La nota esatta

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4 min readSep 11, 2017

Perchè lo standard è a 440 hz?

Immagine da http://www.armoniesonore.com/wp-content/uploads/2013/09/diapason.jpg

Quando accordiamo uno strumento ci basiamo su una frequenza comune, stabilita a priori, altrimenti sarebbe impossibile far suonare insieme più di uno strumento contemporaneamente.
Un qualsiasi accordatore elettronico oggi ci permette di intonare un LA in modo che vibri a 440hz, cioè 440 cicli al secondo.

Immagine da https://it.wikipedia.org/wiki/Onda_sonora

Il LA posto sopra il Do centrale, per essere esatti (LA 4).

Considerando l’onda sonora della figura sopra, un ciclo (o meglio periodo) è il tempo impiegato dall’onda per tornare nello stesso punto dopo aver cominciato lo spostamento.

Ma questa frequenza chi l’ha stabilita?
E perché?

Domande che da qualche tempo si diffondono nel web insieme a risposte di vario genere, scatenando dibattiti più o meno accesi (come ad esempio il fatto che intonarsi a 432 hz sia più “naturale” che 440hz).

Facciamo prima un passo indietro.

Anticamente (prima del XVII° secolo) non esisteva un metodo ufficiale e riconosciuto per intonarsi; il principale strumento dei vari ensemble musicali suonava una nota di riferimento e gli altri si intonavano in base ad essa.
Gli strumenti suonavano quindi in maniera intonata tra di loro ma succedeva che un giorno suonavano in una tonalità, un giorno in un’altra. Con l’invenzione del diapason (1715) si può definire un primo tentativo di standardizzare l’intonazione, stabilito a 420 hz, ma si passò presto ad altri valori.

A quei tempi non esisteva un metodo preciso per stabilire le frequenze; è molto probabile che la scelta di un valore di riferimento per questi primi diapason sia imputabile ad un insieme di fattori, quali il “gusto” del loro creatore e le sonorità comuni dell’epoca.

Col passare del tempo i compositori e i musicisti iniziarono ad apprezzare maggiormente le frequenze alte, per via della loro maggior definizione e chiarezza.
Si iniziarono così a privilegiare intonazioni fino a 455 hz.
Ma è in Francia nel 1859 che si fa il primo tentativo di determinare un valore di riferimento comune per l’intonazione, definendolo a 435 hz.

I cantanti prediligevano però frequenze più basse, dato che a differenza degli strumenti riprodotti dall’uomo, la voce aveva un range prestabilito e non modificabile. Giuseppe Verdi spinse per l’intonazione a 432 hz, leggermente più bassa.

Con la diffusione di massa degli strumenti, grazie alla produzione intensiva negli Stati Uniti a partire dal 1926, si diffuse invece l’intonazione a 439 hz, scelto poi dalla American Standards Association a partire dal 1936.
In realtà da 439 hz si passò a 440 hz poiché 439 rappresenta un numero primo, scomodo per definire i vari rapporti di frequenza nel Sistema Equabile che utilizziamo tuttora nella Western Music (ne ho parlato anche in questo articolo).

I 440 hz furono mantenuti in seguito dalla International Organization of Standardization (ISO) nel 1955 e definiti come ISO 16 nel 1975.

E’ quindi in tempi recenti che si è riusciti a definire un valore preciso e universale per l’intonazione degli strumenti, senza rispondere però alla domanda inizale. La scelta dei 440 hz è infatti dettata da un insieme di fattori, quali l’industrializzazione e diffusione degli strumenti e la ricerca di un numero comodo da suddividere.
Benché sia naturale che frequenze più basse risultino più pratiche per i cantanti e vengano percepite come più “calde” (è il motivo per cui un basso suona corposo) e frequenze più alte risultino stridenti o “fredde”, non esiste un vero valore che dia maggior credibilità ad una frequenza rispetto ad un’altra.
Se ci pensi è esattamente come la definizione di secondo, che altro non è che:

la durata di 9 192 631 770 periodi della radiazione corrispondente alla transizione tra due livelli iperfini, da (F=4, MF=0) a (F=3, MF=0), dello stato fondamentale dell’atomo di cesio-133.

Ma prima del 1960 il secondo era stabilito in base alla rotazione della Terra e la sua posizione in base al Sole.
E la frequenza è definita in base a cicli al secondo.

E’ altamente probabile quindi che in futuro questi valori potrebbero cambiare per essere definiti in maniera ancora più accurata e precisa.

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