Rottura del legamento crociato anteriore (di seguito Lca)
Istruzioni per l’uso
Ho rotto il legamento crociato anteriore il 21 dicembre 2009, alla prima uscita stagionale, mentre aspettavo che i soci si sbrigassero a scendere dal bosco. Ero fermo e, molto semplicemente, mi stavo girando a monte sulla mia sinistra per guardarli. Francamente ero anche un po’ scocciato perché erano anche un po’ lenti. Soprattutto quello più grosso. Lo sci sinistro é rimasto bloccato sotto la neve mentre le code hanno cominciato a sprofondare. Invece di lasciarmi cadere all’indietro, il cervello ha comandato ”Potenza Massima!” agli adduttori delle cosce, i quali si sono irrigiditi come acciaio. Peccato che il busto si stesse torcendo con il ginocchio bloccato. Tre schiocchi fortissimi e giù. Gran dolore. Il tentativo di sciare egualmente. La rinuncia e la discesa a piedi.
Le righe che seguono vogliono essere una sorta di viatico per chi avesse la stessa avventura.
Fase 1: i medici.
Il legamento crociato anteriore è un cordone fibroso del diametro di un centimetro teso dentro il ginocchio tra la tibia ed il femore. Premesse le visite di rito, il mondo medico si distingue in due categorie: i chirurghi e i fisiatri. I primi non hanno dubbi: operazione. I secondi non hanno parimenti dubbi: nessuna operazione, meglio lavorare sul muscolo. I primi dicono: se si pensa di giocare a tennis occasionalmente e di sciare un paio di volte l’anno con la famiglia, va bene anche non operare. Ma se si pensa alla qualità della vita in generale, va operato. Fermo restando che se non ci si opera il ginocchio tenderà comunque ad avere dei problemi con il passare del tempo. Tempo 2 mesi si guida la macchina e ce ne vogliono 6 perché il nuovo legamento si saldi. I secondi dicono: intervenire sulle articolazioni non é una decisione da prendere alla leggera, non tanto per l’operazione in sé ma per le incognite che possono accompagnarla. Il semplice rinforzo muscolare in palestra può aiutare a convivere con la lassità del ginocchio praticando sport come la bicicletta e il nuoto (questa frase l’ho copiata …). In mezzo ci siete voi.
Fase 2: internet e gli amici
Poco ma sicuro che iniziate a girare su internet alla ricerca di un consiglio. Ovviamente trovate di tutto: in genere si tratta di gente prodiga di consigli che dice é stata dura ma ora tutto ok. Tutte balle. Ognuno di noi é un caso a parte. Iniziate a cercare il migliore, il ^professore^, quello che ha operato fior fiore di campioni. Lo trovate. Lo trovate sempre. Per ogni campione c’é un professore che lo ha operato. Giro di telefonate e scoprite che in tantissimi si sono rotti i legamenti. Il contatto é quindi assicurato. La frase di rito é: ha operato gente che poi é andata più forte di prima. Tutte balle anche queste. Per andare ^più forte di prima^ ci vogliono diversi elementi e il professore é solo uno di questi. Li anticipo: giovane età, fortuna nell’operazione, gran voglia di recuperare e un sacco di tempo libero. Li avete?
Fase 3: l’operazione
Il 20 gennaio 2010 ero a Milano a farmi visitare dal professore che mi avrebbe poi operato. Ho apprezzato molto una cosa: se volevo farmi operare, dovevo smettere di zoppicare e darci dentro con la fisioterapia. All’ospedale dove mi ero fatto visitare all’inizio mi avevano consigliato di portare un tutore: fine. A febbraio sono partito con la fisioterapia e a metà marzo mi sono fatto visitare da un altro dottore per avere un secondo parere. Questi ha concordato sull’operazione ma ha detto: ^ci sarà da lavorare molto^. Il primo campanello di allarme. Il secondo l’ho avuto durante una partita di Champions dell’Inter: a un certo punto il telecronista, parlando di un giocatore mi sembra del Barcellona, disse “é un anno che si é operato ma pare non sia ancora pronto per tornare in squadra”. Fischia … Il 29 marzo sono stato operato all’Istituto Galeazzi di Milano (per la cronaca, ricostruzione con semitendine rotuleo). Sono entrato in ospedale che stavo benissimo. Il giorno prima ero andato a correre e parte il ginocchio ^lasso^ (che cioè sembra che torni indietro quando si avanza con l’altra gamba), stavo benissimo. Operazione ok, mi dicono. Menischi sani. Degenza perfetta e rientro a casa. Nessun dolore salvo l’estrazione delle cannule dalla gamba. Intenso ma breve. Esco con le stampelle. Il tutore carissimo che mi avevano consigliato all’inizio? Qui sono anni che non li usiamo, mi dicono. Fantastico.
Fase 4: il decorso post-operatorio
Il 15 aprile 2010 ho tolto un bastone e il 19 aprile ho iniziato la fisioterapia. Avete tempo di andare in ospedale negli orari che vi assegnano? No? Beh, allora sono 50 euro per ½ ora. Il 25 aprile ho smesso i bastoni e iniziato a andare in bici (con una certa difficoltà: la gamba non si piega …). Il 10 maggio prima uscita in auto. Il 17 maggio ho iniziato la fisioterapia in acqua: fondamentale. Siccome a Como c’é solo un impianto pubblico, due volte alla settimana alle 7:30 del mattino. Se va bene é così, se no nisba. I corsi sono in genere occupati da simpatiche vecchiette con cui farete amicizia (consiglio di un amico: non bere mai l’acqua della piscina …). Il 12 giugno ho iniziato a pedalare sulla mountain bike. Il 29 giugno ho dovuto correre da un angiologo. Eh sì. Perché se pensate di andare a lavorare dopo 6/7 giorni dall’operazione stando fermi sulla poltrona, il rischio é quello della flebite. Che puntualmente mi sono preso, solo che nessuno se ne era accorto salvo mia moglie (lode a lei) quando ormai era in fase di rientro. E vai di Prisma 50 Flebinec, Hymdoid, calza elastica, ecc.. E la gamba? Beh, la gamba é quello che é. Impossibile correre, parestesia sotto il ginocchio, schiocchi quando salite i gradini, alla sera, se fa caldo meglio dormire con la gamba fuori dalle coperte, accosciarsi é impensabile, la gamba si gonfia se mettete della calze. Mentre sopportate tutto questo (meglio, la vostra famiglia lo sopporta), conoscete un ragazzo con 15 anni meno di voi che frequenta la stessa piscina della fisioterapia in acqua ed é stato operato il vostro stesso giorno. Di lavoro fa la guardia carceraria e si é rotto il legamento giocando a calcio. Salta e corre senza problemi. A giugno vi chiede: ma tu sei già tornato al lavoro? Perché io ho preso tre mesi e rientro qualche giorno per poi fare le ferie. Sai, un po’ mi annoio a casa. A questo punto incominciate a sentire un moto di simpatia vero il ministro Brunetta.
Fase 5: il (lento) ritorno alla normalità.
Il 20 luglio ho finito la fisio a secco. La parestesia era quasi rientrata, idem per la flebite. Il 22 luglio ho finito la fisio in acqua. Visita di controllo. Solite raccomandazioni con l’avvertenza: a chi pensa di non voler seguire una buona riabilitazione, non consigliamo l’operazione. Ma lo dicessero prima … Il 22 luglio parto per la Sicilia. Lasciamo perdere cosa si passa in spiaggia. Molto meglio in acqua. Ai primi di agosto (sempre in Sicilia) provo a correre su asfalto. Impossibile per il dolore inizio quadricipite e sottorotuleo. Nessuna spinta muscolare. Si ritorna al nuoto in mare e alla corsa sulla sabbia. A metà agosto si torna a casa. A settembre provo la corsa leggera su prato: le cose cominciano a normalizzarsi. Alcuni appunti del momento: poco schiocco / fine giornata indolenzimento dietro ginocchio / sensazione di affaticamento — rigidità / dolore a livello incisione (sotto sforzo) / sensazione corpo estraneo in flessione ginocchio. Il 2 settembre ricomincio la fisio in acqua e la palestra (ciclo di 2 volte la settimana per sessioni di 1,5 ore con macchine: metà del tempo é dedicato alle gambe). La differenza tra le cosce é di — 5 cm. A metà settembre attacco con la mtb e la salita a piedi. A metà settembre vista controllo: tutto ok, suggerito test isocinetico. Parestesia diminuita. Schiocco frontale camminata con gamba in arretramento. Dopo pomeriggio in auto, ginocchio pesante. Squat dolorosi. A fine settembre inizio con incrementare i pesi in palestra, eliminando gli squat. Resta il dolore cicatriziale dopo la pressa, ma il tono muscolare migliora. Inizio ottobre: inizio con la corsa nel bosco (50)’. Tutto ok, salvo indolenzimento frontale e schiocco in salita. A ottobre visita di controllo dal chirurgo (tutto ok) che mi aveva operato e test isocinetico (40% in meno nell’estensione e 20% nella flessione). L’8 ottobre ho, per la prima volta, la sensazione che le ginocchia siano uguali! Partono le visite fiscali per l’assicurazione. A metà settembre, quasi cessato lo schiocco sui gradini. Qualche volta scroscio in camminata e parestesia a volte fastidiosa. Difficoltà accosciamento. Sensazione corpo estraneo interno ginocchio. Zona incisione ancora dolorosa, ma vado a correre in discesa (400 m dislivello). Nessun problema. Bella sensazione.
Fase 6: la (vera) normalità. Lo sci.
A parte un paio di sciatine con i figli e una giornata in pista a Andermatt, il 19 febbraio 2011 punto in val Cavagnolo [report] 425 giorni dall’incidente. Troppa neve, dice il socio milanese. Meglio andare in val d’Aosta. Scopro di non riuscire a sopportare più il solito “non si va / si va, dove si va”, che ho bisogno di certezze e del minor lavoro possibile del cervello. Devo andare in un posto che conosco bene. Sento il socio svizzero e alle 9 del mattino del giorno dopo, un po’ emozionato, metto gli sci alla sbarra del passo della Novena. Qualche dolorino in salita che cessa quasi subito. Non arrivo in cima. Ho poco fiato e voglio scendere con i muscoli non affaticati. A meno di un’ora dalla cima mi fermo e aspetto che passi qualcuno. Mi aggrego a tre italiani con le tavole. E finalmente parto. La neve é perfetta: ci sono 40/50 centimetri di neve nuova su un fondo duro. Freddo. Gli adduttori sono estremamente reattivi. La concentrazione altissima. Soprattutto sul ripido scio bene, molto meglio di quanto pensassi. Lascio lì i tre con le tavole. Arrivato in fondo sono così contento e rilassato che mi infilo in un avvallamento e mi insacco. La fibia delle bretelle dei pantaloni mi schiaccia una costola, che poi risulterà leggermente incrinata … Va bene così. Ginocchio un po’ dolorante per 2/3 gg. ma muscoli ok. Il 5 marzo 2011 sono a Disentis [report]. Giornata perfetta per lo sci fuoripista. Forse era meglio andare a Alagna (50 cm nelle ultime 48 h) ma non so perché sento di preferire lo sci senza impianti, almeno dove scendo. Viene il socio di Parma. Canniamo la strada per l’Oberalpstock e scendiamo da un canalino in val di Strem. Tra il sacco un po’ pesante e la reflex al collo, francamente non me la sento di curvare saltando e scendo derapando. Tutt’altra musica nel vallone. Neve perfetta: sciatona. Poi il solito gelone fino a Sedrun. Il ginocchio é un po’ rigido ma ok. La costola un po’ meno. Lascio il socio con degli svedesi tosti. Si butterà ancora in val di Strem da una vetta a sinistra dell’ultimo impianto. Io opto per la terrazza del ristorante. Il 10 marzo sono a Milano per un’udienza. Faccio un salto da Montagna Sport. Do un’occhiata a sci e scarponi. C’é aria di rinnovo dei locali per il campionario estivo. Mi chiamano che l’udienza é saltata. Punto il navigatore su Rovagnate, Italia, e alle 12.00 sono dal Barba Sport. C’è un ragazzo gentilissimo e competente (Davide). Alle 14.00 mi consegna sci Dynafit Stoke con attacco Dynafit Vertical FT e scarponi Dynafit TLT5 TF. Ecco fatto l’acquisto compulsivo …
Fase 7: la psicologia dell’operato.
Poche cose. Su tutte: nessuno vi prepara per il seguito dell’operazione. Siete soli e nessuno vi spiega bene cosa succederà. La regola numero 1 é: se dopo l’operazione non vi date da fare, non recupererete mai. La regola numero 2 segue a ruota: darsi da fare non basta. Le cd. complicanze sono dietro l’angolo. La regola numero 3 dice: se leggete da qualche parte “Può anche residuare un dolore anteriore di ginocchio od una rigidità articolare” non pensate “Ma figuratevi se capita a me!”. Capita, capita. Se accettate queste tre semplici regole, siete pronti per l’operazione. Ci sarebbe anche una regola n. 4, ma in realtà si tratta di una regola della vita in generale, e quindi non fa testo. Come tutte le regole della vita va però tenuta presente: é la regola di Winslow, che dice ^Sei Sempre Solo^ (D. Winslow, Il potere del cane, Einaudi, 2009). Un esempio per tutti: mi sono fatto male il 21 dicembre e mi sono operato il 29 marzo. In pratica ho rovinato due, non una, vacanze della famiglia (Natale e Pasqua). Siete Sempre Soli a gestire il rapporto con la famiglia in questione. Che é poi l’unica che avete. Idem per il lavoro. Siete dipendenti? Nessun problema. Tre mesi a casa non ve li leva nessuno. Siete liberi professionisti? Dopo una settimana al massimo state producendo. Non producete? Affari vostri. E così via. Detto questo, l’Operato Al Legamento (di seguito O.A.L.), in genere é preda di un attaccamento morboso verso la famiglia la sera precedente all’uscita, e al tempo stesso di un fortissimo struggimento quando passa con la famiglia stessa un fine settimana soleggiato al termine di giorni con precipitazioni nevose. L’O.A.L. non riesce più a gestire la tiritera del si va, dove si va. Ha bisogno di certezze. Fa fatica gestire la propria psiche, figuriamoci quella degli altri. Egli vorrebbe, un po’ come quando ci si sposa, che qualcuno si occupasse dell’organizzazione, che magari gli preparasse anche la borsa e gli sci e che poi passasse a prenderlo la mattina dopo. L’O.A.L. é, dunque, in qualche modo un rinato, un convertito, eternamente sospeso tra due mondi e con sotto sotto una gran voglia di mandare a quel paese quello (dello sci) per cui si é fatto operare. In realtà, l’O.A.L. non si é fatto operare per quello, ma ovviamente anche quello conta. Senza la spinta dello sci, l’O.A.L. non avrebbe infatti avuto stimoli nel recupero. E questo é un fatto.
Conclusioni
Fuori di metafora e parlando seriamente, il mio consiglio é: se non avete vent’anni, avete una famiglia e siete dei liberi professionisti, prendetevi un anno di tempo per decidere e in questo periodo dateci dentro con corsa, palestra e bici. Vi farà solo bene, non fosse altro perché il recupero dopo l’eventuale operazione sarà più breve. Se dopo un anno il problema rimane, rivalutate il tutto. Ma sopra tutto un consiglio se decidete di operarvi: ricordatevi che lo fate per voi. Non per lo sci.
Como, 17 marzo 2011
P.S.
Domenica scorsa ho ingaggiato con mio figlio una gara a chi faceva più salti con la corda. Alla sera mi faceva male il ginocchio. Per la cronaca era il destro. Quello sano …