Miracolo in via Rembrandt

A Milano ovest, l’intero quartiere “spaccia” libri usati

Alberto Motta
4 min readMar 26, 2016

S e vi capiterà di percorrere a piedi l’intera lunghezza di via Rembrandt a Milano, un’incrinatura nella matrice catturerà la vostra attenzione. Parrucchieri per sciure, pasticcerie siciliane, negozi di scarpe da calcio, Maren.bio deserti, cartolerie sopravvissute al tardo ‘900, articoli di animali, bar cinesi, kebap e vetrine tutto a 1 euro, ogni attività commerciale a fronte strada in cui entrerete non vi permetterà di uscire dalla porta senza prima avervi infilato piratescamente almeno un libro di seconda mano nel sacchetto. Senza farvelo pagare.

Il merito di tanta proattività culturale va attribuita alla Biblioteca Rembrandt 12, che tra gli altri ha il merito di essere la prima libreria di palazzo nella storia della città di Milano. È da qui, dalla guardiola del custode sita al piano terra dello stabile di via Rembrandt 12, che la libreria seduce avvince lusinga i commercianti del quartiere sollecitandoli a esporre il suo corposo archivio, i suoi ricettari, a prestare biografie di Mike Bongiorno, a consigliare diari di guerra della Fallaci e instant book sullo shopping della Kinsella, a regalare edizioni economiche di Asimov, a distribuire ai clienti le sue enciclopedie in finta pelle, a donare i suoi saggi di Munari, i suoi romanzi di Lansdale.

A dimenticare, per qualche momento rubato, tra una transazione commerciale e la successiva, che il valore di un oggetto (libro) può essere anche misurato dalla qualità dell’interazione che produce tra due o più persone.

Trasformando così l’ecosistema del commercio della via in un ambiente vischioso come un vivace terrario popolato da esseri umani; non più innescato meccanicamente dal pin POS della transazione venditore/acquirente.

Fuori dal quartiere, intanto, Mondazzoli duella con l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, la Nave di Teseo trasforma il funerale di Umberto Eco in un branded content, gli scrittori solcano l’Italia per approdare nelle librerie che espongono il loro ultimo libro. Conferenza di trenta minuti e vino rosso nel bicchiere di plastica del Simply.

Ma ritorniamo in via Rembrandt. Perché è proprio dove ha inizio la via, all’angolo con piazzale Diego Velasquez, che potrete ora notare sul marciapiede un treno di tavoli decisamente male assortiti, di altezze diverse, di plastica o formica, smontabili o pieghevoli, ma tutti uniti a formare un lungo banco di libri usati. È qui, a ridosso del muretto in mattoni a vista del centro francescano Rosetum, che potrete appropriarvi (per pochi euro, questa volta) di ulteriori libri usati, nel caso la passeggiata di prima non vi sia bastata. Cosa ci trovate? Gombrowicz, per esempio.

Fosse finita qui, uno dice va be’, e invece.

Attraversate ora il piazzale Velasquez e all’incrocio con via Osoppo prendete a sinistra via Saverio Altamura.

Ancora 50 passi e alla vostra sinistra vedrete questa cosa qui:

Bookaccio Gallery, via Altamura, Milano.

Bookaccio Gallery è l’antitesi della libreria milanese come ve la state immaginando in questo momento (se state pensando a Gogol & Company, Verso libri, Utopia). Vediamo perché:

  1. Daniele ha un passato professionale nella farmacologia, non viene dall’ambiente avvolgente dell’editoria.
  2. Bookaccio Gallery non ha una strategia di comunicazione. Cioè, non si fa proprio alcun tipo di pubblicità. Non ha neanche UNA PAGINA FACEBOOK!
  3. Ma perché, scusa?
  4. Semplice, perché alla Bookaccio Gallery NON C’È L’ELETTRICITÀ!
  5. Infatti la libreria chiude quando viene buio, verso le 17 in inverno, un po’ più tardi d’estate. E soprattutto, apre quando vuole, ma da lunedì al sabato state sicuri che Daniele sarà in negozio prima che voi usciate di casa.
  6. Il modello di business della libreria prevede: 70% di sconto su tutti i libri, offerte speciali 5 libri a 5 euro, fondiamo un club per lettori, sotto c’è uno spazio di 40 mq, facciamo qualcosa?
  7. Cose che potete trovare alla Bookaccio Gallery: Franzen in lingua, Flammarion, libri d’arte ai migliori prezzi d’Italia, Capote in prima edizione, Clausewitz in doppio volume a 5 euro, Faulkner economico, Queneau a 2 euro, L’arte della guerra di Sun Tzu, tanto Bollati Boringhieri, i racconti di Sartre, molto Sellerio (no Montalbano).
Lui è Daniele.

Siamo a quattro, di esempi di mercato editoriale funzionale e funzionante, mosso da privati e sostenuto da privati e fondato sull’offerta spontanea a una domanda sempre esistenziale (che libro leggo, per essere felice?) Ripetiamo i quattro capisaldi:

  • Bookcrossing di negozio
  • Biblioteca Rembrandt 12
  • Usato di strada di piazzale Velasquez
  • Bookaccio di via Altamura

Poi oh, se volete c’è anche un negozio di accessori di elettronica usati, sempre in via Rembrandt. Lì un Kindle a pochi euro per gli ebook lo trovate.

Ma avrebbe davvero senso un ebook, in via Rembrandt?

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Alberto Motta

Communication for VC dpixel / Founder of Rivista Letteraria and DEINCEPS