libero di mentire

Le camere a gas, la stampa, Alexis de Tocqueville.

Gabriele Rosso
John Doe
2 min readJul 28, 2019

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Una “moderna” camera a gas

Delitto del carabiniere Mario Cerciello Rega.

Prima pagina del quotidiano Libero del 28 luglio 2019:

In America gli assassini 19enni finirebbero in una camera a gas

Ma che, davvero?

La risposta ovviamente è no, non finirebbero in una camera a gas, anche perché negli Stati Uniti l’ultima condanna a morte eseguita in questo modo risale esattamente a 20 anni fa: il detenuto Walter LaGrand fu ucciso in Arizona il 3 marzo del 1999, ma durante l’esecuzione trattenne più volte il respiro prolungando così la sua agonia e sollevando le critiche di una parte dell’opinione pubblica contro l’uso di tale metodo. Subito dopo lo Stato dell’Arizona passò una legge che sostituiva la camera a gas con l’iniezione letale.

Pertanto io mi chiedo: perché il nostro sistema giuridico e dell’informazione permette a un “giornale” come Libero di inquinare impunemente il dibattito pubblico solleticando gli istinti più bassi e diffondendo manifeste falsità? Perché di questo si tratta, anche nella faccenda delle camere a gas.

Alexis de Tocqueville nella prima metà dell’Ottocento scriveva che

la democrazia è il potere di un popolo informato.

Noi viviamo nell’epoca della massima informazione e della (contemporanea) massima disinformazione. Quindi il dibattito sui confini della libertà di abusare del proprio ruolo pubblico per avvelenare i pozzi è quanto mai attuale, come insegnano le continue polemiche sulla comunicazione social (e non) di Matteo Salvini, d’altronde. Il fatto è che come sosteneva ancora il buon Alexis

per godere degli inestimabili benefici che la libertà della stampa assicura, è necessario sottomettere gli inevitabili mali che provoca.

Insomma, abdicare alla necessità di darci un ordine di regole, per quanto necessariamente pluraliste e libertarie, e di educare al loro rispetto, equivale a darsi la zappa sui piedi. Anzi, a macellarseli, quei piedi. Lo diceva in modo esemplare il sempreverde (di nuovo lui) de Tocqueville quasi 200 anni fa:

educare la democrazia, rianimare, se possibile, le sue fedi, purificare i suoi costumi, regolare i suoi movimenti, sostituire, poco per volta, la scienza degli affari all’inesperienza, la conoscenza dei suoi reali interessi ai suoi ciechi istinti; adattare il suo governo ai tempi e ai luoghi, modificarlo secondo le circostanze e gli uomini: questo è il principale dovere che s’impone ai nostri governanti.

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Gabriele Rosso
John Doe

Editor & copyeditor, mi interesso e scrivo di gastronomia, libri, politica e cultura. Ph.D. in Studi Politici.