Brexit, ci siamo: dal 29 marzo via all’iter ufficiale per uscire dall’Europa

La Bilancia
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3 min readMar 21, 2017

Nove mesi dopo il referendum di giugno la Gran Bretagna pare pronta ad iniziare i negoziati per salutare l’Europa: sarà soft o hard Brexit?

Era il 23 giugno 2016 quando la Gran Bretagna ha votato per l’uscita dall’Europa.

Forse ci siamo. Forse, perché dopo nove mesi (inevitabili, visto lo shock mondiale che la notizia aveva prodotto) di parole e tante chiacchiere, il governo inglese, come da programma, ha annunciato che il prossimo 29 marzo sarà attivato l’articolo 50 del trattato di Lisbona per favorire l’uscita di un Paese dall’Unione Europea. Le premesse per chiudere l’accordo entro i due anni (stabiliti dall’articolo) sembrano poterci essere, ma gli esperti assicurano che non saranno sufficienti. Ecco cosa potrà accadere in quel caso.

Theresa May, primo ministro inglese dopo le dimissioni di Cameron.

Basteranno due anni?
Il Regno Unito fuori ufficialmente dalla Ue il 29 marzo 2019. E’ questa l’ipotesi che prevede l’attivazione del Trattato di Lisbona. Dopo 40 anni si divideranno dunque le strade fra la Gran Bretagna e l’Europa. Ma c’è ancora una via di mezzo ad una soluzione definitiva e dolorosa come sarebbe la Brexit. E cioè che entrambe le parti, Londra e Bruxelles, non decidano congiuntamente di prolungare la trattativa. A quel punto, infatti, è possibile che entri in vigore un accordo transitorio durante il quale i rapporti fra Gran Bretagna e Europa resteranno di fatto invariati: difficile, infatti, prevedere un negoziato effettivo nei prossimi 24 mesi. Più probabile un divorzio britannico dall’Europa con più tempo per concordare nuove intese in ogni campo (economico, commerciale, militare) ed evitare vuoti legislativi che lascerebbero la Gran Bretagna senza un solido appoggio.

Theresa May e Nicola Sturgeon, primo ministro scozzese.

Capitolo Scozia: aria pesante.
Sarà difficile invece provare ad immagina il futuro della Scozia. Il Paese due anni fa votò per l’indipendenza dal Regno Unito e il “no” vinse con il 55% dei voti. Sulla Brexit però la Scozia si è spaccata, o meglio: non ha condiviso le politiche populiste che hanno spinto alla separazione dall’Europa e nove mesi fa vinsero i Remain col 68%. Per questo Nicola Sturgeon, premier scozzese, ha annunciato l’intenzione di voler indire un nuovo referendum per l’indipendenza dal Regno Unito. Iniziativa subito stoppata dalla May: “Non è il momento”, ha replicato il primo ministro inglese. Ma la Scozia non vuole essere trascinata di forza fuori dall’Europa insieme alla Gran Bretagna e su questo fronte la partita è appena iniziata.

Donald Tusk, presidente del Consiglio Europeo.

Dalla Ue sono pronti.
Donald Tusk, portavoce dell’Unione Europea e presidente della Commissione, lo ha già annunciato: “Entro 48 ore dall’attivazione dell’articolo 50 da parte del Regno Unito” saranno presentate le linee guida del progetto Brexit e sarà convocato a Bruxelles un vertice straordinario (in programma il prossimo 29 aprile) con i 27 Stati membri dell’Ue per approvare le linee guida negoziali. Michel Barnier, capo negoziatore dell’Europa per a Brexit, attende solo comunicazioni da Londra. Poi, dal 29 marzo, sarà ufficialmente Brexit. Vedremo in quali forme.

Difficile prevedere entro quali termini sarà conclusa la Brexit. Salta però subito all’occhio che la Gran Bretagna dovrà fare anche i conti con l’europeismo della Scozia, che vuole rimanere dentro il mercato unico e ha votato per il Remain al referendum di giugno. Il dado, però, oramai è tratto. Bisogna capire se sarà una Brexit formale o anche sostanziale. Sicuramente i libri di storia sono pronti ad aggiungere un nuovo capitolo.

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