Parte 2

Rossana de Michele
designyourlife stories
4 min readJun 15, 2015

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Le confessioni di una giovane startupper:
I trucchi dello storytelling

Cinque socie, più Ciro.
Siamo una startup innovativa in Italia.

di Rossana De Michele

La nostra startup innovativa non è fatta di sola tecnologia, e l’algoritmo e gli aspetti finanziari non ci impediscono di continuare a fare quello che sappiamo fare con discreta perizia. Per questo il nostro angolo di coworking non si può definire silenzioso e inanimato. Siamo un team che si confronta continuamente ed animatamente, con passione e in un clima di evidente disordine creativo.

E non può essere diversamente da così. Raccontare storie, far vivere le emozioni e lasciare che qualcuno resti intrappolato nella rete e si identifichi ci riesce bene. Noi 5 socie più Ciro, e anche la Manu N. da qualche giorno, in tanti anni di lavoro abbiamo imparato a farlo, spinte dall’”urgenza” creativa e dalle leggi del mercato editoriale.

La Vale è la regina del meccanismo e della contemporaneità, Veronica, pur essendo la più giovane di noi, è quella che continua a ribadire cosa non si deve raccontare e perché stona, Ciro, detto il precisatore, chiede che si rispettino il rigore logico e un sano criterio di verosimiglianza, Sibilla pensa immediatamente a chi potrebbe sponsorizzare la storia deviandoci, inconsapevoli, verso i contenuti che meglio si adattano al cliente, la Manu B trasforma le idee in numeri che noi a nostra volta ritrasformiamo in storie, la Manu N. con l’ambientazione e lo styling riesce a fare entrare tutti nel “mood” del racconto, e a me resta il ruolo della mistificatrice, quella che fa apparire avvincente e intensa anche la più noiosa delle interviste.

Giocare con le parole, le immagini, le musiche, cambiando l’ordine degli addendi fino a che tutto fili liscio come in una sinfonia, mescolare gli ingredienti attenta che ogni sapore resti distinto e riconoscibile, che nessun gusto sovrasti l’insieme, che ci sia croccantezza e anche morbidezza, acidità e dolcezza, sapidità ma anche sapore, insomma, che l’idea, lo spunto narrativo o anche la realtà risultino quel gorgo a spirale in cui ti ritrovi nel bel mezzo senza più la cognizione del tempo e con la voglia che continui almeno ancora un po’ è la mia specialità.

Le storie noi le mettiamo dappertutto, dentro ogni foto, anche la più scarna ed essenziale delle immagini può raccontare un mondo, in ogni recensione come nei tutorial, in una scheda di format e certamente nei contenuti video, di qualunque natura e durata essi siano. Storie che grazie al contributo personale di tutti noi si fanno forti di un meccanismo e di contemporaneità, si mostrano semplici ma non dozzinali, sono frutto di spunto coerente, perfette per il cliente, realizzate spendendo il giusto, convincenti e coinvolgenti.

La piattaforma web che stiamo costruendo è il luogo perfetto per le storie che vogliamo e sappiamo raccontare, la televisione generalista, quella digitale, il satellite e persino Youtube non hanno la versatilità che serve ai nostri racconti fatti di foto e di parole, di filmati e di emozioni. L’empatia ha bisogno di un flusso più intimamente connesso al nostro modo di essere ma che non ci isoli in una bolla fuori dallo spazio e dal tempo, che lasci passare la contaminazione e la vita vera, che sia veicolo di informazioni e competenze.

Perché saper ascoltare altre storie e avere la capacità di accoglierle è importante quanto e più di saperle raccontare. Le nostre storie senza le storie degli altri non sono nulla, racconti aridi fini a se stessi.

È questo il trucco, il “trick”, lo “smart tip” dello storytelling: ricordarsi che non basta raccontare ma che bisogna farlo mantenendo aperto il canale dell’ascolto e che ogni momento narrativo deve integrarsi e lasciare spazio ad altri momenti in un continuum che ci allontani dall’autoreferenzialità e che ci aiuti a non prenderci mai troppo sul serio.

Perché le emozioni per volare alte hanno bisogno anche del sogno e della leggerezza.

Le informazioni per restare impresse devono colpirci ma possono anche farci sorridere e imparare qualcosa di nuovo, stimolare la curiosità e avere voglia di mettersi in gioco non c’è altro modo se non lasciare la porta aperta con un cartello ben in vista che dice:

“Benvenuti tutti, soprattutto quelli diversi da noi, con qualcosa da dire ma che non ci credano troppo, dotati di una discreta capacità evocativa e, soprattutto, del dono della sintesi”.

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