Le Librerie di Quartiere nel 2020
Del valore delle piccole librerie se ne riparla periodicamente. L’ultimo in ordine di tempo è questo articolo di Claudio Morici su L’Internazionale. Se ne parla perché il trend è chiaro: le librerie chiudono e quelle che non chiudono non se la passano bene.
Ogni volta che se ne parla, ci piace dare la colpa a qualcuno: ai grandi distributori, ai lettori, agli editori, all’universo, e così via. Ogni tanto qualcuno sposta il target, investiga e si pone domande con quell’aria di chi ci sta finalmente offrendo La Risposta™.
La verità, è che la risposta non interessa a nessuno. Leggiamo gli articoli, magari imbronciamo un po’ il volto, pensiamo alla decadenza della modernità e poi spendiamo le successive tre ore su Twitter. L’autore è contento, il lettore crede di aver contribuito a qualcosa e poi tutto si ferma.
Parliamoci chiaro: additare colpevoli non serve a nulla. La causa di tutto la sappiamo tutti già senza bisogno che ce la dicano. Le librerie chiudono perché ci sono sempre più libri e sempre meno lettori. Semplicemente. Ma se proprio vogliamo fare questo giochino delle colpe, va bene. Comincio io: la colpa è mia, perché amo la comodità dell’eBook, perché anche nel cartaceo non mi va di aspettare due settimane per avere qualcosa che su Amazon o IBS mi portano a casa il giorno dopo. È egoista? Probabile. Dovrebbe interessarmi? Forse. Ma sperare che il mondo cambi solo per sensi di colpa è tempo perso.
Il punto è che se la libreria è il posto dove si comprano i libri la libreria di quartiere è già morta. Tenerla in vita è tempo perso, tempo che potremmo tutti spendere, che ne so, a leggere qualcosa.
Ma se invece la libreria di quartiere è qualcosa di più, beh allora la situazione cambia. Io sono fermamente convinto che le piccole e medie librerie di paese siano il nucleo attorno cui cristallizzano splendide gemme culturali. Conosco tante librerie che si fanno in quattro per fornire al paese eventi culturali di spessore. C’è un enorme valore in quello, ma è stupido pensare che questo valore possa essere mantenuto solo costringendo la popolazione a scambiare soldi per blocchetti di carta.
Se lo stato crede che le librerie offrano un ampio valore culturale alla comunità, che lo stato le tratti come una risorsa e non come un negozio qualunque. Perché le librerie pagano tasse sull’insegna come i negozi di svapo, pagano l’immondizia come i negozi di scarpe, pagano le tasse come i negozi di telefonia. Eppure ne svapo, ne negozi di scarpe, ne i negozi di telefonia mi hanno mai offerto qualcosa indietro. Se le librerie lo fanno (e lo fanno) che gli venga riconosciuto.
Risolverà il problema? Chissà. Però sarebbe finalmente un fare qualcosa invece di continuarne a parlare. Altrimenti, ci rivediamo l’anno prossimo per parlare ancora una volta della crisi delle librerie di quartiere e di come bisognerebbe fare qualcosa.
Photo by freddie marriage on Unsplash