Come misuriamo la musica?

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Districarsi tra le innumerevoli unità di misura

Certamente saprai che il suono si misura principalmente in decibel; quello che forse non sai è che il decibel non è nato per misurare il suono. E’ infatti un valore logaritmico che indica il rapporto di una quantità fisica con un livello specifico di riferimento. In parole più semplici, il decibel misura un rapporto tra valori di diversa grandezza.
E’ utilizzato anche in elettronica e chimica e originariamente era stato concepito per misurare l’attenuazione del segnale elettrico per miglio di cavo telefonico dal Bell Telephone Laboratory all’inizio del 1900.

Inizialmente noto come BELL, trattava però grandezze troppo piccole; venne quindi introdotto il DECIBEL, 10 volte più piccolo ma che permetteva di ottenere valori più grandi.

Le misure in DB sono “adimensionali”, cioè non specificano una grandezza fisica come il metro o il Watt, ma devono essere indicate nella misura per risalire al rapporto originale. Ad esempio, il rapporto tra una tonnellata e un chilogrammo è 1000:1 e si può indicare anche come 30DB, secondo la scala:

Immagine di https://en.wikipedia.org/wiki/User:Wtshymanski

Con questa scala si può stabilire, ad esempio, che il doppio di un valore equivale ad un incremento di 3 db, e dimezzare un valore significa sottrarre 3db. Il guadagno (Gain) di un comune amplificatore di chitarra si misura in DB, che esprime il rapporto tra il segnale di ingresso che arriva dallo strumento e quello di uscita dall’amplificatore.
Vuoi alzare esattamente del doppio il volume del tuo amplificatore? Alza il volume di 3 db.

Da https://it.wikipedia.org/wiki/Decibel

Non essendo quindi il decibel un’unità di misura “ad hoc” nell’ambito musicale, si è cercato nel tempo di ottenere un riferimento proprio delle registrazioni sonore. Ma risaputo che quello msicale è un ambiente noto per la propria affezione alle complicazioni, col tempo sono nate molte scale di misura associate ai DB:

DBFS, DBu, DBm, DBv, DBV, DBVU, DBA, DBSPL…

Agli inizi dell’attività di registrazione sonora, si utilizzavano dischi magnetici (o meglio nastri) con registratori a bobina. Per evitare registrazioni con un alto rumore di fondo (livello basso) o troppo distorte (livello alto) i tecnici dovevano trovare uno “sweet spot”, ossia un punto in cui il livello di registrazione era ottimale.
Si ideò il VU Meter proprio per indicare quello sweet spot in modo più semplice; questo punto, lo 0 VU, equivale a 1,23 Volts che a loro volta equivalgono a 4DBu.

1.23 V = +4DBu = 0 DBVU

La trama si infittisce.

Con l’avvento del digitale si sviluppò una nuova unità di misura, il DBFS, ossia il DB FULL SCALE.
Ah ecco, finalmente una sola scala di valori.

Sbagliato.

Non esiste un valore standard di riferimento, ogni hardware usato per la registrazione digitale ha un proprio sistema di DBFS.
Si sa che -18 DBFS è utilizzato da gran parte delle schede audio come valore standard di riferimento, o sweet spot, ma ogni azienda ha i propri margini.

Se siamo lontani da questo valore i convertitori delle schede lavorano male, un pò come la distanza dal 0 DBVU dell’analogico, con la differenza che il rumore di fondo è meno presente se il livello è troppo basso ma la distorsione è distruttiva se il valore è troppo alto.
Si perché la distorsione digitale non è tollerata come quella analogica: trattandosi di sequenze di 0 e 1 quando il valore supera lo 0 DBFS si ha un troncamento, mentre in analogico la forma d’onda assume un suono graffiato che può essere anche piacevole (e che ha fatto la fortuna del rock).

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