Il COVID-19 ci sta aggiornando e non torneremo più indietro

Francesco Frugiuele
Kopernicana
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5 min readMar 21, 2020

Disclaimer: L’Italia è stata colpita dal Corona Virus con una forza inaspettata. Un urto che ci ha trovati impreparati, che ci ha stordito e spaventato, iniziando proprio da Milano, la mia città, centro nevralgico del sistema produttivo Italiano. Dopo tentativi romantici e un po’ velleitari di superare la crisi facendo finta che non ci fosse perchè #Milanononsiferma, anche noi Milanesi adesso #stiamoacasa. Si lavora, è chiaro, ma da casa, il più possibile, quando è possibile, e spesso lo è. Ben lontano dal pretendere di esaurire l’ampiezza delle implicazioni che questa situazione ha e avrà sulla nostra società, questo articolo analizza specificamente l’impatto che tutto questo avrà sulle imprese e sulle loro organizzazioni.

Io sono convinto che questi giorni di crisi cambieranno tutto quello che pensiamo sull’organizzazione del lavoro, sul lavoro dei team e su concetti quali autorità, responsabilità, controllo che sono alla base del sistema capitalistico del lavoro.

In questi giorni di quarantena sta diventando chiaro quanto — per le professioni della conoscenza e di molti servizi — lavorare da remoto, con gli strumenti e la disciplina giusti, funzioni alla grande. Tutti ne parlano. E soprattutto tutti quelli che possono lo stanno sperimentando (per un decalogo efficace di come affrontare questa esperienza per chi non lo affronta per la prima volta rimando a questo stupendo post di Ilaria Monteverdi, psicologa del lavoro, organizational-designer e remote-worker di lungo corso)

In poche settimane emergerà come le normali logiche di gestione che tutti abbiamo vissuto, quelle del “sono in ufficio (o online) 8 ore al giorno, quindi sto lavorando”, mostreranno il loro limite. Io credo che non avessero già molto senso quando eravamo tutti nello stesso ufficio, ma che adesso, lavorando da casa siano follia pura. Le persone sono chiuse in casa con mariti, mogli, figli, compagni, cani, gatti: i ritmi non possono essere quelli di un ufficio, i tempi si dilatano, si concentrano, si spostano in modi unici e differenti. Si inizierà — per forza — a discutere di obiettivi, elasticità, responsabilità e produttività. A Milano, dove tutto questo è partito, questa discussione sta già avvenendo.

E allora, fra 15 giorni, se saremo ancora a casa a lavorare, le aziende si accorgeranno tutto ad un tratto che il controllo e la gestione puntuale delle persone sono pratiche illusorie e dannose, che chiedere ai dipendenti di essere online su zoom o teams non garantisce risultati, che implementare le logiche del management tradizionale a lavoratori distribuiti è come provare a ricreare il Grande Fratello di Orwell in 1984, ma senza nessuna reale efficacia.

Un email di qualche giorno fa girata nella redazione del Wall Street Journal e pubblicata dai Corporate Rebels dà esattamente questa impressione. Un patetico grande fratello, che vuole vedere e sentire tutto ma è destinato a rimanere cieco e sordo.

Le persone non possono essere controllate per davvero. Puoi costringerle a stare al computer, a rispondere alle tue email e telefonate, a segnare quanto tempo hanno dedicato e per cosa, ma questo, se avrà impatto sulla loro motivazione, competenza, determinazione a fare bene, sempre che lo abbia, sarà un impatto negativo.

E quindi?

E quindi, finalmente, iniziamo trattare i nostri colleghi come persone adulte, responsabili, libere nel proprio lavoro e nelle aziende in cui operano, che vogliono contribuire al successo delle nostre organizzazioni. Iniziamo a prendere le strade meno scontate, ma più efficaci, della condivisione di autorità, dei processi decisionali strutturati e chiari, della trasparenza delle informazioni che sconfigge la burocrazia, della sostituzione delle procedure selettive e politiche con regole condivise, esplicite e valide per tutti.

Certo, è più facile a dirsi che a farsi, ma il COVID-19 tenendoci in casa ci sta facendo riflettere, ci rende più disponibili a ripensare alle nostre abitudini, ai nostri schemi. Per colpa del virus stiamo scaricando un nuovo, significativo aggiornamento del nostro sistema operativo, come mi ha detto il mio amico Denis due mesi fa in tempi non sospetti. Questa condizione ci rende creativi, rilancia l’iniziativa di individui e organizzazioni. Fino a rendere possibile anche che da questa crisi emerga un’Italia rinnovata, addirittura in grado di superare 20 anni di stagnazione.

E allora, è possibile fare qualcosa per accelerare questo rinnovamento?

Cosa possiamo fare nelle nostre aziende? Possiamo agire già adesso, in questi giorni di isolamento e di interazioni online?

  1. Sperimentiamo nuove interazioni

Questa situazione non finirà prestissimo, non sarà possibile aspettare che passi la tempesta e dovremo imparare a ballare sotto la pioggia, come diceva Gandhi. Impariamo a ragionare per obiettivi, è meno semplice di quanto sembra, e serve tempo. Innanzitutto imparando ognuno per sé, piuttosto che per gli altri. Per promouovere l’iniziativa dei nostri colleghi dobbiamo innanzitutto abbandonare le logiche del controllo, accettare di esporre i nostri errori e trarne degli insegnamenti. Sperimentiamo come rimettere al centro seriamente le persone, per avere aziende che sanno prosperare in questo mondo febbricitante.

2. Studiamo

Studiamo nuovi modi di fare le cose solite, nuovi strumenti per sostenerli, impariamo a integrare pratiche anche diverse. Ci sono parole chiave, per questo: ne suggerisco alcune (sono in inglese, in Italiano mancano ancora le parole per dare dei titoli a questi nuovi argomenti).

  • Self Management
  • Evolutionary o Teal Organizations
  • Integrative, Consent Based decision making
  • Organizational o Enterprise Design

Per fare questo leggiamo, guardiamo, impariamo. La rete è una risorsa inesauribile.

3. Abituiamoci all’incertezza e al cambiamento

Ecco questo forse è il passo più vertiginoso e importante. Abbandoniamo l’idea che il cambiamento sia un progetto con un inizio e una fine. Non è possibile fare qualche aggiustamento e poi rimetterci tranquilli e vivere di rendita. Il cambiamento è una condizione permanente. Le nostre organizzazioni vivono in un mondo che cambia continuamente e vanno continuamente ridiscusse, devono imparare ad adattarsi costantemente, a modificarsi per rispondere a un contesto che cambia in modi e con tempi che non siamo più in grado di prevedere, a volte neanche con l’anticipo di qualche mese.

Adesso è il momento giusto. Ci sono strade, metodi, pratiche per attrezzare le nostre organizzazioni a sopravvivere e crescere, adattandosi, in un mondo così straordinariamente rapido a cambiare. Oggi, in un suo modo contraddittorio, è un tempo di riflessione unico. Usiamolo per gettare le basi di come saremo domani.

Ovviamente tutto quanto scritto è discutibile, e sarei contento di discuterne, con chiunque ha un punto di vista sostenuto da esperienze e esempi. Per ogni domanda o necessità di approfondimento scrivete a: francescof@kopernicana.com

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Francesco Frugiuele
Kopernicana

Still working on my own path. Father, musician, and a pretty good cook. Founder of www.kopernicana.com.