La forza è potente in questa saga

La guerra in Vietnam era finita da nemmeno due anni. Le persone avevano bisogno di tornare a sognare. E George Lucas l’aveva capito fin troppo bene. Questa è la storia di una saga che dura da 38 anni e che ha fatturato 4,349 miliardi di dollari al botteghino. L’economia di Star Wars: Come una trilogia cinematografica ha provocato un fenomeno culturale di massa e la nascita di una comunità di milioni di fans. Dalla nascita del mito, all’acquisizione da parte di Disney.

Davide Rota
L’economia di Star Wars
9 min readDec 16, 2015

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L’economia di Star Wars (episodi 1 · 2 · 3 · 4)

Nel tempo di un battito di ciglio, George Lucas ha sfidato il sistema hollywoodiano e ne è uscito vincitore, ha diretto il suo film e si è garantito la possibilità di realizzare la trilogia completa. La storia la conosciamo più o meno tutti: con i diritti sul merchandising Lucas ha ottenuto quello che voleva, e il successo di Star Wars: Episode IV — A New Hope gli ha consentito di essere osannato dalle folle, di incassare un lauto gruzzolo (circa 775 milioni di dollari) e dirigersi, senza passare dal via e con un sorriso a 64 denti, nell’Olimpo dei registi.

Ma la storia non finisce qua.

Dopo i fasti del primo episodio decide infatti di assumersi tutte le responsabilità del caso e fare di testa sua, abbandonando la sicurezza delle major hollywodiane e affidarsi alle banche per produrre in solitaria “Star Wars: Episode V — Empire Strike Back”. La regia viene affidata a Irvin Kershner (uno dei suoi insegnanti alla USC) e le riprese iniziano sotto i migliori auspici.

Eppure le cose non vanno proprio come dovrebbero, il cast inizia ad avere problemi di ogni sorta, si susseguono migliaia di piccoli intoppi e i soldi iniziano a scarseggiare. L’unica soluzione possibile è quella di accettare l’aiuto da parte della 20th Century Fox — magicamente comparsa nel momento del bisogno — che si propone come garante per un eventuale rifinanziamento in banca, in cambio di una percentuale sugli incassi. George, chiuso all’angolo, decide di accettare le condizioni e le riprese vengono portate a termine.

Irvin Kershner e Darth Vader in un celebre scatto.

Nonostante questo intoppo e una fredda accoglienza da parte della critica internazionale, il film riscuote la sua dose di successo, si aggiudica 2 oscar e incassa circa 538 milioni di dollari, diventando di fatto — e trent’anni dopo possiamo dirlo con certezza — uno dei film più riusciti dell’intera esalogia. La critica d’altronde non sarà ben disposta nemmeno nei confronti del terzo e ultimo film della trilogia originale “Star Wars: Episode VI — Return of the Jedi” che, diretto da Richard Marquand, incasserà comunque circa 475 milioni di dollari worldwide e verrà ricompensato con 4 statuette d’oro.

Un risultato niente male per il nostro eroe.

È passato qualche anno, le riprese sono finite, il mito è nato e ora tutto il mondo ne parla. George non ha più nulla da fare, se non godersi il suo operato. Sono stati anni di fatiche, cocenti delusioni e impensabili gioie, amare sconfitte e incredibili vittorie. Nessuno poteva prevederne gli esiti eppure tutto è andato come doveva. Tuttavia qualcosa si sta muovendo, la creatura sta sfuggendo di mano al suo creatore e si sta preparando a fare il salto nell’iperspazio verso un nuovo universo che ne accrescerà i poteri e la terrà in vita negli anni a venire: sta per nascere il tanto amato-odiato Universo Espanso.

Tutto ha inizio, come ha raccontato Stefano Marras in un suo interessantissimo articolo, verso la fine degli anni ’80 quando la casa editrice West End Games decide di mettere in cantiere un gioco di ruolo basato sulla trilogia originale. Per garantire sufficiente materiale per la creazione della struttura narrativa del gioco, la Lucasfilm fornisce alla casa editrice tutto il materiale d’archivio disponibile, concedendo addirittura l’autorizzazione — previa approvazione di Lucas — di citare pianeti e città non espressamente trattati nei film. Da quel momento in poi ha inizio un percorso di crescita parallela della saga che porta fino — e in molti casi oltre — alla Prequel Trilogy, fortemente voluta da George e tanto osteggiata dalla vecchia guardia dei fan.

≪Dopo l’uscita di Guerre stellari divenne apparente che la mia storia — indipendentemente dal numero di film che avrebbe richiesto per essere narrata — era solo una delle migliaia che si sarebbero potute raccontare sui personaggi che popolano la sua galassia. Ma queste erano storie che non ero destinato a narrare. Sarebbero nate invece dalla fantasia di altri scrittori, ispirati dalla visione della galassia che Guerre stellari offriva. Oggi è un’eredità al tempo stesso sorprendente e inattesa di Guerre stellari, il fatto che così tanti scrittori di talento contribuiscano ad aggiungere nuove storie alla saga.≫(Un estratto dalla prefazione del libro "La gemma di Kaiburr", in cui George Lucas spiega la sua visione sull'evoluzione della saga, ristampa del 1994)

Dopo anni di materiale indipendente, nato al di fuori di casa Lucas, è arrivato il momento del ritorno: George decide che non può più stare con le mani in mano e che dopo 22 anni (ci occuperemo della riedizione dell’Original Trilogy in un altro episodio, ndr) è giunto il momento di tornare sul ponte di comando, soprattutto considerando la popolarità raggiunta dai fumetti della Dark Horse Comics e dai romanzi della trilogia di Thrawn scritti da Timothy Zahn nel 1993. Così nel 1999, sul finire del millennio, esce nelle sale di tutto il mondo “Star Wars: Episodio I — La minaccia fantasma” che dà il via alla seconda trilogia (a.k.a Prequel Trilogy). Ancora una volta viene crocifisso dalla critica ma l’effetto allucinogeno che esercita sui fan lo porta a sbancare il botteghino, con circa 924 milioni di dollari incassati worldwide.

Ma qualcosa è cambiato. L’hype è tornato alle stelle tra grandi e piccini ma si sta per scatenare sul lavoro di Lucas una tempesta talmente forte da sconvolgere per sempre i rapporti tra la il genio e il suo seguito di fan più accaniti.

Darth Maul, il “nuovo” cattivo della seconda trilogia, in una scena tratta da Star Wars: Episodio I — La minaccia fantasma

Con l’uscita degli altri due episodi “Star Wars: Episodio II — L’attacco dei cloni” (circa 649 milioni di dollari) e “Star Wars: Episodio III — La vendetta dei Sith” (circa 849 milioni di dollari) il botteghino da ragione ancora una volta alla Lucasfilm, tuttavia il consenso nei confronti del creatore della saga si sta tramutando in un dissenso profondo. È dal 1997 — anno dell’uscita sul grande schermo della Special Edition — che tra le fila dei fan si sta insinuando un certo risentimento nei confronti degli atteggiamenti e soprattutto dei lavori del genio Lucas. L’universo è cambiato, non è più come prima; all’interno della trilogia originale vengono introdotte nuove navicelle, nuovi personaggi “discutibili” e una certa dose di scarno umorismo infantile che non si addice a tutto quello creato fino ad ora.

Nasce così un nuovo universo parallelo a quello originale in cui tutti si erano immedesimati e nel quale avevano vissuto fino ad ora. E a complicare ulteriormente le cose ci si mette lo stesso Lucas, che ingaggia una lotta senza esclusione di colpi con i fan, ai quali viene più di una volta ribadito il concetto secondo cui i film di Star Wars sono opera del Creatore e come tali riflettono le sue idee e i suoi desideri. Tutto il resto è una cosa inventata dal pubblico.

Chris Taylor— vicedirettore di Mashable — a pagina 413 del suo libro “Come Star Wars ha conquistato l’Universo” descrive in poche semplici righe la situazione che si è venuta a creare dopo l’eresia di George Lucas e che ancora oggi smuove gli animi delle due fazioni:

≪… In definitiva, se volete trovare nuovi punti di vista per vedere i prequel, sono a portata di mano. Potreste considerare, per esempio, la possibilità che ci fossero in realtà due idee di Star Wars. Un’idea apparteneva a noi, il pubblico, ed era quella di un universo credibile popolato da eroi da applaudire e da cattivi da fischiare, trasfigurato nella rilettura in chiave più cupa, più seria, più mitologica, più matura. […] Poi c’era l’altra idea di Star Wars: l’idea del Creatore. Era sempre un po’ più stupida, e molto più imbottita di astronavi della Terra di Zoom. Era una fan fiction di Flash Gordon destinata ai bambini e al nostro bambino interiore. E anche questo andava bene. […] Ma dopo i prequel, per quanto ne sappiamo, rimangono due jedi nella galassia (Obi-Wan e Yoda) e due Sith (Palpatine e Darth Vader). È questo l’equilibrio no?≫(Chris Taylor "Come Star Wars ha conquistato l'Universo", Multiplayer Edizioni, 2015)

È questo l’equilibrio?

Sebbene i risultati giustifichino il lavoro di Lucas, la voglia di sognare ad occhi aperti e di vivere appieno il mondo fanta(sy)scientifico della saga ha subito una dura battuta d’arresto. Alla fine della prima decade degli anni ’00, il sogno è finito. Pochi nostalgici ricordano i fasti di un tempo e i nuovi fan sembrano non aver portato quella nuova linfa vitale necessaria per la creazione di un altro mito. La macchina da soldi hollywodiana sforna ogni giorno nuovi film e nascono sempre nuovi eroi. Fino a quel fatidico 30 ottobre 2012, che segna un nuovo passaggio della storia cinematografica.

Dalle prime ore del mattino, una notizia bomba rimbalza da un sito all’altro, da un canale all’altro, da una prima pagina all’altra. È ufficiale: La Disney ha acquisito i diritti di Star Wars dalla Lucasfilm per 4,05 miliardi di dollari e ha annunciato una nuova trilogia.

≪È ora di passare a una nuova generazione di filmaker.≫(La scioccante affermazione di George Lucas apparsa su alcuni quotidinani, 30 ottobre 2012)

Tutto vero. Il creatore ha mollato la presa sul suo figliastro prematuramente invecchiato e lo sta lentamente cedendo ai fan di tutto il mondo. Il sogno prende di nuovo forma. Gli ultimi 40 anni tornano in un colpo vividi nella mente di tutti e le uniformi di Darth Vader vengono tolte dagli armadi e tornano a brillare alla luce del sole.

Ed è di nuovo Star Wars Mania.

Questa storia è stata scritta da Davide Rota. Art direction di Sergio Caruso (Osel Magazin). Editing Martino Galliolo, Stefano Pace e Lorenzo Mannella.

“Luke un cavaliere Jedi? Ah! Sono stato tagliato fuori per un po’ e a tutti sono venute manie di grandezza!”

(Han Solo — Return of the Jedi)

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Davide Rota
L’economia di Star Wars

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