Intervista ad ACTA

Antonio Moro
Itomizer
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4 min readDec 15, 2007

Iniziamo il nostro ciclo di interviste alle associazioni italiane di categoria con ACTA, forse l’associazione che mi ha colpito di più tra quelle che ho visto online prima di inviare gli inviti a rispondere ad un poco di domande su argomenti concreti. ACTA è molto giovane e si può dire che fino ad ora ha fatto poco, ma è forse la più concreta, almeno su carta, delle associazioni che vedremo nei prossimi giorni.
Lascio però descrivere ACTA dal suo presidente, Anna Soru.

Vi lascio con l’intervista e un messaggio: quello che vuole ottenere ACTA interessa molti di voi li fuori, liberi professionisti e ditte individuali. Vegetare e lamentarsi non serve a niente, associarsi e diventare soci attivi può al contrario cambiare le cose. Queste associazioni finché non avranno un numero veramente significativo di soci non riusciranno mai ad imporsi su un qualunque tavolo di trattativa sindacale e i loro progetti rimarranno solo buoni propositi, cerchiamo di aiutarli a cambiare le cose.

1) Ci presenti l’associazione che rappresenta

ACTA — Associazione Consulenti Terziario Avanzato è la prima associazione costituita in Italia per dare rappresentanza a professionisti del terziario avanzato come lavoratori autonomi: formatori, ricercatori, informatici, creativi, e altre categorie di consulenti, tutte accomunate dal rivolgersi a CLIENTI IMPRESE. ACTA nasce nel 2004 dall’auto- organizzazione di un gruppo di professionisti ed è indipendente dai sistemi di rappresentanza politica e sindacale.

2) Che obiettivi ha l’associazione?

a) Il primo obiettivo è ottenere di essere considerati AUTONOMI e NON PRECARI, il diritto ad una scelta autonoma, riconosciuto ai professionisti con ordine (avvocati, commercialisti, ingegneri, etc.)

b) Di conseguenza chiediamo che il nostro REGIME PREVIDENZIALE sia ANALOGO A QUELLO DEI PROFESSIONISTI CON ORDINE. Attualmente paghiamo il doppio di quanto pagano le categorie ordinistiche e ci attendono pensioni peggiori, perchè i nostri soldi confluiscono nel gran calderone INPS.

c) Un altro obiettivo è di tipo fiscale. Siamo GRAVATI DA MAGGIORI IMPOSTE rispetto al lavoro dipendente, perchè paghiamo l’IRAP, un’imposta dichiarata inconstituzionale per la nostra categoria, ed abbiamo pesanti costi burocratici.
Ma soprattutto vogliamo distinguere la nostra immagine da quella che caratterizza in genere i lavoratori autonomi.
Proprio perchè lavoriamo con le imprese, NON POSSIAMO ESSERE EVASORI, chiediamo quindi l’eliminazione di strumenti inutilmente vessatori come gli studi di settore.

3) Come pensa di realizzare questi obiettivi?

Stiamo lavorando da tre anni per cercare di accreditarci sia presso il mondo politico e istituzionale, sia presso studiosi ed esperti di temi del lavoro (sia giuslavoristi, sia economisti del lavoro), di fisco e previdenza.

4) Cosa ha già fatto di concreto la sua associazione per i propri soci e cosa invece più in generale per tutta la categoria che rappresenta?

Le nostre azioni sono fino ad ora state prevalentemente rivolte alla categoria, non solo ai soci.
Abbiamo instaurato rapporti con istituzioni locali, con politici locali e nazionali e stiamo partecipando a diversi “tavoli di lavoro”. Iniziamo ad avere una certa visibilità.
Stiamo collaborando con altre associazioni di professionisti, come ADCI (associazione dei creativi) e professioni PIU’ (associazione di secondo livello che raggruppa altre associazioni).
Abbiamo avuto qualche spazio sui media (giornali e tv) e abbiamo organizzato 3 eventi pubblici.

5) Cosa sta facendo o farà nel prossimo futuro?

Un quarto evento, dedicato alle pensioni, è previsto per lunedì 3 dicembre a Milano presso il Nuovo Spazio Guicciardini, in Via Melloni 3 “Quale pensione attende Collaboratrici, Collaboratori e Partite IVA iscritti alla Gestione Separata INPS?- Un confronto sui problemi del nuovo lavoro professionale”.
Abbiamo in programma incontri con altre associazioni, contatti con altri esperti e giornalisti, con rappresentanti di forze politiche.

6) Quali sono i problemi maggiori che affrontate nel portare avanti i vostri obiettivi?

La prima difficoltà è legata al fatto che la nostra situazione di lavoratori autonomi non è conosciuta: In Italia vige un pensiero unico dominante che considera parasubordinati, da ricondurre nell’alveo del lavoro dipendente, tutti coloro che già non sono dipendenti. La nostra attività è stata soprattutto di sensibilizzazione culturale.
La seconda difficoltà è far conoscere l’associazione ai potenziali soci. L’informazione ufficiale è fortemente controllata e non è facile trovare spazi di accesso. Il nostro principale canale di promozione resta il passaparola (che funziona molto per categorie: dapprima sono entrati formatori, ricercatori, consulenti di imprese;
quindi è stato il momento degli informatici, poi dei traduttori e dei creativi). In questi tre anni abbiamo finalmente bucato la superficie, ma molto resta da fare.
La terza difficoltà è riuscire ad accedere ai tavoli istituzionali, per intendersi ad essere consultati prima della finanziaria o essere chiamati alla firma dei vari protocolli (come l’ultimo famigerato protocollo del welfare che scarica su di noi i costi necessari all’abbattimento dello scalone).

7) Quali sono le principali fonti di finanziamento della vostra associazione?

Sino ad ora la sola fonte di finanziamento è stata la quota dei soci.
L’associazione si regge sulla notevole mole di lavoro volontario dei suoi promotori.

8) Perchè secondo voi un designer dovrebbe entrare nella vostra associazione?

Ci rivolgiamo ai designer che sono autonomi, che rientrano appieno nella fattispecie che noi rappresentiamo: professionisti che si assumono personalmente l’onere e i rischi di trovarsi il lavoro, di farsi pagare, di provvedere alla propria formazione ed aggiornamento, di coprire eventuali periodi di disoccupazione e di malattia.

9) Quanto costa associarsi?

50 euro.

10) Quanti soci conta la vostra associazione e quanti di questi sono paganti (sostenitori)?

Il numero dei nostri iscritti compare in tempo reale sulla nostra Home Page. Oggi sono 346, di cui poco più di 1/4 paganti.

Questa intervista è parte di una serie uscita per la prima volta su DesignerBlog.it

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Antonio Moro
Itomizer

Pop culture explorer, tech head, vanilla nerd.