Le origini del Beatbox

Audiophonic Arts
It’s only music
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2 min readJun 21, 2020

Un orchestra con la voce

E’ risaputo che un video vale più di mille parole, quindi alla domanda “Che cos’è il beatbox?” l’esempio pratico che offre Tom Thum, artista Hip-Hop, in un suo recente Ted Talk è perfetto:

Nei primi anni 80, insieme all’utilizzo delle prime drum machines in circolazione (come la Roland 808), si diffuse la pratica di riprodurre cassa, rullante e hi-hats (o “charleston”) della batteria con la bocca; Doug E. Fresh fu uno dei principali esponenti, se non forse il primo ad essere definito “Beatboxer” o “Human Beatbox”.

Tecniche simili si trovano fin dai primi del ‘900 nel blues e nel ragtime, dove si “cantavano” spesso linee di contrabbasso o tromba. Lo “Scat” era una nota tecnica dell’universo jazz che si basava su una sorta di drumming vocale.

Nella tradizione africana si utilizzavano molto le tecniche del clapping e stomping; i più contemporanei Bobby McFerrin e Al Jarreau sono famosi per il loro utilizzo della voce prettamente come strumento melodico e ritmico:

E’ però con lo sviluppo della cultura hip-hop che nasce quello che definiamo beatbox, tanto da essere il considerato il suo quinto “elemento” dopo il writing, l’mc’ing, il djing e la breaking. Dopo un boom commerciale durato fino a metà anni 90 è ora meno popolare, anche perché ormai non più associato a brani di classifica, ma non per questo meno praticato. Esistono campionati nazionali in quasi tutta europa e Asia, oltre ovviamente a Stati Uniti e Canada, e dal 2005 si disputano campionati mondiali ogni 3 anni.

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