Cotto, di Michael Pollan

Le recensioni, quelle semplici

Gabriele Rosso
John Doe
3 min readMay 8, 2018

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Il mio voto

4*/5

Dati

Casa editrice: Adelphi
Edizione originale: 2013
Traduzione italiana: 2014
Pagine: 512

L’autore

La bio su Wikipedia Italia: Michael Pollan
Il suo sito: michaelpollan.com

Il libro — il contenuto

Fuoco, acqua, aria, terra. I quattro elementi fondamentali e i quattro pilastri intorno a cui Michael Pollan (autore del bestseller mondiale Il dilemma dell’onnivoro) costruisce la sua meticolosa indagine del nostro sistema alimentare e del rapporto che abbiamo con la cucina, intesa sì come spazio fisico ma anche e soprattutto come attività del cucinare. Nel libro si parla di barbecue americano, di stufati, donne/casalinghe e industria del cibo, di panificazione, di fermentazioni. E il quadro che ci rimane addosso è desolante, se consideriamo quanto oggi abbiamo delegato all’industria in termini di preparazione dei pasti, ma anche stimolante, se approcciamo con curiosità le infinite possibilità offerte dallo sviluppo delle nostre conoscenze gastronomiche. Cotto è un viaggio approfondito nel mondo del cibo e nelle trasformazioni che l’atto del cucinare determina sugli ingredienti manipolati così come sull’uomo che li manipola. Un viaggio che mette al centro della nostra idea di futuro il tema della gastronomia.

Il libro — l’opinione

Michael Pollan possiede la straordinaria capacità di diventare, nei suoi libri, costante fonte di ispirazione: le sue parole spingono a riflettere, a non fermarsi alle apparenze, a non accontentarsi. Oltre a essere fortemente documentato, Cotto affronta in maniera intelligente un’infinita serie di tematiche gastronomiche, ponendole nelle loro relazioni profonde con le questioni politiche, sociali e culturali della modernità. Si avverte, leggendolo, lo stridere delle grandi contraddizioni che ci investono ogni giorno, dal rapporto con gli animali di cui ci nutriamo, all’industria che cucina al posto nostro, dalla preoccupazione per la salute ai pericoli che si porta dietro un mondo “sterilizzato”. E, alla fine, viene voglia di grigliare, di cucinare uno stufato, di farsi il pane da soli e diventare produttori di formaggio a latte crudo. Un consiglio? Accompagnare la lettura del libro alla visione del relativo documentario in quattro episodi disponibile su Netflix: Cooked (2016). Una critica? Troppo lunghe alcune parti di taglio tecnico.

La citazione

Uno dei problemi legati alla divisione del lavoro nella nostra economia complessa è il modo in cui quest’ultima nasconde i collegamenti, e quindi i nessi di responsabilità, tra le nostre azioni quotidiane e le conseguenze che esse producono nel mondo reale. La specializzazione fa dimenticare facilmente l’inquinamento causato dalla centrale che alimenta lo schermo immacolato del mio computer, o la fatica da spezzare la schiena necessaria per cogliere le fragole che mangio insieme ai cereali o, ancora, la disgraziata situazione del maiale che vive e muore affinché io possa godermi il mio bacon. La specializzazione nasconde elegantemente il nostro coinvolgimento in tutto quello che viene fatto per nostro conto da altri specialisti sconosciuti, dall’altra parte del pianeta. Forse, ai miei occhi, ciò che dà più valore alla cucina è il fatto che essa offre un correttivo a questo modo di stare al mondo — un correttivo ancora accessibile a tutti noi.

La copertina

Libro da leggere ascoltando:

Pearl Jam — The Fixer (2009)

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Gabriele Rosso
John Doe

Editor & copyeditor, mi interesso e scrivo di gastronomia, libri, politica e cultura. Ph.D. in Studi Politici.