Brexit, May scherza col fuoco: un voto anticipato per consolidare la leadership

La Bilancia
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5 min readApr 19, 2017
Si terranno il prossimo 8 giugno le elezioni in Gran Bretagna. Le ultime si erano tenute il 7 maggio 2015.

Tre campagne elettorali in tre anni. Due Politiche, una referendaria. E’ in questo scenario di incertezza e dubbi che naviga la Gran Bretagna dal 2015. Prima le elezioni che hanno visto trionfare David Cameron, dimessosi proprio un anno dopo al seguito della vittoria del Leave al referendum sull’Europa, infine le annunciate elezioni Politiche anticipate in programma il prossimo 8 giugno. Ma quali ragioni si nascondono dietro questo scenario in continuo movimento?

(Fonte: Repubblica Tv)

Elezioni anticipate.
La sensazione è che Theresa May stia scherzando col fuoco. O meglio, stia provando a forzare la mano ad un Parlamento che al momento non gli dà la tranquillità necessaria per affrontare una sfida enorme quale è quella sulla Brexit per gli inglesi. Andiamo con ordine. In estate i maggiori sostenitori del Leave, appena vinto il referendum, si sono prontamente fatti da parte (Nigel Farage, leader del partito indipendentista inglese, su tutti. Ma anche Michael Gove, erede designato di Cameron — che invece sosteneva il Remain e infatti si è dimesso-, e Boris Johnson, che si è “riciclato” come ministro degli Esteri) e Theresa May, tiepida sostenitrice del Remain, si è ritrovata la patata bollente in mano, dovendo gestire un Leave più grande di qualunque altra sfida politica. Almeno ha avuto il coraggio di affrontarla, la sfida, e a fine marzo ha notificato l’articolo 50 del Trattato di Lisbona all’Europa per procedere con l’inizio della trattative per il divorzio dalla Ue. Il nodo più grande però è sempre rimasto il Parlamento. Come già vi avevamo annunciato nel primo numero de La Bilancia, Westminster era formato a maggioranza da politici che avevano sostenuto il Remain in collegi dove ha vinto il Leave. Un paradosso politico che la May ha deciso di risolvere provando a fare piazza pulita: elezioni anticipate e sotto con un nuovo Parlamento.

La composizione di Westminster prima dello scioglimento delle camere. (Fonte: Ansa — Centimetri)

Reazioni da Bruxelles.
Proprio oggi la mozione sulle elezioni anticipate è stata approvata con 522 voti a favore e 13 contrari, superando di gran lunga i 2/3 dei voti necessari sui 650 deputati. Quindi tutti d’accordo, in Gran Bretagna, nello sciogliere il Parlamento e procedere con le urne. Sotto il canale della Manica, però, qualcuno ha già iniziato a storcere il naso. Esemplare il tweet di Donald Tusk, attuale presidente del Consiglio Europeo: “Sembra che sia Hitchcock che diriga la Brexit. Prima un terremoto, poi la tensione sale”.

Il tweet di Donald Tusk, 18 aprile 2017.

Già in sede di notifica dell’avvio dei negoziati per il divorzio, fine marzo, Tusk non le aveva mandate a dire alla Gran Bretagna: “Avremo un approccio costruttivo e faremo di tutto per trovare un accordo. In futuro speriamo di avere il Regno Unito come partner vicino. Ma se il negoziato fallisce, faremo in modo che l’Unione Europea sia comunque pronta ad un esito del genere, anche se non lo desideriamo”. Come a dire: pronti a qualunque scenario. Anche quello di un clamoroso passo indietro da parte della Gran Bretagna. Ma la strada oramai pare tracciata.

Scenari futuri.
Davanti alla Gran Bretagna ora ci sono tre strade, tutte legate all’esito delle elezioni anticipate. La prima, e quella che Theresa May si auspica e che secondo numerosi sondaggi è la più credibile, riporta la vittoria -netta e roboante, con più di 20 punti percentuali di vantaggio- della stessa May alle prossime elezioni di giugno. La Gran Bretagna si ritroverebbe un Parlamento forte e convinto nelle trattative di divorzio: è lo scenario che ha convinto il Premier ad indire le elezioni anticipate. Il secondo, invece, è in di un Paese immobile: un Parlamento frammentato, proprio come ora, confuso e spaesato. Una leggera vittoria dei Tories e tanti saluti alle trattative di divorzio solide. La terza, inverosimile, è di una vittoria dei sostenitori del Remain. La Gran Bretagna si ritroverebbe così dentro a trattative per il divorzio dalla Ue ma con un governo pro-Europa. Sarebbe la follia. Ma i sondaggi sono fatti per essere sconfessati.

Tony Blair è stato Primo Ministro dal 1997 al 2007.

Dal cilindro… Spunta Tony Blair.
“Theresa May ha bisogno di un Parlamento disposto a sostenere qualunque accordo lei presenti, o addirittura l’assenza di un accordo. La May vuole sostituire i parlamentari con altri più apertamente entusiasti della Brexit. Ma i danni provocati al Paese saranno enormi, se finiremo con una maggioranza incontrollata pronta a puntare su una Brexit a ogni costo”. Lo ha affermato Tony Blair, oggi, in un’intervista al Corriere della Sera. Europeista convinto che la Brexit sia arrivata nel peggior momento possibile per la Gran Bretagna, Blair potrebbe, nelle prossime elezioni di giugno, rappresentare il coniglio dal cilindro. Un clamoroso ritorno in politica a distanza di dieci anni dal suo ultimo governo per fronteggiare la May e il movimento pro-Brexit? Per ora non ci sono mezzi concreti per affermarlo, ma le sue parole pronunciate lo scorso febbraio andavano in questa direzione. “La gente del Regno Unito ha votato per la Brexit senza avere la piena consapevolezza di che cosa volesse dire”: come suonerebbe come slogan in campagna elettorale? Giugno, infondo, è più vicino di quanto sembra.

Quello che sta provando a fare la May è molto semplice: consolidare la propria leadership costruita negli ultimi mesi con una netta vittoria alle prossime elezioni e poi ripresentarsi davanti all’Europa con un Parlamento convinto della Brexit. In mezzo, però, ci sarà l’8 giugno. E quando si va alle urne, mai nulla è scontato. Con Tony Blair sullo sfondo.

Simone Basilico

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