FIGC, un calcio al futuro: confermato Tavecchio, ora le riforme
Sconfitto Abodi al terzo scrutinio, ma il Consiglio Federale nasce già spaccato. Programma e obiettivi nel nuovo quadriennio targato Tavecchio
Tutto come previsto. Carlo Tavecchio era il candidato numero uno per la poltrona di presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio e così è stato: con il 54% dei voti, ieri, è stato rieletto a capo della Figc fino al 2020, battendo lo sfidante Andrea Abodi, ex presidente della Lega di Serie B. Tavecchio era già a capo della Federazione dal 2014, quando dopo il fallimentare Mondiale brasiliano tutto il mondo del pallone italiano venne ribaltato. Prima della sua elezione, all’epoca, non mancarono gaffe e clamorosi scivoloni politici (definì “mangia banane” un immaginario giocatore di colore della Lazio), ma i promotori della sua candidatura ribadirono con forza che Tavecchio era il nome adatto per il calcio italiano a scapito dello sfidante Demetrio Albertini. Tre anni dopo, la storia si ripete: cambia l’avversario, Tavecchio stavolta ha evitato gaffe elettorali e si è ripreso la poltrona: “Con la forza con cui ci si divide bisogna ritrovare la stessa forza per unire”, ha detto Tavecchio appena rieletto.
I progetti.
Carlo Tavecchio si candidava per proseguire l’opera iniziata l’11 agosto 2014. Tra i punti cardine del suo programma c’era la riforma della Serie A: sempre con 20 squadre, ma con 2 retrocessioni (ora sono 3). Per quanto riguarda la Serie B le novità sarebbero sostanziali: le promozioni diventerebbero 2 (ora sono 3) a fronte di 20 formazioni nel campionato (ora sono 22). In Lega Pro cambierebbe totalmente la formula: si passerebbe da 3 a 2 gironi con un totale di 40 club iscritti (ora sono 60). Apertura anche alle seconde squadre di A (le attuali formazioni Primavere) in Lega Pro senza che queste abbiano promozioni o retrocessioni. Diversi invece i punti di interesse di Andrea Abodi. L’obiettivo era una riforma dei campionati sulla base parametri qualitativi, ammodernamento degli stadi, revisione della giustizia sportiva con l’uso della tecnologia e controlli più efficienti sul Fair Play Finanziario.
Gli schieramenti.
Fin da subito era chiaro che Tavecchio godesse di maggior sostegno. A favore della sua rielezione c’erano, infatti, la Lega Dilettanti e i maggior club di Serie A (Juventus, Milan e Inter). Per Abodi la sua ex Lega di Serie B, i club di Lega Pro e l’Associazione Italiana Calciatori. In questo conteso, un ruolo decisivo spettava all’Associazione Italiana Allenatori, presieduta da Renzo Ulivieri, e all’Associazione Italiana Arbitri, presieduta da Marcello Nicchi. Sono stati proprio i voti di quest’ultime due Associazione a determinare la vittoria di Tavecchio al terzo turno. Damiano Tommasi, presidente dell’Aic, ha parlato apertamente di “catene: si può arrivare ad incatenarsi per questa federazione. E ora invece vedo molte catene legate alle poltrone”.
Un Consiglio Federale spaccato.
Sarà comunque molto difficile per Carlo Tavecchio portare a termine tutto quello preannunciato in campagna elettorale. Il Consiglio Federale nasce già spaccato perché per portare a termine le riforme ci vorranno 14 voti su 21. E la minoranza avrà almeno 7 consiglieri: 4 dei calciatori e 3 della Lega Pro, ma forse anche un ottavo di Lega B. Un inizio già in salita.
Abodi rappresentava un deciso passo verso il futuro, ma i grandi club di Serie A avevano già scelto il loro (vecchio) Presidente: iniziare un nuovo corso Federale con un presidente avverso a Juventus, Milan e Inter sarebbe stato deleterio per tutto il sistema calcio italiano. Tavecchio riparte dopo tre anni di fatti dopo tanti scivoloni pre-elettorali. Il calcio italiano ha bisogno di riforme strutturali, la palla è sul dischetto del rigore. Tavecchio prende la ricorsa, centrerà la porta?
Simone Basilico