Con i Nobel parlando di un mondo migliore
Proposte e testimonianze al XV Summit dei Premi Nobel per la Pace
Una colomba bianca che prende il volo. Questo è stato il simbolo che ha fatto da sfondo alla XV edizione del Summit Mondiale dei Premi Nobel per la Pace di Barcellona (Spagna) cui quest’anno sono intervenuti tra i tanti il polacco Lech Walesa, la statunitense J. Williams, l’ex Presidente del Cosa Rica Ó. Arias Sánchez, il sudamericano Frederik W. de Klerk e numerose Organizzazioni internazionali.
Si tratta un evento che si svolge annualmente dal 1999, di grande interesse nel campo del peacemaking perchè occasione per fare il punto sullo stato dell’attuazione nel mondo di un valore universale, quello della pace.
Il tema conduttore delle tre giornate di lavori (13–15 novembre) è stato per i 540 partecipanti appartenenti alle delegazioni di tutte le nazionalità, la crisi umanitaria che coinvolge 20 milioni tra migranti, rifugiati e richiedenti asilo in tutto il mondo (“Advocating for Refugees. Achieving World Peace”, il titolo dell’evento). Alla cerimonia di apertura tenutasi nella splendida cornice dell’Università di Barcellona sono seguite le 5 sessioni in cui si è articolato il Summit presso il Palau de Congressos. Ma il cuore dell’evento sono stati i workshop pomeridiani tenuti dai singoli Premi Nobel.
Nobel dal 1976, l’irlandese Betty Williams è un grande esempio di come un individuo attraverso i propri singoli sforzi — nel suo caso, la creazione della Fondazione Città della Pace in Basilicata per l’accoglienza dei minori stranieri — possa incidere fattivamente su un problema di portata mondiale. Secondo la Nobel i Governi di tutto il mondo piuttosto che sugli apparati bellici dovrebbero investire sulla costruzione del futuro, specialmente quello dei rifugiati e dei migranti.
Profondamente umano è stato il messaggio di S. E. Thubten Wangchen, in rappresentanza del XIV Dalai Lama. Nelle sue parole una nota di critica alla società liquida occidentale: «uno degli obiettivi per un futuro di pace è prendersi cura degli altri. Le persone dimenticano l’importanza delle relazioni umane perché confondono la felicità interiore con i beni materiali».
Parole di invito alla nonviolenza, soprattutto alla luce dei drammatici fatti di Parigi, sono state quelle della yemenita Tawakkul Karman, Nobel per la battaglia a favore dei diritti delle donne. «Con le vittime di Parigi anche la pace e i nostri ideali sono stati offesi; ma la speranza in un futuro migliore deve rimanere accesa, perché crederci ancora dipende solo da noi».
Durante la seconda giornata di lavori l’irlandese Lord David Trimble, politico e giurista ha voluto affermare quanto importante è per il futuro considerare l’aspetto diplomatico della soluzione dei conflitti internazionali, ribadendo l’importanza della negoziazione e del compromesso nella costruzione di una pacifica convivenza tra i popoli.
Una gran voglia di condividere le proprie conoscenze per la realizzazione di un futuro migliore ha animato tutti partecipanti, Nobel e studenti che nella cerimonia di chiusura hanno presentato le proprie Dichiarazioni finali elaborate sulla base degli otto Millennium Development Goals delle Nazioni Unite individuati nel 2000. L’appello alla Comunità internazionale si è unito a quello quotidiano per la compassione nei rapporti umani.
D’altronde, la condizione di migranti e rifugiati chiama in causa chiunque si senta cittadino del mondo: ciascuno di noi — nel suo piccolo, unendo cuore e ragione — può fare di questo mondo un posto migliore in cui vivere.
Originally published at ilcentro.gelocal.it on December 6, 2015.
Con i Nobel parlando di un mondo migliore. L’abruzzese Simonetta Trozzi nella delegazione italiana al summit mondiale di Barcellona
Testo riadattato dall’autore il 3 gennaio 2016 per The Italian Delegation Journal.