Più parejas, meno coppie — contro la violenza sulle donne

Alice Orrù
5 min readNov 25, 2015

Quando sono arrivata a Barcellona e ho iniziato a studiare seriamente lo spagnolo, una delle parole che mi ha più colpito è stata la definizione di coppia: si dice pareja.

La pareja definisce i due membri di una coppia, ma la si usa anche per tradurre la parola “compagno/a”, che vale indistintamente per il maschile e per il femminile. Posso quindi parlare de mi pareja, senza che sia implicito il suo genere. Un po’ come my partner in inglese. Quando poi mi sono resa conto che parejaha la radice latina di par, uguale, mi sono affezionata ancora di più a questa parola.

Ricorderò sempre quando un giorno il Guerriero mi disse:

Io e te siamo pareja, siamo uguali dentro questa relazione.

Non l’avevo mai considerato in questo modo. Forse l’italiano non aiuta, la parola coppia fa pensare semplicemente al concetto di due, ma senza alcuna accezione di uguaglianza fra i suoi componenti.

Per quanto ne sappiamo, in una coppia può esistere un membro che predomina sull’altro, ma non ce ne renderemo conto fino a che non sarà evidente.
Non succede per caso così in molte coppie umane?

Prendete un uomo e una donna, la conosciamo tutti questa accoppiata, no? Sembra che vadano d’amore e d’accordo, magari camminano mano nella mano per strada. Magari partecipano ai pranzi di famiglia e tutti ne lodano l’affiatamento. Magari fanno un sacco di cose insieme, viaggiano, pianificano il loro futuro, decidono di andare a vivere nello stesso appartamento o di sposarsi o di fare un figlio. Si vogliono bene sul serio.

Però.

Lui ogni tanto la guarda mentre si veste e le dice che dovrebbe cambiare abito, perché quello che sta indossando la fa apparire troppo provocante/seria/trasandata/elegante [metteteci voi l’aggettivo che preferite]. Lei all’inizio ci scherza su, poi si accorge che se non segue il suo consiglio, lui si arrabbia e la fa sentire colpevole.

Lui decide che lei non è capace di amministrare i soldi che guadagna a fine mese e che può farlo al posto suo. Lei si convince che si, effettivamente è meglio che sia lui a gestire l’economia della coppia e a tenere il bancomat nel portafogli…a cosa servirebbe farne due copie se può chiedere i soldi a lui, quando serve?

Lui ha un lavoro a tempo pieno, e quando si sono conosciuti anche lei ce l’aveva. Poi si sono sposati e lui le ha detto che preferiva che lei rimanesse a casa, che il suo stipendio sarebbe bastato e lei non aveva bisogno di lavorare. Poteva concentrarsi nelle faccende di casa e nel crescere il loro bambino.

Lei ha un lavoro appagante, e anche lui. Un giorno lui riceve una bellissima proposta di lavoro, ma fuori città. Dovrebbero trasferirsi, traslocare in un nuovo appartamento, lasciare molte delle cose che hanno costruito finora. Anche lei dovrebbe lasciare il suo lavoro e l’idea non le piace. Oltretutto sta lottando da mesi per avere una promozione per cui ha lavorato duro ultimamente. Ma lui pensa che la proposta che gli è appena stata fatta sia più importante, e liquida i dubbi di lei con un “Non ti preoccupare, ci penso io a te. Qualcosa troverai, nella nuova città”.

Loro hanno un conto in banca comune, cui affluiscono entrambi gli stipendi. Quando lei vuole togliersi uno sfizio, si sente in dovere di chiedere il parere a lui. Molte volte lui pensa che non sia il caso di spendere quei soldi. Poi lei si accorge, qualche giorno dopo, che lui ha appena speso una cifra spropositata per quell’orologio da triathlon che aveva avvistato tempo fa e che userà una volta alla settimana, per andare a correre con i suoi amici.

Lei ogni tanto esce con le sue amiche, vanno a cena tutte insieme, poi magari a ballare, se butta bene. L’importante però è che lui non lo sappia o che rimanga aggiornato di tutti i suoi spostamenti e dell’orario approssimato in cui lei tornerà a casa. Se non lo fa, inizierà a ricevere messaggi Whatsapp insistenti o chiamate una dietro l’altra. Quando è lui a passare una serata fuori con gli amici, lei ha imparato che deve semplicemente andare a dormire, perché a lui scoccia essere controllato quando è fuori a divertirsi.

Loro vanno spesso a cena fuori con gli amici. Lui è un burlone, gli altri ridono sempre durante i suoi monologhi scherzosi. Lei ride molto meno quando diventa l’oggetto delle sue battute. Soprattutto di quelle che riguardano la grandezza del suo fondoschiena o la larghezza delle sue spalle o del modo poco femminile in cui cammina.

Lui e lei probabilmente li avete conosciuti, sono vostri amici, sono vostri familiari, sono i vostri vicini di casa. Magari siete voi stessi. Non lo so. Ma di storie così ne ho conosciute abbastanza, e potrei continuare a lungo.

Oggi è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Ci si rizzano le orecchie quando sentiamo alla tv dell’ennesimo caso di femminicidio o violenza, e poi pensiamo che a noi non succederà. Fino a che la cronaca non bussa alla porta a fianco e anche nel nostro paesello qualsiasi arriva la prima morte violenta di una donna per mano del suo compagno. Una secchiata di realtà.

Eppure senza bisogno di arrivare a tanto, dimentichiamo tutte le volte in cui le parole o gli atteggiamenti di un uomo ci hanno umiliato o fatto sentire inferiore o ci hanno indotto a pensare che noi contiamo meno, nella vita sociale, in famiglia, nel lavoro.

Ne parlavo anche ieri con Stefano qui, quante piccole disuguaglianze fanno parte della nostra vita di tutti i giorni ma ci siamo praticamente abituate a convivervi?

Forse abbiamo più bisogno di parejas e meno coppie*.

fonte: http://www.pourfemme.it/caption
  • ci tengo a notare che questo non vuole essere un post limitato alla situazione Italiana, e che — nonostante la bella parola di cui parlo nell’articolo — in Spagna il problema della violenza sulle donne è molto sentito, perché purtroppo molto frequente nella cronaca nera. La campagna di sensibilizzazione sulla violenza di genere è molto presenta sui media, per chi è curioso qui ho trovato una rassegna degli spot video degli ultimi anni.

Originally posted on www.trentanniequalcosa.com

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Alice Orrù

She/Her. Un’altra italiana a Barcellona. Mi occupo di copywriting inclusivo, traduzioni e localizzazione di software. Amo le patatas bravas.