio corpo. E fa male. Quanto fa male.Mi manchi, amore mio, quanto mi manchi. Ricordo quando suonavi la chitarra come nessun altro davanti a casa, così sfacciato, maldestro, a modo tuo. Dicevi: finisco con Holdsworth, il pezzo da Baked Potato. Il nostro cibo indiano, le piccole patate. Com’era il nome? Le tue invenzioni deliziose, i nostri intrugli in cucina. Come sarebbe stato se fossi morta io? Cosa avresti provato? Avresti fatto il backup, di sicuro.Non so cosa provo. Sono tormentata ma non riesco a gridare. Le lacrime cadono, ma non saranno mai abbastanza, non serviranno a niente, perché non ti riporteranno da me. Preferirei che mi avessi sostituito con un’amante, che mi avessi tradito, o fossi partito per la Germania. Che mi avessi lasciato una nota: tesoro, amore mio, sono tornato nella mia Heimat. La vita è così triste. La tua morte è stata una tragedia, la cosa peggiore che poteva succedere, nel modo peggiore possibile, con tua madre che ti ha mancato di rispetto fino al tuo ultimo respiro, passando sopra a qualsiasi cosa abbia a che fare con l’umanità. Il modo peggiore. Ti ha portato via all’inizio per darti un materasso a casa sua, poi ha vietato ai medici di parlarmi e farmi sapere cosa stava succedendo, poi ha provato a impedirmi di venire a trovarti, ma ci sono riuscita lo stesso. E poi, come se la tua e la nostra sofferenza fossero nettare per lei, ti ha portato via, da morto, nascondendoti da me, e ti ha fatto cremare, portando via tutto con sé.E come se non bastasse, ha preso le tue cose, le nostre cose, come se fossero le sue, e le ha buttate via, tutto, la nostra casa, le nostre cose che non avevano valore per nessun altro, i tuoi pensieri, le tue riflessioni, il tuo lavoro. Tesoro mio, come posso non ribellarmi? Come hai fatto a lasciare che tua madre ti uccidesse un po’ alla volta? Sapevi che le cose sarebbero andate così? Non credo.Se puoi, stai un po’ con me. Non so dove sei, non possono stringerti e piangere, ma sono qui, a pensare a te. Le lacrime cadono abbondanti, in silenzio. Stai con me. Dev’essere rimasto qualcosa di te.Mi ricordo che avevamo parlato della cremazione. Ti avevo detto che volevo donare gli organi per aiutare qualcuno, o donare il mio corpo per la ricerca scientifica. Mi hai detto che anche tu lo volevi ma non avevi molto che fosse sano da donare. E ti ho detto come sarebbero stati belli i tuoi occhi in un bimbo cieco, i tuoi polmoni in qualcuno che faticava a respirare. E abbiamo pianto un po’, stringendoci le mani. Se è rimasto qualcosa di te, ti prego, non fare come se non mi avessi sentito, non lasciarmi nella disperazione. Stai con me, anche se è solo oggi, qui. Nostalgia è una parola insufficiente per descrivere tutto questo. Mi sento a pezzi dentro e non so come rimetterli insieme.Ti amo così tanto, amore mio!

Camila Lobo ha raccontato la storia del suo abito da sposa in una email inviata alla madre.

“A volte uso l’email per alleviare il dolore quando sento la mancanza di mia mamma, che è morta quattro anni fa. Le mando ancora messaggi come questo, che ho inviato subito dopo aver comprato il mio abito da sposa, quando ancora vivevo in Spagna”.

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Data: 24 giugno 2014
Oggetto: Il vestito!
Ciao mamma!!Ho il vestito per il matrimonio!!L'ho comprato oggi, ho dovuto girare tutta Madrid ma ne è valsa la pena!! Il vestito è bellissimo, proprio il mio stile - e anche il tuo! Super moderno ed elegante!Mi piace anche perché è super pratico. L’ho provato, mi sta perfettamente, devo solo far aggiustare l’orlo. Non serve fare altre modifiche al vestito e rifare mille prove, capisci?Ti piacerebbe molto, ne sono sicura. Se fossi stata con me al negozio avresti detto: è perfetto, Milinha! Se non lo compri tu, lo prendo io! HehehehehehTi voglio tanto bene!
Vorrei tanto che fossi stata lì con me a darmi il tuo parere su tutto...
Mille baci,
Mila :)

Grazie a tutti voi che avete condiviso le vostre storie.

In collaborazione con Rachel Glickhouse, Mateusz Zimek e Ahmet Özkale.

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Monica Cainarca

Translator, editor, dreamer • formerly translator and editor for Medium Italia