iteR#06 | Clo

Laura Lalune Décroche
iteR - Reloaded
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4 min readMay 15, 2018

Borracce. Riserve d’acqua, tutte. Torcia. Zaino. Via questi vestiti. Nessuno ruberebbe i vestiti vecchi, potrei anche trovarli al mio ritorno. Quello che non ritroverei è la merce. Non posso portarla tutta.

Illustration by Diego Gabriele

Ok, ok, Clo. Calma, pensa.

“Rame? È leggero. Ma i libri, ne ho trovati di mai visti. Non li lascio per due fili. E anche questi supporti musicali. Non so come potranno leggerli.”

Alla centrale radio hanno un sacco di aggeggi.

Lasciare il carrozzone, un suicidio. Rimanere qui, morte lenta e sicura.

“Proviamo a recuperare un po’ di carburante. La tanica vuota” in caso il rifornitore sia davvero vicino e abbia roba per noi. In caso esista davvero un rifornitore.

“Formica, non vado da nessuna parte. Non per ora.”

Dieci passi in direzione nord. Segnale stabile. Sinistra. Diminuisce.

Ok, dal carrozzone di nuovo. Stavolta nord-ovest. Dieci passi, il segnale aumenta. Di là, quindi.

“Lascio la radio qui, non serve a niente senza una batteria. Ho poco spazio, va usato per le cose essenziali. Fai tu la guardia, qui.” Occhi arancioni in mezzo alla nube.

Armi. Qualcosa di leggero e silenzioso. I miei coltelli andranno. Tre. E la pala.

Pronta. Trovare il rifornitore. Affrontare qualcosa o qualcuno. Prendere carburante, tornare qui. Sgommare via.

“Vado. Tu qui, formica. Brava, al tuo posto, lascio il finestrino poco aperto così puoi uscire. In caso estremo. Tieni un po’ d’acqua, bevine poca alla volta. Ciao.”

Chissà se la ritroverò. La nube ora è quasi nera. Non vedo un cavolo. Non sento un cavolo di rumore. Che il rifornitore si sia fermato in mezzo a una nube? Avrebbe potuto spostarsi. Sento un odore, però. Cazzo.

Bruciato? Come una brace spenta. La nube si dirada. Ancora nessun rumore.

Vedo qualcosa, una sagoma enorme.

Una sagoma… la cisterna! Il rifornitore. Ora lo vedo meglio. È davvero gigante, uno dei rifornitori più grossi che sia in giro. Di quelli che avvicinandoti coprono il sole. Se non ci fosse la nube.

Il silenzio, è impressionante. Di solito si sente almeno il vento, qualche fruscio, un avvoltoio in lontananza. L’odore di bruciato è più pungente.

“Ma che?!” ahi il piede.

Ho urtato qualcosa. Il suolo è tipo appiccicoso. Non vedo altro che qualche sasso nero sparso qua e là, forse…

Diavolo, è un braccio! Solo un braccio, carbonizzato. E quelli non sono sassi. “Porca puttana, è pieno.”

C’è stata una guerra. I pezzi sono disposti con una certa traiettoria, sembrano provenire dalla direzione della cisterna. Ok. Io non c’entro niente. Tanica, carburante e dietro front.

Il rubinetto dev’essere dall’altro lato. Giro intorno. Piano.

Cazzo se è uno squarcio, questo. Aperto a un’estremità come un barattolo di fagioli.Vuoto, ovviamente.

Il carburante è andato.

Il rogo deve essere andato avanti per giorni. E nessuno ha visto niente? Sono così lontana dal raduno? Avrò sbagliato strada? Sono già morta, allora.

Forse qualche goccia è rimasta tra la valvola e il rubinetto. Quel pezzo sembra intatto… Fori di proiettili, qualche goccia, utile nemmeno per portare qui il carrozzone. Al massimo per la lama a motore, che ho lasciato là.

“Uh?” Sento gli spiriti adesso?

Il posto di guida. Potrei trovarci qualcosa. Intatto, bene. Queste scie…di sangue. Ovvio. Verso la nebbia, fuori. Altrettanto ovvio: niente viveri. Completamente ripulito a eccezione di quest’amuleto. È un amuleto del clan rosso. L’hanno lasciato. Il rifornitore era dei nostri. Se era dei nostri, deve avere lo scompartimento nascosto, proprio qui.

Arretro il sedile, al massimo. La tappezzeria è un po’ scollata, infatti.

Questo coltello, devo farlo affilare. Così è buono per spalmare il grasso. Eccolo, il coperchio.

“Cosa? Ancora avvoltoi…” Arrivano adesso. Ma perché, cosa vuole. “Sono viva, stronzo!” Almeno aspetta che crepi… Una pallina di pelo. Ecco cosa punta. Lancio. Uno, due coltelli. Scatto avanti. Lo finisco col coltello per spalmare.

“Formica! Mi hai seguito”

“Maah”

“Ti avevo detto di fare la guardia al carrozzone”

“Grru”

“Stavi per sfamare un avvoltoio. Ti rendi conto? Che fai qui, l’eroina della steppa? Un topino! Mi portavi un topino. Morto. Non ci posso credere. Vieni qua”

Non ricordo l’ultima volta in cui qualcuno mi ha offerto cibo senza la promessa di qualcosa in cambio. Dove l’avrà scovato. E dove ti metto adesso. Non puoi trotterellare dietro di me attirando l’attenzione degli avvoltoi e chissà cos’altro.

La tasca della tuta. Stai qui. Sistemazione temporanea. E andiamocene.

Ma prima lo scomparto sotto il sedile.

“Vedi formica? Come tutti noi del clan rosso. Anche tu adesso sei del clan rosso”

Un pacchetto di erba. Costooooso. Un coltello affilato. Mio. E questo? Un libro. È scritto per metà, dentro. Quindi forse è un diario.

“Peccato che io non sappia leggere.”

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Laura Lalune Décroche
iteR - Reloaded

Deals with Experiences and Design as a job. Archer with astonishing cooking skills, writer for fun, got a physical chemistry degree.