GUIDA INTERGALATTICA per lavoratori forzatamente smart

Ilaria Monteverdi
Kopernicana
Published in
4 min readMar 25, 2020

Va bene, direi che l’unica cosa da fare gente, è mettere sul tavolo le risorse che abbiamo e renderle bene comune. Apprezzo molto chi offre spunti creativi per rileggere questo momento e suggerire modi inediti per attivarsi (nel rispetto delle misure di sicurezza e di cautela, ovviamente).

Personalmente, mi sento di offrire qualche consiglio pratico a tutti coloro che si trovano a lavorare da casa full time, o 50% smart e 50% ferie (eh sì perché è vero che tutto si ferma, ma qualcuno continua pure a lavora’), che ho potuto formalizzare in questi ultimi anni, sia per esperienza personale, sia per quello che ho imparato dal contenuto di quello che faccio (che non ve lo spiego che tanto non lo capisce nessuno).

Se non altro, avere una professione in cui “lavorare” non significa “andare a lavoro, e stare fisicamente in un luogo chiamato appunto, Lavoro”, ma è letteralmente “fare il lavoro”, dal momento in cui apri il computer o apri la mail sul telefono, che tu sia in treno, in coworking, in sala riunioni dal cliente o a casa con il vicino che mette Battiato a tutto volume, in questo momento mi sta aiutando moltissimo.

Ecco perché mi sento in dovere di diffondere qualche pillola di supporto, a voi che vi ritorcete in casa disorientati e che fate le call in camicia e braghe del pigiama, persi in questa improvvisa fluidificazione delle strutture che tanto vi confortavano. Ok, finito con il pistolotto.

Ecco qui (beh, innanzi tutto):

1. ZONA GIORNO Sì, ZONA NOTTE NO.

Rifai il letto e non rimettere più piede in camera fino a sera. Per power nap, lettura, chiamata con amici e parenti, cazzeggio e scrolling post pranzo il divano va benissimo. Se il divano non ce l’hai, il letto solo per power nap, se proprio devi.

2. FAI COME SE DOVESSI ANDARE A LAVORO.

Scendi dal letto, non fare snooze, lavati, vestiti, truccati (se lo fai di solito o…se vuoi sperimentarti, Ama 😜👩‍🎤), fai colazione e fai un giro a piedi dell’isolato — mi raccomando mani in tasca, distanze di sicurezza, cautela. Bastano davvero anche solo 10 minuti. Fare due passi scimmiotta il commute che ci da quel senso di “sto andando a lavoro”.

3. I CONFINI DI TEMPO SONO SALVIFICI.

Non sbrodolarti tutta la giornata davanti al computer acceso (come molti fanno in ufficio, perché dai “tanto alla fine lo stipendio arriva lo stesso, nn’è vero..??”). Se le tue ore produttive sono la metà, o comunque inferiori al classico 9–18, porziona la tua giornata: ore destinate al lavoro (per davvero, no social, no distrazioni), e ore in cui fai altro. Nelle ore in cui fai altro, FAI ALTRO. No mail, no chat o call di lavoro.

4. RIPRENDI LE ROUTINE CHE AVEVI IN UFFICIO.

Le routine sono quelle strutture invisibili che costruiamo e consolidiamo nel tempo, e sono spesso sottovalutate: ci accorgiamo del loro potere stabilizzante quando queste vengono a mancare. E l’uomo è un animale estremamente abitudinario. Dal momento in cui il setting spaziale della nostra quotidianità è cambiato, mantenere un senso di “ordine del tempo” può essere davvero utile per tenere le briglia del nostro equilibrio: datti un’orario di inizio, che sia sempre più o meno lo stesso, fai le pause caffè, la pausa pranzo, il momento lettura news…se non allo stesso modo, per lo meno negli stessi orari.

5. ARIA FRESCA (non pulita, perché tanto dai, lo sappiamo che moriremo per le polveri sottili).

Cambia spesso l’aria in casa. Fare entrare aria nuova aiuta, non mi invischio in spiegazioni scientifiche, ma non farlo fa venire mal di testa oltre che darvi la sensazione di stare dentro una tomba da cui vorreste solo che scappare. Con cambia intendo “apri le finestre e le porte balcone tutte insieme per qualche minuto”, e non “tenerne una socchiusa mezza giornata” (eh sì, ho visto fare anche questo, alla faccia del riscaldamento globale). Con spesso intendo “più di una volta al giorno”: l’ideale sarebbe alla mattina, dopo pranzo e prima di cena.

6. PER IL RESTO SIATE CREATIVI.

Chi lo ha detto che non possiamo fare cene a distanza in video chiamata di gruppo su Hangout, Zoom, Skype? È così assurdo video chiamare l’amico/a con cui vi sareste presi lo spritz mentre stai cucinando, disegnando, giocando a Trivial, costruendo un Lego, facendo pulizie?

Non mi dilungo sull’elenco di cose magnifiche che si possono fare in questo nostro nuovo tempo libero: scivolerei dal pragmatismo alle riflessioni profonde, ad esempio sul senso del tempo, che siamo sempre abituati a riempire con bulimia rapsodica, con il lavoro, le incombenze, le commissioni, e che ora ci ritroviamo improvvisamente a dover rivisitare e riempire di nuovi significati.

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