burp! — rassegna di gastroscritti/03

Di che si parla in giro? Di quello!

Gabriele Rosso
John Doe
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5 min readApr 4, 2020

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Gli articoli gastronomici più interessanti degli ultimi giorni, commentati.

Coronavirus: la Trilogia dell’Area X spiegata con il cibo in quarantena

Partiamo dal presupposto che io credo sia ormai definitivamente assodato che questa cosa del virus è un avvenimento epocale, di quelli che — ben più dell’11 settembre, ben più della caduta del muro di Berlino… — stravolgono la trama del nostro vivere, e lo fanno così a fondo da sgretolare pressoché ogni certezza. Basta provare a cercare in queste settimane qualche articolo (gastronomico e non) che parli di altro, per rendersene conto: non ci sono, e se ci sono se ne stanno in un angolino, quasi discriminati. Allo stesso tempo, in mezzo a tutta questa fame di coronavirus news, devo ammettere una certa stanchezza, visto che sono un lettore vorace: troppe notizie ripetute stancamente, troppe analisi-fotocopia, troppe letture banali e banalizzanti. Quindi ode a Dario De Marco, che in modo profondo e ironico al tempo stesso ci ha offerto questo bell’articolo che mette insieme psicologia, letteratura fantascientifica, gastronomia e… coronavirus, of course.

Dissapore — 29 marzo

Le aste dei discount nelle settimane della pandemia

Sono convinto che la fase attuale stia portando a galla una serie di contraddizioni: nelle abitudini quotidiane, nel sistema economico, nelle scelte politiche degli ultimi anni (e non solo), nel nostro abito culturale più profondo. Se dobbiamo soffrire, almeno che tutta questa sofferenza sia propedeutica a una presa di coscienza collettiva che abbia una certa solidità, e quindi anche un certo radicamento, possibilmente diffuso. In questo contesto spero che sulle filiere e sul mondo della GDO ci sia la possibilità di aprire un cono di luce nitido. Questo articolo di Fabio Ciconte e Stefano Liberti può essere un primo tassello di questo percorso: ci racconta ancora una volta di come la grande distribuzione organizzata — le catene di supermercati, per intenderci — spesso (non sempre) costringa i produttori a vendere a prezzi molto bassi, a volte al di sotto del prezzo del costo di produzione, allargando la forbice del profitto a proprio favore. Il tutto mentre là fuori c’è una situazione emergenziale che vede aumentare vertiginosamente i suoi fatturati. In particolare qui il riferimento è a Eurospin, colosso italiano dell’hard discount.

Internazionale — 30 marzo

36 Hours in … Wherever You Are

Per circa 20 anni il New York Times ha pubblicato la sua celebre rubrica 36 Hours, che spiegava dove (e come) fare una breve gita fuori porta. Per ora non l’hanno interrotta: hanno chiesto ai lettori di mandargli qualche idea su ciò che si può fare confinati a casa durante un weekend in pieno ethos of travel. E ne è uscito un pezzo simpatico che aiuta a smorzare la cappa di pesantezza che ci avvolge.

The New York Times — 2 aprile

Ristoranti chiusi: il delivery è la soluzione? Razzo vs Unforgettable

Fatevela voi, un’idea. Qui ci sono due posizioni agli antipodi sul food delivery dei ristoranti, nelle parole di Davide Di Stefano e Christian Mandura. Vi dico solo che tendo a essere più d’accordo con il primo.

Dissapore — 2 aprile

“La sfida”

Due articoli più o meno sullo stesso tema, ma con punti di vista un po’ diversi.

Coronavirus pandemic should shift our focus to a more locally sourced food supply

Qui Kathleen Finlay, presidente del Glynwood Center for Regional Food and Farming, parla dell’epidemia negli Stati Uniti come di un’opportunità per riscoprire il cibo locale e rafforzare le reti dei piccoli produttori di territorio.

Boston Globe — 29 marzo

La strana rinascita delle botteghe di quartiere ai tempi del coronavirus

Federico Di Vita racconta come sono cambiati i negozi di prossimità negli ultimi tempi, evidenziando saggiamente come non tutto ciò che è piccolo e locale è anche bello (gli stronzi sono tra noi e stanno bene).

Esquire — 01 aprile

Vecchio ma sempreverde

David Chang isn’t sure the restaurant industry will survive Covid-19

La scorsa settimana mi era sfuggita questa intervista di David Marchese a David Chang (che non è il signore nella foto), e siccome il cuoco newyorchese è da tempo uno dei personaggi più ispirati nel mondo del fine dining e della ristorazione in generale, ho pensato che valesse la pena proporla comunque, anche se ormai non è più freschissima di stampa. Il valore dell’articolo sta nel fatto che Chang dice alcune cose interessanti indovinate su che cosa, ma anche nelle risposte successive che riguardano temi quali la creatività in cucina, le condizioni di lavoro nei ristoranti, il sessismo e le discriminazioni, o la prossima pubblicazione del suo memoir Eat a Peach, prevista per il 19 maggio.

The New York Times Magazine — 27 marzo

Libri, presente e futuro

Il mondo dell’editoria, come tanti altri mondi e settori economici, in questo momento sta vivendo una crisi profonda. Quindi ancora di più oggi vi invito ad acquistare libri, e a farlo dalle librerie indipendenti, se potete e se consegnano a casa. Date uno sguardo anche a questa bella iniziativa, che si chiama #libridaasporto: alcune case editrici hanno fatto delle donazioni, queste donazioni sono andate ad alimentare un fondo da cui possono pescare le librerie indipendenti per le spedizioni a casa dei libri, i costi di spedizione sono dunque a carico delle case editrici.

Detto questo, siccome bisogna guardare con ottimismo (sigh!) al futuro, ammetto di essere curioso di vedere se il primo libro di Ana Roš, grande cuoca slovena di casa a due passi dal confine italiano, verrà tradotto anche qui da noi. Intanto alla versione originale ci ha pensato nientepopòdimenoche Phaidon, che lo ha pubblicato il 25 marzo.

Visto che se ne parlava qualche riga più in su, e visto che siamo lanciati sul futuro, come dicevo il 19 maggio dovrebbe uscire (a meno di decisioni contrarie) il memoir di David Chang. Della serie: libri non perdibili.

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Gabriele Rosso
John Doe

Editor & copyeditor, mi interesso e scrivo di gastronomia, libri, politica e cultura. Ph.D. in Studi Politici.